Tesla “craccata”, i pacchetti a pagamento ora sono gratis

La Tesla Model 3 è stata hackerata da un gruppo di ricercatori. Non soltanto optional sbloccati ma anche grave rischio privacy: ecco come funziona

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Tesla ha innegabilmente cambiato il mercato delle automobili in maniera concreta, soprattutto negli Stati Uniti. L’effetto rivoluzionario, però, potrebbe avere radici più profonde di quanto Elon Musk avesse ipotizzato. Basti pensare alla grande differenza che intercorre tra i pacchetti optional di un tempo e quelli della celebre auto elettrica.

In questo caso, infatti, spesso non si tratta di aggiunte fisiche, bensì di pacchetti dati da sbloccare. E se ciò avvenisse in maniera alternativa? Usando un termine caro al web, e se la Tesla venisse craccata?

Tesla modificata dagli hacker

Qualcuno ha sbloccato uan Tesla Model 3. Si intende con quest’espressione il totale accesso al pacchetto optional della vettura elettrica, al fine di ottenere delle funzioni che normalmente prevedono un pagamento extra. Questo è il rischio che si corre nell’affidarsi totalmente, o quasi, al digitale per la gestione degli impianti interni.

Se da un lato si ha il grande vantaggio di aggiornamenti rapidi e immediati, per il bene del cliente, dall’altro l’azienda è di fatto entrata nel mirino di esperti hacker. Questo non è l’unico caso nel settore, sia chiaro, ma di certo uno di quelli che sta facendo maggiormente discutere, data l’importanza del marchio.

In questo caso, però, gli hacker non sono dei criminali, bensì dei ricercatori tedeschi, che hanno dimostrato di poter effettuare un jailbreak di una Tesla Model 3. L’obiettivo, raggiunto, era quello di sbloccare l’accesso gratuito a tutte le funzioni proposte dalla casa madre, normalmente a pagamento.

Tutti esperti di programmazione, tre dei quali frequentano la Technische Universität di Berlino, hanno poi svelato gli esiti della ricerca condotta a TechCruch. L’hardware è stato violato e l’accesso all’infotainment è stato totale. Tesla craccata a tutti gli effetti, il che genera nuove preoccupazioni per l’azienda e, al tempo stesso, apre nuove porte al settore del mercato nero.

Com’è possibile

Iniziamo col dire come nessun attacco a distanza sia possibile. I più fantasiosi potrebbero infatti immaginare un intervento da remoto, che possa in qualche modo prendere il controllo di una Tesla. La verità è che per riuscire ad agire, effettuando il jailbreak in questione, è fondamentale poter aver accesso fisico all’auto.

Un elemento che però rappresenta di certo un problema per il mercato nero, dal momento che molti proprietari, non disposti a pagare somme extra, potrebbero dirsi interessati ad aggiornamenti di sistema non effettuati dalla casa madre, a prezzi decisamente ridotti. Un esempio? I sedili posteriori riscaldati. Di fatto il veicolo ha le potenzialità, di base, di proporre al cliente tutti gli optional possibili. Se questi mancano, è perché il sistema pone un blocco, che oggi è chiaramente possibile rimuovere.

La tecnica adoperata, hanno ammesso i ricercatori, si chiama voltage glitching. Di fatto hanno “giocato” con la tensione di alimentazione del processore AMD, a capo del sistema di infotainment: “Farlo al momento giusto vuol dire poter indurre la CPU a fare qualcos’altro. Si registra una sorta di intoppo. Una delle istruzioni salta e così l’auto accetta il nostro codice, che manipolato”.

Con lo stesso sistema, dicono, sono riusciti a estrarre la chiave di crittografia, che viene usata per autenticare l’auto alla rete di Tesla. Uno scenario che potrebbe aprire le porte a tutta una serie differente di interventi. Al momento, però, il gruppo non ha ancora avuto modo di operare in tal senso.

Ad oggi, però, pur in assenza di ulteriori test e approfondimenti, sono già riusciti a estrarre in questo modo delle informazioni personali, critiche, dell’auto. Dai contatti ai registri delle chiamate, dagli appuntamenti fissati sul calendario ai luoghi visitati dal veicolo, fino a token di sessione degli account mail e password Wi-Fi. Un discorso rilevante non soltanto per i proprietari di una Tesla ma anche per chiunque sia all’interno, con il proprio smartphone, tablet o notebook a condividere dati con il sistema interno. Tesla ha modo di difendersi? Certo, cambiando hardware. Nuove soluzioni, però, nuovi crack.