Il design dà lavoro a più di 60mila persone in Italia: i numeri e le occupazioni del futuro

I dati sono stati presentati in occasione della Milano Design Week, che si terrà nel capoluogo lombardo dal 16 al 21 aprile

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il design è come uno dei pilastri dell’industria manifatturiera europea. Un settore che, in Italia, conta 41.908 mila operatori, suddivisi tra 24.596 liberi professionisti e lavoratori autonomi e 17.312 imprese. Queste attività hanno generato un valore aggiunto di 3,14 miliardi di euro, con un totale di 63.485 mila occupati.

Sono alcuni dei dati che Deloitte Private e Fondazione Symbola hanno presentato in occasione della Milano Design Week, uno degli eventi fieristici più attesi dell’anno e che si terrà nel capoluogo lombardo dal 16 al 21 aprile. Con oltre 1.900 espositori previsti, tra cui 600 giovani talenti e 22 istituti di design, si tratta della fiera più importante a livello mondiale nel settore dell’arredo e del design.

La crescita dell’occupazione

Dopo le difficoltà nel 2020, l’industria italiana del design ha ripreso a crescere nel biennio successivo, registrando un aumento sia in termini di valore aggiunto (da 2,9 a 3,1 miliardi di euro) che di occupati (da 62.501 a 63.485). Nel 2022, in particolare, il design italiano ha registrato un aumento del valore aggiunto del +3,7% in termini nominali (+7,0% rispetto al totale dell’economia) e +1,6% per l’occupazione (+1,7% rispetto al totale dell’economia).

Rispetto al 2019, ultimo anno pre-pandemia e turbolenze geopolitiche, la dinamica appare positiva per quanto riguarda il valore aggiunto (+3,6%), ma negativa per i posti di lavoro (-1,4%). Ma entrambi i valori registrano una crescita inferiore rispetto alla media nazionale.

Analizzando i settori che trainano la domanda di servizi di design, si conferma un ruolo centrale dell’arredamento, con il 32,6%. Seguono l’abbigliamento e le calzature (21,7%), il turismo e la ristorazione (18,3%, con una crescita anche in prospettiva), gli accessori di moda (15,1%, come occhiali e gioielli, anche loro in crescita) e l’agroalimentare (14,0%).

Nelle previsioni, si nota una riduzione del ruolo dei prodotti per l’edilizia, con due punti percentuali in meno rispetto alle indicazioni precedenti.

Gli occupati nel settore del design in Italia

La Lombardia e Milano si confermano dei centri importanti per il settore del design, con la città che ormai da anni ospita la Milano Design Week, la fiera più importante del settore.

In termini di imprese, è significativo il ruolo della regione lombarda, data la sua specializzazione nella moda e nei servizi avanzati all’industria. Infatti, il 29,4% delle imprese italiane nel settore del design, pari a 12.329 unità, si trova in Lombardia. Seguono il Veneto e l’Emilia-Romagna, con una quota del 11,4% (4.779 imprese) e del 10,5% (4.408 imprese) rispettivamente, in valore assoluto.

Analoghe considerazioni emergono anche per quanto riguarda l’occupazione nel settore del design. Dei circa 63.500 occupati a livello nazionale, oltre 17.500 lavorano in imprese lombarde. Subito dietro, anche se con un notevole distacco, si collocano l’Emilia Romagna e il Piemonte, con rispettivamente 8.416 (pari al 13,3% del totale nazionale) e 7.413 (11,7%) posti di lavoro nel settore.

Nelle Marche, nonostante il numero di occupati sia inferiore in termini assoluti (2.750), la regione continua a occupare una posizione di rilievo, incidendo per lo 0,40% dell’intera occupazione regionale. Anche in questo caso, le altre regioni maggiormente specializzate nel settore sono l’Emilia-Romagna, il Piemonte e la Lombardia stessa. Rispetto al 2019, si è osservato un aumento particolarmente significativo dell’occupazione nelle Marche (+9,7%), nel Lazio (+5,8%) e nel Veneto (+3,7%), confermando l’importanza crescente del settore del design in diverse regioni italiane.

Scendendo nel dettaglio provinciale, Milano continua a confermarsi come la Capitale del design italiano, con oltre 6.000 imprese che rappresentano il 14,4% dell’intero sistema imprenditoriale italiano nel settore. Roma si posiziona al secondo posto, rappresentando il 6,6% delle imprese italiane, seguita da Torino e Firenze.

In linea con quanto osservato a livello regionale, si nota una maggiore concentrazione in termini di valore aggiunto rispetto al numero di imprese. Milano guida la graduatoria con quasi un euro su cinque di ricchezza prodotta a livello nazionale (588 milioni di euro), seguita da altre grandi realtà metropolitane come Torino (224 milioni), Roma (170 milioni), Bologna (116 milioni) e Firenze (92 milioni). Fermo, specializzata nel settore delle calzature e del made in Italy, si colloca ancora al primo posto per incidenza sulla ricchezza totale prodotta in provincia (0,49%).

Le considerazioni formulate per la ricchezza prodotta si estendono anche al versante occupazionale. Dopo Milano (8.422 occupati, pari al 13,3% dell’occupazione nazionale nel settore), seguono Torino (7,1%, 4.479 occupati), Roma (5,9%, 3.753 occupati) e Bologna (3,6%, 2.298 occupati). Anche in termini di specializzazione, si confermano le prime tre posizioni riportate per il valore aggiunto, con Fermo ancora al primo posto (0,74%), seguita da Como (0,67%) e Novara (0,57%).

Nascono nuove figure lavorative come il material designer e quello per l’accessibilità

Lo studio ha individuato venti nuove figure professionali che mettono in evidenza il modo in cui il campo del design si integra con l’innovazione, l’organizzazione e le tecnologie.

L’Italia segue una tendenza globale in cui i designer si spostano verso settori diversi da quelli tradizionali della progettazione, dimostrando la versatilità delle competenze del mondo della progettazione e la loro applicabilità in una vasta gamma di nuovi settori emergenti. Allo stesso tempo, le figure tradizionali della progettazione, come il disegno industriale, l’architettura, l’arredamento e la moda, stanno subendo una trasformazione, ibridando le competenze tradizionali legate al progetto con quelle di marketing, organizzazione e strategia aziendale, oltre alle tecnologie avanzate.

Tra le figure emergenti del design ci sono professioni transdisciplinari come il material designer, il designer per l’accessibilità e l’inclusione e il design engineer. D’altra parte, le imprese sono più familiari con figure verticali e specifiche come il digital content strategist e l’information designer. Tuttavia, sia i progettisti che le imprese concordano sull’importanza della figura emergente del prompt designer/designer for AI, capace di creare un collegamento tra la tecnologia e le esigenze pratiche dei clienti.

Tra le competenze già integrate nell’organizzazione in materia di sostenibilità, emerge il design per la durabilità, che rappresenta il 32,1%. Queste competenze sono necessarie per estendere il ciclo di vita dei prodotti e dei servizi attraverso la scelta di soluzioni e strategie di progettazione, come la riparabilità e la riutilizzabilità. Queste strategie rendono possibile la sostituzione e la manutenzione delle componenti e delle funzionalità delle diverse parti di un prodotto o servizio, o permettono l’aggiornamento delle sue funzioni. Il design per la durabilità è essenziale per promuovere pratiche sostenibili e ridurre l’impatto ambientale dei prodotti e dei servizi nel lungo termine.

Guardando alla necessità di integrare competenze green nei prossimi 3 anni, le indicazioni più consistenti riguardano il design comportamentale (56,4%) e il design per la rigenerazione (54,2%).

Il design comportamentale richiede competenze legate alla capacità di guidare le persone verso l’adozione di pratiche sostenibili attraverso sistemi che comunicano, coinvolgono, educano e allenano a nuovi comportamenti nelle diverse fasi della vita quotidiana. Questo tipo di design si concentra sull’influenzare il comportamento delle persone per favorire la sostenibilità ambientale.

Il design per la rigenerazione, invece, implica competenze necessarie per sviluppare prodotti o servizi a partire da prodotti esistenti o dai loro scarti, al fine di creare nuovi prodotti o servizi con la stessa funzione o una diversa. Inoltre, può anche riguardare la progettazione di prodotti o servizi modulari per favorire il riutilizzo delle loro parti, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale e promuovendo la circular economy.

Cresce il settore legato al packaging: impieghi in crescita nei prossimi anni

Considerando l’insieme delle imprese e dei progettisti intervistati, circa un terzo è attualmente impegnato in attività legate alla progettazione di packaging, un valore che sale al 50% se si considerano solo i progettisti.

Per quanto riguarda i materiali utilizzati, la carta o materiali a prevalenza di carta rappresentano la scelta principale, con il 53,2% dei casi, e rimangono la scelta predominante anche per le future realizzazioni, nonostante si registri un trend in diminuzione. Seguono i materiali plastici o a prevalenza plastica, utilizzati nel 12,8% dei casi. Anche per quanto riguarda i materiali transitori, come allestimenti temporanei e cartellonistica, la carta e i materiali a prevalenza di carta sono i più utilizzati, con il 23,4%.

Tra gli impieghi in crescita spiccano i materiali di origine bio-based, con una quota di utilizzo prevista che più che raddoppierà nei prossimi tre anni, passando dal 9,2% al 19,9%. Viene sottolineata l’importanza della certificazione dei materiali come provenienti da foreste gestite in modo sostenibile (FSC, PEFC, ecc.), un aspetto evidenziato da quasi la metà degli intervistati (47,0%).

Attivi nuovi corsi di formazione connessi al lavori del futuro

Nell’anno accademico 2022/2023, sono stati attivati corsi di studio in discipline del design presso 95 istituti, registrando un aumento di 3 rispetto alla rilevazione precedente. Di questi, 30 sono Università (20 pubbliche e 10 private), mentre gli altri istituti comprendono 26 istituti autorizzati a rilasciare titoli AFAM, 20 Accademie di Belle Arti, 13 Accademie Legalmente Riconosciute e 6 ISIA. Complessivamente, sono stati offerti 344 corsi di studio, distribuiti su vari livelli formativi e aree di specializzazione.

Rispetto all’anno precedente, si è registrato un aumento del 5% nel numero di corsi accreditati e attivati, e del 3% nel numero di istituti, in particolare per quanto riguarda le Università e le Accademie di Belle Arti e Legalmente Riconosciute. Non solo gli istituti e i corsi attivati sono cresciuti, ma anche la domanda e il numero di studenti, che ammonta a 16.423, rappresentando un aumento dell’8,6% rispetto all’anno accademico precedente.

Tra i nuovi corsi attivati, vi sono quelli orientati verso gli ambiti della sostenibilità sociale e ambientale. Ad esempio, l’Università degli Studi di Firenze ha introdotto il corso “Eco-Social Design”, l’Accademia di Belle Arti di Macerata offre il corso “Design & Ecospaces Design”, e la Rome University of Fine Arts propone il corso “Fashion Design Sostenibile”. Questi corsi riflettono la crescente attenzione verso la sostenibilità nel settore del design e rispondono alla domanda crescente di competenze in questo campo.