Ruffini lascia l’Agenzia delle Entrate, come ha digitalizzato il Fisco italiano

Il direttore dell'Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini si è dimesso dal proprio ruolo, dopo aver cambiato il fisco italiano

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 13 Dicembre 2024 11:38Aggiornato: 13 Dicembre 2024 14:06

Ernesto Maria Ruffini ha annunciato di essersi dimesso dall’Agenzia delle entrate, che ha diretto quasi ininterrottamente dal 2015. Durante il suo mandato, Ruffini ha contribuito alla digitalizzazione del fisco italiano con misure come il 730 precompilato e l’obbligo di fatturazione elettronica. Con l’eccezione del periodo del primo Governo Conte, è rimasto alla guida dell’AdE nonostante i cambi di Governo.

Ruffini ha giustificato le sue dimissioni con il mutato clima politico, che ha definito ostile alla lotta all’evasione, e con alcune pressioni che avrebbe subito a seguito di commenti e dichiarazioni rilasciati nei giorni scorsi.

Ruffini si dimette dall’Agenzia delle entrate

Il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini si è dimesso dal proprio ruolo. La decisione è stata annunciata a sorpresa con un’intervista al Corriere della Sera. Da diversi giorni alcuni quotidiani riportavano voci di una possibile candidatura in politica di Ruffini, che però lo stesso ex direttore dell’Ade esclude.

Avvocato tributarista, fu nominato alla direzione dell’Agenzia nel 2015, dal Governo Renzi. Esterno alle logiche politiche, riesce a mantenere il ruolo nonostante i numerosi cambi di governo intercorsi, fatta eccezione per il primo esecutivo di Giuseppe Conte, quello sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle.

Le dimissioni sarebbero dovute a un cambiamento del clima politico nei suoi confronti con il governo Meloni. Ruffini ha parlato di una maggiore resistenza a combattere l’evasione fiscale: “Se il Fisco in sé è demonizzato, si colpisce il cuore dello Stato; tanto più che il livello della tassazione lo decide il legislatore, non l’Agenzia. Personalmente ho sempre pensato che a danneggiare i cittadini onesti siano gli evasori” ha dichiarato all’interno dell’intervista.

“A volte sembra quasi che contrastare gli evasori sia una colpa e ci si preoccupi più di questo che degli ospedali che chiudono, delle scuole che non hanno fondi o della carenza di servizi perché le risorse sono insufficienti. Lo ripeto, se tutti contribuissimo in ragione della nostra condizione economica, tutti pagheremmo meno (molto meno) e avremmo la concreta possibilità di avere a disposizione servizi migliori” ha poi concluso Ruffini.

Come Ruffini ha cambiato il Fisco

Durante la direzione di Ruffini l’Agenzia delle entrate è cambiata profondamente. Negli ultimi 9 anni il fisco italiano ha subito una digitalizzazione molto rapida, recuperando un ritardo tecnologico accumulato nel primo decennio del secolo. Tra le misure più importanti ci sono il modello 730 precompilato, che ha semplificato la dichiarazione dei redditi di milioni di italiani, e l’obbligo di fattura elettronica.

Queste misure hanno anche aiutato a ridurre l’evasione fiscale. Dal 2017 in poi il sommerso ha continuato a calare dopo anni di stabilità, scendendo da 108,4 miliardi di euro a 82 miliardi nel 2021, dato poi rimasto simile fino al 2024. La percentuale del totale dovuto evasa ha raggiunto il 15%.

Ruffini ha ance dovuto gestire il periodo pandemico, in cui l’Agenzia delle entrate ha avuto un ruolo importante nei sollievi distribuiti dal Governo alla popolazione in difficoltà: “Quel periodo, che ci è valso il soprannome di Agenzia delle uscite: in un momento drammatico, abbiamo consentito al governo di erogare le risorse direttamente sul conto corrente degli aventi diritto nell’arco di una decina di giorni appena. Solo di contributi a fondo perduto parliamo di 8 milioni di pagamenti e 25 miliardi immessi nell’economia reale” ha raccontato l’ex direttore.

Pronto a scendere in politica?

Qualcuno ora parla di una sua possibile candidatura tra le fila della sinistra, all’interno di una nuova compagine, qualcuno lo vede persino al posto dell’attuale sindaco di Milano Beppe Sala. Ma è lo stesso Ruffini a smentire.

“Ci sono domande a cui si risponde con un sì o con un no. E la mia risposta è no. Avevo già smentito dopo i primi articoli di stampa. Lo ripeto”. Spiega ancora che “non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette e il senso civico per una scalata di potere. Non scendo e non salgo da nessuna parte”.

Ruffini ha detto anche di aver incontrato mercoledì scorso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per avvisarlo. Le dimissioni, spiega, sono “l’unico modo per rimanere me stesso. Sono un avvocato che da tanti anni scrive e partecipa a incontri pubblici su ciò che ci unisce, come la Costituzione e l’uguaglianza. Ho letto però che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo. E che dunque dovrei tacere oppure lasciare l’incarico. La mia unica bussola in questi anni è stata il rispetto per le leggi e per il mandato che mi è stato affidato, perché il senso più profondo dello Stato è questo: essere al di sopra delle parti, servire il bene comune”.

Le reazioni della politica

Intanto sono arrivate immediate le prime reazioni da parte della politica. Tra i primi a far sentire la propria voce Ignazio La Russa. “Ruffini ha fatto bene a dire quello che pensa. Io non so se abbia detto bene, ma se pensa quello perché non dirlo” ha commentato il presidente del Senato ad Atreju, l’annuale festa di Fratelli d’Italia.

Matteo Renzi era intervenuto sull'”affaire Ruffini” già ieri a Skytg24: “Se vuole correre lo faccia, ma gli do due consigli gratis: deve dimettersi dall’Agenzia delle Entrate, non può fare il manager del governo e il leader dell’alternativa, e deve scegliere un portavoce diverso. Io vorrei prendere i voti di chi ha votato Forza Italia, non ha votato o è deluso da Meloni. Così si vince».