La Commissione europea ha ritirato la proposta di modifica al regolamento che avrebbe dovuto imporre il dimezzamento dell’utilizzo di pesticidi in agricoltura entro il 2030. La riforma era già stata respinta e modificata a novembre dal Parlamento europeo ed era al centro delle manifestazioni degli agricoltori che si sono diffuse in tutta l’Unione europea nelle ultime settimane.
Le proteste degli agricoltori avevano raggiunto la sede del Parlamento europeo a Bruxelles, dove alcuni manifestanti avevano abbattuto la statua di un lavoratore nella piazza di fronte all’edificio. La presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha anche aggiunto che una nuova proposta di modifica al regolamento sui pesticidi verrà presentata in futuro.
Von der Leyen ritira la riforma sui pesticidi
Martedì la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato, durante un intervento al Parlamento europeo, che l’organo di governo dell’UE ritirerà la proposta di riforma al regolamento sui pesticidi. La legge era già stata respinta dai parlamentari a novembre e si poneva come obiettivo quello di imporre il dimezzamento dell’utilizzo di pesticidi in agricoltura entro il 2030.
La riforma di questo regolamento era una delle ragioni per cui gli agricoltori avevano cominciato a protestare in tutta Europa. Il 1 febbraio le manifestazioni si sono estese anche a Bruxelles, sede del Parlamento europeo, creando disagi e danneggiando la città belga.
“Gli agricoltori hanno bisogno di un’argomentazione commerciale valida per le misure di miglioramento della natura, e forse noi non l’abbiamo fatta in modo convincente. Di un vero e proprio incentivoche vada oltre la semplice perdita di resa. I sussidi pubblici possono fornire tali incentivi” ha dichiarato Von der Leyen.
La presidente ha anche ribadito che l’argomento va comunque affrontato, affermando che proporrà altre modifiche che vengano incontro alle richieste degli agricoltori. Il mandato di questa Commissione scade però tra pochi mesi, quando le elezioni europee rinnoveranno il Parlamento.
Le proteste degli agricoltori in Europa e in Italia
Fin dalle prime settimane di gennaio, in diverse parti d’Europa, gli agricoltori hanno cominciato a manifestare contro diverse iniziative del Green Deal europeo che potrebbero colpire il settore. L’agricoltura e l’allevamento producono circa il 20% delle emissioni di gas serra dell’UE e contribuiscono per l’1,4% del PIL dell’Unione. Al settore sono destinati circa il 25% dei fondi del bilancio europeo, 55 miliardi di euro ogni anno.
Partite dalla Francia, le manifestazioni, che prevedono spesso blocchi stradali attuati con mezzi agricoli come i trattori, si sono estese alla Spagna, ai Paesi Bassi, alla Polonia e anche all’Italia. Gli agricoltori hanno protestato però anche fuori dall’Unione europea, come nel Regno Unito o in Serbia.
In Italia le proteste si sono concentrate su due fronti. Da una parte gli agricoltori sono contrari all’obbligo, inserito nell’ultimo aggiornamento della PAC, la politica agricola comunitaria, di lasciare il 4% dei campi liberi da coltivazioni per migliorare le condizioni del terreno e garantire la biodiversità. Un obbligo già ammorbidito dalla Commissione, che ha permesso di piantare colture considerate benefiche per il suolo.
Dall’altra gli agricoltori italiani protestano contro una decisione del Governo Meloni, quella di sospendere uno sconto fiscale sull’Irpef introdotto nel 2016 dal Governo Renzi. Una proposta di Fratelli d’Italia vorrebbe reintrodurlo per chi guadagna meno di 10mila euro.