Dopo aver esortato i russi a opporsi alle follie di Vladimir Putin, Alexei Navalny è stato condannato per frode a nove anni di prigione. Considerato il principale oppositore del Cremlino, a lui però si deve la divulgazione di molte verità scomode riguardanti il governo di Mosca. Come quella sul mega yacht in Italia la cui proprietà è stata attribuita al presidente russo.
Alexei Navalny, il principale oppositore di Putin
Quarantacinque anni compiuti nel 2022, negli ultimi anni Alexei Navalny ha guidato le più grandi proteste in Russia contro Putin ed è sopravvissuto a un avvelenamento 2021. Ora sta scontando una pena per delle vecchie accuse di frode, due anni di prigione di cui uno già passato nella struttura detentiva di massima sicurezza IK-2 di Pokrov, a 62 miglia da Mosca. A questi si è aggiunta la sentenza di marzo, che lo ha condannato a 9 anni di carcere, non a caso arrivata nei giorni in cui le critiche dell’oppositore nei confronti delle autorità russe si sono fatte più dure e frequenti.
Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, infatti, Navalny ha esortato i russi a organizzare proteste quotidiane contro la guerra voluta da Putin, affermando che il paese non dovrebbe essere una “nazione di codardi spaventati” e definendo il presidente “un piccolo zar pazzo”. “Sto esortando tutti a scendere in piazza e combattere per la pace”, ha scritto su Facebook e Twitter (profili gestiti dai suoi portavoce). “Se, per prevenire la guerra, dobbiamo riempire le carceri e i furgoni della polizia, riempiremo le carceri e i furgoni della polizia”, ha poi aggiunto.
Il movimento di attivisti che fanno capo a Navalny ha già organizzato e avviato diverse proteste di disobbedienza civile contro le decisioni prese da Mosca. Diverse proteste contro la guerra hanno già avuto luogo nelle città di tutta la Russia ma, secondo il gruppo indipendente di monitoraggio delle proteste Ovd-Info, più di 6.800 persone sono state arrestate per aver preso parte alle manifestazioni.
Perché Alexei Navalny vuole fermare Putin
Alexei Navalny rappresenta la Russia pacifista, vuole fermare la propaganda del Cremlino e diffondere il più possibile la verità. “Putin non è la Russia. E se c’è qualcosa in Russia in questo momento di cui puoi essere più orgoglioso, sono quelle 6.824 persone che sono state detenute perché – senza alcuna chiamata – sono scese in strada con cartelli contro la guerra”, ha scritto Navalny su Twitter.
Per questo motivo l’attivista ha esortato il popolo di Russia e Bielorussia – che ha consentito il passaggio delle truppe russe per attaccare l’Ucraina – a manifestare nelle piazze principali alle 19 tutti i giorni feriali e alle 14 nei fine settimana e durante i giorni festivi. Estendendo poi l’invito anche a coloro che vivono all’estero, per far arrivare la protesta davanti le sedi delle ambasciate sparse in tutto il mondo.
Non a caso, Navalny è considerato il principale oppositore del presidente Putin. Di lui sappiamo che è stato incarcerato l’anno scorso dopo essere tornato in Russia dalla Germania, dove era stato accolto a seguito di un tentativo di avvelenamento (attraverso quello che i test di laboratorio occidentali hanno stabilito essere un agente nervino in Siberia). Il governo russo ha negato ogni tipo di coinvolgimento con la questione.
Da allora, da quando è tornato in Russia, le autorità hanno però represso ancora più strettamente i suoi movimenti e diverse figure a lui vicine, sentendosi in pericolo e minacciate, sono fuggite in esilio dopo essere state etichettate dalle autorità come “agenti stranieri”, una designazione legale usata per quelle che il governo russo considera organizzazioni finanziate dall’estero impegnate in attività politiche (ovvero potenziali spie, nemiche della Russia). Le autorità hanno bollato Navalny e i suoi sostenitori come sovversivi, colpevoli di attaccare il Cremlino per destabilizzare il paese con il sostegno dell’Occidente.
Alle accuse che lo hanno portato in carcere Navalny ha replicato definendole infondate e inventate. Il Cremlino ha invece fatto sapere che il trattamento riservato all’attivista è stato motivato politicamente, senza però aggiungere altri dettagli.
Probabilmente, il motivo per cui si è deciso di mettere simbolicamente un bavaglio a Navalny è perché per dieci anni (prima del suo arresto) ha denunciato costantemente e dettagliatamente la corruzione degli oligarchi russi (compresi quelli più colpiti dalle sanzioni occidentali), mobilitando folle di giovani manifestanti in un paese in cui l’opposizione non ha un potere significativo.
Navalny e il tentativo di avvelenamento
Navalny è stato incarcerato per la prima volta nel 2021 dopo essere tornato dalla Germania, dove gli era stato somministrato un trattamento medico di emergenza a causa di una tossina nervosa (usata durante l’era sovietica)che gli era stata somministrata subito prima di partire per un volo dalla Siberia a Mosca.
Quando è tornato in Russia è stato immediatamente arrestato, ma prima è riuscito a pubblicare un documentario di due ore chiamato Putin’s Palace. La storia era incentrata su quella che era stata definita la “tangente più grande del mondo”, e descriveva in dettaglio gli schemi di corruzione per la costruzione del palazzo da 1,35 miliardi di dollari presumibilmente di proprietà di Putin.
Mentre era in prigione, Navalny e gruppi per i diritti umani hanno accusato le autorità russe di usare la tortura contro di lui e Amnesty International lo ha riconosciuto come prigioniero di coscienza.
L’ultimo processo si è svolto nella prigione stessa in cui è detenuto, a porte chiuse, una mossa che i funzionari hanno giustificato parlando di misure di sicurezza anti Covid. Secondo i portavoce di Navalny, tuttavia, tutto sarebbe stato progettato per limitare la fuga di notizie. Non a caso, ai giornalisti non è stato permesso di effettuare registrazioni in aula e hanno guardato la sentenza in video, tramite diretta streaming.
Secondo gli attivisti vicini a Alexei Navalny, l’ordine di condannarlo ad altri nove anni di carcere di massima sicurezza sarebbe arrivato direttamente da Putin, che ha già approvato una legge che prevede una pena fino a 15 anni di carcere a chiunque critichi l’esercito russo o riveli notizie non in linea con la politica di stato e “l’operazione militare speciale” che ha portato all’invasione dell’Ucraina (persino la parola guerra, in questi giorni, non può essere pronunciata senza finire nei guai).
Intanto, dopo l’arresto di Navalny i suoi avvocati e sostenitori hanno anche lanciato la “Anti-Corruption Foundation” (Fondazione Anticorruzione, ndr), con lo scopo cerca di creare un movimento globale e opporsi al suo arresto.