Fiducia imprese e consumatori in crescita, finalmente in sintonia in vista delle festività natalizie. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Istat sul sentiment delle imprese e dei consumatori, che è stato letto con accenti sempre critici da parte delle associazioni datoriali e dei consumatori.
Fiducia delle imprese finalmente in recupero
La fiducia delle imprese è tornata a crescere dopo quattro mesi consecutivi di riduzione, raggiungendo il livello più elevato dallo scorso luglio a 107,2 punti dai 103,5 di novembre. Si segnala un miglioramento della fiducia, seppur con intensità diverse, in tutti i comparti ad eccezione della manifattura. Più in dettaglio, nei servizi di mercato si registra un marcato aumento con l’indice che passa da 96,7 a 106,4; nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio l’incremento è più contenuto (l’indice cresce, rispettivamente, da 161,3 a 162,9 e da 107,5 a 107,8). Infine si stima un peggioramento della fiducia nella manifattura (l’indice diminuisce da 96,6 a 95,4).
Sentiment consumatori ancora in crescita
L’indice di fiducia dei consumatori è aumentato per il secondo mese consecutivo a dicembre, riportandosi anch’esso sul livello di luglio 2023 a 106,7 punti dai 103,6 precedenti. Si segnala un generale miglioramento di tutte le variabili che compongono l’indicatore ad eccezione dei giudizi sull’opportunità di risparmiare nella fase attuale, che rimangono sostanzialmente stabili rispetto al mese scorso.
L’evoluzione positiva è evidenziata dai quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti del clima di fiducia: il clima economico e quello futuro registrano gli incrementi più consistenti (il primo passa da 111,0 a 118,6 e il secondo da 109,3 a 113,5); il clima corrente aumenta da 99,8 a 102,2 e il clima personale sale da 101,2 a 102,8.
Per Confesercenti e Confcommercio “un segnale positivo”
“Un segnale positivo per i consumi del periodo delle festività”, commenta Confesercenti, segnalando che il recupero della fiducia “fa ben sperare” ed appare in linea con il recente sondaggio Confesercenti Ipsos che segnala una spesa per i regali in aumento del 13% ed al netto dell’inflazione del 6% rispetto allo scorso anno. “Un’inversione di tendenza, dunque, che fa intravedere – si sottolinea – un Natale meno freddo, e non solo dal punto di vista del meteo”.
“Il 2023 si chiude bene per la fiducia di famiglie e imprese, e non solo”, commenta Confcommercio, aggiungendo “sebbene la frenata registrata nei due trimestri centrali dell’anno pesi sulle performance complessive del prodotto lordo, gli indicatori congiunturali da qualche mese a questa parte sono positivamente orientati” e “le indicazioni qualitative e quantitative sui consumi di dicembre sono, nel complesso, orientate favorevolmente, come il dato sulla fiducia di oggi sottolinea in modo nitido”.
Scettiche le associazioni dei consumatori: “è effetto Natale”
Per l’Unione Nazionale Consumatori il dato di oggi sulla fiducia è dovuto ad un “effetto Natale”. “Un fatto certo positivo – si sottolinea – ma che non deve trarci in inganno, illudendoci sul futuro, sia perché a dicembre, con l’arrivo delle tredicesime,è normale che le famiglie tirino un sospiro di sollievo, sia perché non abbiamo ancora recuperato le perdite rispetto al dato di giugno, restando sotto di 1,9 punti rispetto a quel picco pari a 108,6″.
Concorda il Codacons, spiegando che “sui numeri dell’Istat incide senza dubbio l’effetto Natale, con le festività che influenzano positivamente le aspettative di famiglie e aziende. Il forte calo dell’inflazione degli ultimi due mesi e la frenata dei prezzi dell’energia, poi, alimentano il clima di fiducia nei vari settori, con ripercussioni positive sul fronte della propensione alla spesa e ai consumi”.
Per gli analisti un segnale di stagnazione del PIL
“In Italia, le indagini di fiducia di dicembre hanno mostrato un ulteriore recupero del morale dei consumatori e una sorprendente ripresa dell’indice composito di fiducia delle imprese, trainata dai servizi. È tornato a calare invece il morale delle aziende manifatturiere, trascinato al ribasso da un ulteriore calo degli ordini dall’estero”, riassume Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo, segnalando che “le indagini sono coerenti con una sostanziale stagnazione del PIL nei due trimestri tra fine 2023 e inizio 2024″.