Bce, Lagarde vicina a vincere l’inflazione: possibile taglio tassi a giugno

In una intervista, la Presidente dell'Eurotower ha confermato i progressi compiuti per combattere l'inflazione ed un atteggiamento prudente rispetto alle decisioni future

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Redazione

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Christine Lagarde vede già il traguardo della vittoria sull’inflazione, confortata dai dati pubblicati negli ultimi giorni, che confermano una crescita dei prezzi in rallentamento verso l’obiettivo di lungo periodo del 2%.

“Penso che i tassi, salvo ulteriori shock o dati inattesi, non continueranno a salire”, ha affermato la numero uno della BCE in una intervista a France 2 TV, confermando che i tassi hanno raggiunto un picco. “E se vinciamo la nostra lotta contro l’inflazione – ha aggiunto – e se siamo certi che l’inflazione sarà effettivamente al 2%, a quel punto i tassi cominceranno ad andare giù”.

Nessuna data certa

“Non posso darvi una data”, ha detto Lagarde a una precisa domanda sul tema, aggiungendo “posso dire che se vinciamo questa battaglia, se arriviamo al 2% come stimiamo nel 2025, e se sarà confermato dai dati che avremo” nei prossimi mesi, “allora i tassi aumenteranno iniziano a declinare man mano che abbiamo questa certezza”.

Ma cosa rende così ottimista Lagarde?

Gli ultimi dati dell’inflazione hanno reso Lagarde molto confidente su un rientro dell’inflazione. La scorsa settimana l’Eurostat ha confermato che la crescita tendenziale si è attestata al 2,9% a dicembre, in lievissimo aumento rispetto al 2,4% del mese precedente, ma al di sotto delle attese degli analisti che stimavano un +3% del consensus. Anche l’inflazione core – che esclude energia, cibo e tabacchi – viene stimata in rallentamento al 3,4%, rispetto al 3,6% del mese precedente ed al +3,5% del consensus. Un aumento che “non preoccupa” gli analisti di Intesa Sanpaolo, secondo cui rappresenta “solo un incidente di percorso verso l’obiettivo del 2%, dovuto ad effetti base sfavorevoli sulla componente energia”.
Dati confermati dall’andamento dell’inflazione in Francia, che conferma il 3,7% su base tendenziale contro il +3,4% del mese precedente, e in Spagna, che segna una crescita del 3,1%, in linea con la stima preliminare ed il consensus ed in decelerazione rispetto al +3,2% di novembre

Una volta tanto l’Europa meglio degli USA

La situazione dell’inflazione in UE è certamente migliore degli USA, dove i dati pubblicati ieri hanno rappresentato una doccia fredda per i più ottimisti. L’inflazione negli Stati Uniti ha infatti accelerato di nuovo, spingendosi sino al 3,4% contro il +3,2% del consensus, dopo aver riportato una espansione del 3,1% a novembre. L’indice energetico è diminuito del 2% nei 12 mesi terminati a dicembre, mentre l’indice alimentare è aumentato del 2,7% nell’ultimo anno. Il “core” rate, ossia l’indice dei prezzi al consumo depurato delle componenti più volatili quali cibo ed energia, più osservato dalla Fed, ha registrato un aumento del 3,9%, dal +4% di novembre e contro il +3,8% stimato dagli analisti.

La cautela è un “must”

Il Bollettino della BCE pubblicato ieri conferma che i banchieri prevedono un’inflazione che oscillerà fra il 2,5% ed il 3% per gran parte di quest’anno. Questo implicherà una politica monetaria accorta, che terrà conto dei dati sull’inflazione ed anche della crescita dei salari, porto che i dati sulla crescita delle buste paga del primo trimestre si avranno solo a maggio. Di qui la previsione di una prima azione sui tassi non prima di maggio-giugno, che smentisce le aspettative dei mercati, che scommettevano su cinque tagli dei tassi quest’anno ed una prima mossa a marzo-aprile.