Bruxelles approva i piani nazionali, via libera anche al percorso su sette anni dell’Italia

Bruxelles approva 20 piani nazionali, inclusi quelli di Italia, Francia e Spagna. L’Olanda invece dovrà rivedere il suo piano, mentre l’Ungheria è ancora sotto esame. Ecco i dettagli delle decisioni

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 26 Novembre 2024 16:22

La Commissione europea ha approvato i piani nazionali di risanamento e bilancio presentati dai Paesi membri nell’ambito del nuovo Patto di Stabilità. Il via libera è arrivato per la maggior parte dei piani, con l’Italia tra i Paesi che hanno ricevuto l’approvazione per il suo piano a sette anni. Non tutte le nazioni, però, sono state accolte senza riserve: Olanda e Ungheria sono tra i Paesi che non hanno ricevuto l’ok completo, con Bruxelles che ha sollevato alcune criticità. Il piano italiano, insieme a quello di altri cinque Paesi, ha ricevuto il via libera per un percorso di sette anni, in linea con le priorità di sostenibilità e crescita inclusiva fissate dall’Unione Europea.

Commissione Ue approva i piani nazionali

Nel contesto del nuovo Patto di Stabilità, la Commissione europea ha esaminato e approvato i piani nazionali di risanamento presentati da 22 Paesi membri. Dei 22 piani, 20 hanno ricevuto l’approvazione definitiva, mentre due sono ancora sotto revisione. Tra i Paesi che hanno ottenuto il via libera c’è anche l’Italia, con un piano che prevede sette anni di impegni per risanare i conti pubblici e promuovere una crescita sostenibile.

Questo piano rispecchia le priorità comuni dell’Unione Europea, come il rafforzamento della resilienza economica e sociale, la transizione verde e digitale e la promozione della sicurezza.

La Commissione ha sottolineato che i piani nazionali approvati contribuiscono alla sostenibilità di bilancio e sosterranno una crescita inclusiva, con interventi mirati su sanità, istruzione e politiche industriali. Inoltre, l’approvazione del piano italiano è in linea con le aspettative di Bruxelles, in quanto il bilancio 2025 italiano rispetta le raccomandazioni europee e risponde a numerose sfide economiche.

L’opinione su 22 piani: quali gli approvati

La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen ha dato il via libera a ben 20 dei 22 piani nazionali presentati. Questi includono Paesi come:

  • la Croazia
  • la Repubblica Ceca
  • la Danimarca
  • la Finlandia
  • la Francia
  • la Grecia
  • l’Italia.

Tra questi, ben cinque piani, tra cui quello italiano, sono stati approvati con una durata di sette anni, anziché il tradizionale periodo di quattro. Questo consentirà ai Paesi di implementare riforme più ampie e di perseguire obiettivi a lungo termine in ambito fiscale ed economico.

La Commissione ha infatti lodato i piani per l’impegno a promuovere la resilienza economica, la transizione verde e digitale, e l’inclusione sociale, che poi sono anche gli obiettivi chiave della politica economica europea.

I piani non approvati e sotto revisione

Non tutti i Paesi, però, sono riusciti a ottenere il via libera completo. Il piano olandese, purtroppo, è stato respinto dalla Commissione per necessità di una revisione, mentre il piano dell’Ungheria è ancora oggetto di analisi. La Commissione europea ha sollevato preoccupazioni specifiche sulla gestione della spesa pubblica, indicando la necessità di un maggiore allineamento con le raccomandazioni europee. L’Olanda, ad esempio, dovrà rivedere alcune misure fiscali e finanziarie, mentre per l’Ungheria la Commissione ha richiesto ulteriori dettagli e aggiustamenti prima di poter approvare definitivamente il piano.

Altri Paesi non hanno pienamente rispettato le regole per la riduzione delle misure di sostegno energetico, come raccomandato dal Consiglio. Tra questi il Lussemburgo, Malta e il Portogallo non hanno garantito una progressiva eliminazione degli aiuti energetici, che rimangono ancora in vigore in modo significativo, nonostante le pressioni dell’Unione Europea.