Aumenta il prezzo del caffè e anche il costo delle consumazioni al bar sale: rialzi fino a 2 euro

Prezzi alle stelle: il caffè al bar verso i 2 euro, pesa il caro-materie prime e i rincari record sul mercato globale con un impatto su consumatori e sul settore

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 28 Novembre 2024 13:41

L’aumento delle quotazioni del caffè sui mercati internazionali sta facendo lievitare i prezzi della tazzina di espresso, da sempre simbolo del rituale quotidiano italiano. Assoutenti lancia l’allarme: il costo del caffè al bar potrebbe presto raggiungere 2 euro, un livello mai visto prima.

Perché è aumentato il prezzo del caffè?

Una combinazione di fattori globali che influenzano sia la produzione sia il mercato delle materie prime hanno contribuito, negli ultimi mesi, a far aumentare il prezzo del caffè.

Il fenomeno, in particolare, è alimentato dalla crisi delle materie prime. La varietà Arabica, per esempio, spinta dalla riduzione dell’offerta globale e dalla crescente domanda, ha raggiunto il prezzo record di 3,19 dollari per libbra sulla piazza di New York, segnando un aumento del +70% dall’inizio del 2024. Anche la varietà Robusta ha segnato i valori più alti dagli anni Settanta. Anche il Robusta, utilizzato soprattutto nei blend, ha registrato valori massimi dagli anni Settanta.

Questi rincari si stanno già trasferendo sulle filiere di trasformazione e distribuzione, facendo lievitare i costi al consumo in Italia.

In aumento anche il prezzo del caffè al bar

L’andamento del mercato globale, ovviamente, produce i suoi effetti anche sui prezzi al consumo. Secondo un’analisi di Assoutenti, nel primo semestre del 2024, il prezzo medio di un espresso nei bar italiani si è attestato a 1,19 euro, con un incremento del +16% rispetto al 2021, quando costava in media 1,03 euro.

Se si considerano inoltre le aree turistiche e i consumi al tavolo, i rincari diventano ancora più marcati: in alcune zone, il caffè può superare 5 euro.

Dietro l’aumento del prezzo del caffè si nasconde un problema più ampio legato all’inflazione e al caro-energia, che negli ultimi anni ha già inciso pesantemente sui costi di gestione dei bar. Per questo motivo, secondo il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, sottolinea che: “Le forti tensioni sui mercati delle materie prime, unite all’incremento generale dei costi di produzione, rischiano di rendere l’ipotesi di una tazzina a 2 euro sempre più concreta“.

Questo scenario non solo potrebbe pesare sulle tasche dei consumatori, ma rischia anche di modificare le abitudini di consumo degli italiani. Con 6 miliardi di caffè serviti ogni anno nei locali pubblici, il comparto genera un giro d’affari di circa 7 miliardi di euro, ma il rischio di un calo dei consumi potrebbe ripercuotersi sull’intero settore.

Quali prospettive per il 2025?

L’aumento dei prezzi al consumo rappresenta un banco di prova per i gestori dei bar, chiamati a bilanciare la sostenibilità economica con la necessità di mantenere la clientela. La prospettiva di una tazzina a 2 euro apre nuovi interrogativi sull’evoluzione dei consumi in Italia. Ovvero, i consumatori saranno disposti a pagare di più per un bene simbolico come il caffè? E i bar potranno contenere i costi senza compromettere la qualità del servizio?

Con l’inflazione ancora alta e le materie prime sotto pressione, il caffè potrebbe trasformarsi da piacere quotidiano a piccolo lusso ma anche scatenare tutta una serie di eventi a catena che, di fatto, finirebbero per cambiare le abitudini di un settore che genera profitti e guadagni.

Per i baristi e i proprietari di locali, il rischio è doppio: da un lato, l’aumento dei costi di approvvigionamento del caffè e delle altre materie prime (zucchero, latte per cappuccini) erode i margini di guadagno; dall’altro, un calo della domanda potrebbe ridurre significativamente i ricavi. In molti casi, i gestori potrebbero essere costretti ad aumentare ulteriormente i prezzi o a tagliare servizi per mantenere i margini, rendendo l’esperienza al bar meno attrattiva per i clienti.