Non sembra essere un periodo ideale per Elon Musk, alle prese con il crollo di Twitter, o per meglio dire X. La sua popolarità vacilla da anni e ora sorge anche un problema con il suo brand più amato/odiato, Tesla. La compagnia ha infatti dovuto ritirare dal mercato più di due milioni di vetture. Il problema? L’Autopilot, proprio ciò che dovrebbe rappresentare il cardine di questi mezzi, che promettono di rappresentare il primo passo verso il futuro dell’automotive.
Tesla: rischio Autopilot
Poco più di due milioni di Tesla sono state ritirate dalle strade negli Stati Uniti. La casa produttrice di auto elettriche, sotto la guida di Elon Musk, è stata costretta a intervenire per dei necessari correttivi da apportare al sistema Autopilot.
Un numero davvero impressionante di veicoli, pari a 2,03 milioni per esattezza. Di fatto si tratta del venduto di Tesla nel 2012, statistiche alla mano. L’Autopilot non è ritenuto sufficientemente sicuro e non è la prima volta che qualcosa del genere accade.
Si tratta infatti del quarto richiamo dal mercato in meno di due anni. In questo caso, però, i numeri sono a dir poco allarmanti. Si tratta dell’operazione di questo tipo più imponente della storia. Un mercoledì terrificante per Elon Musk, che semplicemente non sembrava accennare a migliorare.
Stando all’Inflation reduction Act, infatti, le Model 3 a trazione posteriore e Long Range vedranno dimezzato il credito d’imposta federale. Un sistema dal valore di centinaia di miliardi di dollari, che garantirà l’intero beneficio agli altri modelli Tesla. Tutto ciò ha ovviamente avuto un impatto in borsa, con il titolo della compagnia che ha perso più del 3%.
Indagine pilota automatico
L’azienda di Elon Musk sarà chiamata a operare con aggiornamenti a distanza su Tesla Model 3, S, X e Y. Si tratta di vetture vendute tra il 2012 e il 2023 nei soli Stati Uniti. Tutto ciò è frutto delle indagini condotte dalla National Highway Traffic Safety Administration. Da agosto 2021 ha verificato se i veicoli Tesla fossero davvero in grado di non indurre in errore i conducenti dietro al volante, quando attivo il sistema di assistenza alla guida.
Per quanto si parli di Autopilot, è bene ricordare come rientri nel livello 2 della tabella SAE di automazione. Ciò vuol dire che offre supporto alla guida ma non può procedere a una totale guida autonoma. Ecco quanto riportato in breve dall’agenzia di controllo: “prevedibile uso improprio”.
Così è stata descritta la tecnologia utilizzata. Questa sarebbe in grado di aumentare il livello di sicurezza al volante soltanto se adoperata responsabilmente. Uno dei grandi problemi riguarderebbe la comunicazione societaria, che mira ovviamente a esaltare i vantaggi, minimizzando i pericoli. Non basta suggerire ai guidatori di prestare attenzione anche quando l’Autopilot è attivo. Si ha bisogno di maggiori garanzie.
Il segretario ai Trasporti Pete Buttigieg aveva chiesto, mesi fa, a Tesla di non chiamare la sua guida assistita Autopilot, dato l’errato messaggio trasmesso. Ciò evidenzia il grado di preoccupazione che ruota intorno a questi veicoli. La compagnia, dal canto suo, distribuirà un aggiornamento del sistema, a distanza. Fino a quel momento, i veicoli non potranno circolare. Incorporerà controlli e avvisi aggiuntivi rispetto a quelli presenti, incoraggiando ulteriormente il conducente a restare vigile alla guida, nonostante certi automatismi siano attivi, ovvero Autosteer.
L’inchiesta di Reuters
Un’altra tegola è caduta sulla testa di Tesla. Secondo un’inchiesta di Reuters, Tesla non solo avrebbe montato sui suoi modelli pezzi difettosi, ma si sarebbe anche rifiutata di effettuare riparazioni di guasti ai suoi veicoli per evitare di sostenere i costi della copertura, scaricando sui clienti la responsabilità dei danni e attribuendoli al cattivo utilizzo.
Dall’inchiesta emergerebbe poi che, oltre ai difetti costruttivi, il colosso di Elon Musk avrebbe cercato di adottare un comportamento poco trasparente.