Il Bitcoin supererà l’oro nel 2025: JP Morgan consentirà l’acquisto ai clienti

JP Morgan si apre al Bitcoin, secondo gli analisti è destinato a superare l'oro e diventare il nuovo bene rifugio per eccellenza: ma è davvero così? Un'analisi dei rischi e delle opportunità

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 25 Maggio 2025 12:52

Nel 2025 si profila all’orizzonte una svolta epocale nei mercati finanziari: il Bitcoin è destinato a superare l’oro come asset rifugio, almeno secondo le previsioni di JP Morgan, una delle più autorevoli banche d’affari al mondo.

Il Bitcoin è il nuovo oro “digitale”

Storicamente, l’oro è stato considerato il bene rifugio per eccellenza, un “porto sicuro” in tempi di incertezza geopolitica ed economica. Ma il 2025 potrebbe segnare l’inizio di un sorpasso simbolico e sostanziale: Bitcoin, considerato “l’oro digitale”, sta dimostrando di avere una capacità attrattiva crescente, soprattutto in un contesto in cui l’inflazione, la sfiducia nelle valute e l’innovazione tecnologica spingono gli investitori a cercare alternative.

JP Morgan, in particolare, prevede che il Bitcoin sovraperformerà l’oro nella seconda metà dell’anno, anche grazie a un fenomeno che sta attirando molta attenzione: alcuni Stati americani stanno acquistando Bitcoin come riserva strategica. Un’operazione che, se estesa ad altre entità pubbliche o istituzionali, potrebbe rappresentare un potente catalizzatore per il suo valore e la conseguente e sempre maggiore legittimazione.

Questo perché l’interesse da parte di governi locali americani nel detenere Bitcoin come riserva strategica ha un valore che va ben oltre i bilanci pubblici. È un segnale geopolitico e culturale. Gli Stati sovrani, infatti, iniziano a considerare il Bitcoin come una riserva di valore credibile e questa è una dinamica che risponde anche a un’esigenza di diversificazione del rischio.

JP Morgan si apre ai Bitcoin

Dopo aver confermato le previsioni sulla potenzialità dei Bitcoin, rispetto all’oro, JP Morgan ha fatto un passo in più, emblematico nel definire la transizione in atto.

Il CEO Jamie Dimon, infatti, ha più volte espresso pubblicamente il suo scetticismo verso il Bitcoin. Non ha usato mezzi termini in passato, definendolo “una truffa” e denunciando i rischi legati al riciclaggio, alla criminalità, al finanziamento del terrorismo e ha persino suggerito, nel 2023, al governo di bloccare tutto.

Eppure oggi, JP Morgan apre ai suoi clienti la possibilità di acquistare Bitcoin. Un’apertura sì parziale – la banca non offrirà custodia diretta delle criptovalute – ma comunque significativa. I clienti potranno accedere a Etf legati a Bitcoin e vedere le proprie posizioni riflesse negli estratti conto. Dimon, pur mantenendo le sue riserve personali, ha dichiarato: “Non penso che dovreste fumare, ma difendo il vostro diritto a farlo. Lo stesso vale per il Bitcoin”.

Una frase che sintetizza bene l’approccio pragmatico che sempre più istituzioni stanno adottando. Il mercato chiede Bitcoin? Allora bisogna offrirlo.

Le sfide restano, ma l’interesse per il Bitcoin cresce

Certo, il Bitcoin non è immune da rischi. La volatilità resta alta, le questioni legate all’uso illecito sono ancora dibattute, e i problemi energetici connessi al mining continuano a essere oggetto di controversia. Tuttavia, l’integrazione crescente nei portafogli finanziari mainstream, la legittimazione da parte di banche d’affari e la domanda istituzionale spingono verso una direzione ormai difficile da invertire.

Se anche un colosso come JP Morgan – guidato da uno dei critici più accaniti – sceglie di aprire le sue porte al Bitcoin, vuol dire che la criptovaluta ha superato la soglia della tolleranza finanziaria ed è entrata nella nuova fase della sua maturità.

È ancora presto per dire se il Bitcoin supererà davvero l’oro in termini di capitalizzazione o di percezione globale come bene rifugio. Ma il sorpasso potrebbe avvenire prima a livello simbolico e culturale, per poi manifestarsi anche sul piano economico.

Con Stati americani che iniziano ad accumularlo, grandi banche che ne consentono l’acquisto, e una regolamentazione in progressivo allentamento, il tempo dell’oro digitale, forse, è arrivato.