La notizia delle piogge torrenziali negli Emirati Arabi ha fatto il giro del mondo. Come potrebbe essere altrimenti, considerando quanto sia insolito un evento di questo tipo. Inevitabile parlare di cambiamenti climatici e, al tempo stesso, di cloud seeding.
Quest’ultimo è un processo in atto da più di 20 anni ed è proprio ciò che attira maggiormente l’attenzione degli analisti. Quale sarà il futuro di Dubai e, in generale, degli Emirati Arabi? L’economia locale dovrà tener conto di eventi disastrosi di questo genere, che stanno già pretendendo uno scotto economico considerevole.
Emirati Arabi: il costo del cloud seeding
L’opinione pubblica va spaccandosi in merito alle piogge torrenziali che hanno travolto Dubai. Il tema del cambiamento climatico è stato sollevato con forza da più fronti, ma in questa sede miriamo a concentrarci su un differente aspetto.
Bloomberg sottolinea come, almeno in parte, il disastro avvenuto sia da imputare al cloud seeding, che procede ormai dal 2002. La cosiddetta semina delle nuvole sta facendo parlare di sé un po’ tutti da alcuni anni, molti meno rispetto a quelli accumulati in toto dal progetto. Ciò grazie ai risultati delle ultime stagioni e ai tantissimi video circolati, così come ai danni.
Se inizialmente le improvvise piogge rappresentavano una curiosità da riprendere, ora sono ben altro. Le precipitazioni hanno causato numerosi decessi. Si pensi all’Oman, che registra un numero di morti pari a 18 (in aggiornamento). A ciò si aggiungono allagamenti diffusi, danni immobiliari, blocchi stradali, danni a beni personali di vario genere (mezzi di trasporto privati principalmente) e blocco dei voli.
Si stimano oltre 30 millimetri di pioggia nella sola mattinata di martedì 16 aprile, con 128 mm nel corso della giornata. Una condizione che ha travolto anche Qatar, Bahrain e Arabia Saudita. Il meteorologo specializzato Ahmed Habib sostiene che il Centro nazionale di meteorologia abbia inviato aerei da semina dall’aeroporto di Al Ain, sia lunedì 15 che martedì 16 aprile. Ciò al fine di sfruttare le formazioni convettive delle nuvole, impiantando sostanze chimiche e minuscole particelle, provocando maggior pioggia nelle nuvole.
La reazione dell’ufficio stampa di Dubai è sorprendente e tutt’altro che amara. Quelle che hanno travolto la città e non solo sarebbero piogge benevole, nonostante gli estremi danni subiti. Il fine giustifica i mezzi, agli occhi dei governanti, considerando la minaccia rappresentata dai decessi connessi alle temperature elevate ed estreme.
I danni economici
Si ha la netta sensazione che lo sviluppo tecnologico sia in netto vantaggio con quello urbanistico. In molte aree risulta infatti manchevole, o comunque non sufficiente, un sistema di drenaggio in grado di garantire la sicurezza dei locali. Tutto ciò provoca una gestione malsana delle precipitazioni e, di conseguenza, delle vere e proprie inondazioni.
In termini economici, si è registrato un duro colpo per quanto riguarda il comparto turistico, tenendo conto sia del fatto che il sistema dei voli è andato in tilt, sia dei danni causati a strutture di vario genere, come alberghi e ristoranti. Più di 40 voli sono stati cancellati, con l’aeroporto internazionale di Dubai del tutto “congelato” per circa 30 minuti. Uno degli hub più trafficati al mondo è di fatto stato messo in pausa da un’operazione governativa sfuggita di mano.
Un autogol nell’immediato ma non sul lungo periodo. Il buco economico generato verrà riparato e, nel corso degli anni, si garantirà un sistema più efficiente. Sembra questa la filosofia portata avanti, al netto delle vittime.
A poco sono serviti gli avvisi diramati poco prima delle forti piogge, atti a chiedere alle persone di uscire di casa solo se estremamente necessario. Dalle auto spazzate via dall’acqua ai soffitti di negozi e case crollati, così come un centro commerciale totalmente inondato.
Tutto ciò non rappresenta un reale problema per gli Emirati Arabi Uniti, considerando la vastità della ricchezza a disposizione. Nel 2020 sono stati investiti 136 milioni di dollari dopo i disastri causati dalla pioggia eccedente provocato dal cloud seeding. È facile pensare come l’investimento complessivo, tra sistemi di protezione, riparazioni e sviluppo tecnologico sia stato di alcuni miliardi negli ultimi 20 anni, per un’economia in crescita che non pare subire il colpo di tutto ciò.
Un esempio è dato dal Deep Tunnel Storm Water System, completato nel 2021 e costato 2,5 miliardi di dollari. Un tunnel lungo 10 km, dal diametro di 11 m, realizzato circa 40 metri sotto la città. Lo scopo? Drenare le acque piovane in un’area cittadina pari al 40%. Facile pensare come progetti di questo tipo saranno ripetuti negli anni, per un costo che il governo ritiene accettabile e ampiamente sostenibile.
L’economia di Dubai
Prendendo Dubai come esempio di un sistema economico florido più ampio, nel 2023 si è registrato un aumento del 3,3% del PIL nei primi nove mesi. Un potenziale di crescita solido, che viene confermato di anno in anno.
In Dubai gli Emirati Arabi Uniti hanno un vero e proprio specchio per il mondo di quella che è una potenza economica globale di primo piano. I voli bloccati a causa delle piogge, così come le cancellazioni dei viaggi nelle prossime settimane o anche i danni materiali, non rappresentano un ostacolo a lungo termine per lo sviluppo. Non lo è stato negli ultimi due decenni.
Abbiamo citato i disastri avvenuti nel 2020 eppure nel 2023 le attività d’alloggio e ristorazione hanno evidenziato una crescita dell’11,1%. Il settore turistico è dunque più che mai florido. Che dire allora dei servizi di trasporto. Un aumento del 10,9%, Dubai si pone sempre più come cruciale hub logistico internazionale.