Da una parte Matteo Salvini che scalpita per dare prova che il Ponte sullo Stretto s’ha da fare, dall’altra gli esperti che si sfilano via da valutazioni che non hanno mai firmato e di cui non si vogliono prendere la responsabilità. Il rischio, che esiste e di cui non si discute abbastanza, è di progettare un nuovo disastro del Vajont, ovvero una struttura utile sì, ma che venne costruita occultando la non idoneità della stessa rispetto al territorio. Il risultato più drammatico. La situazione è diversa, ma il giallo della valutazione sul rischio sismico allegato al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto, di cui l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia non sapeva nulla, certo non rassicura chi già aveva dei dubbi sul mega progetto. Il deputato di Alleanza verdi e Sinistra Angelo Bonelli ha portato le prove che non ci sono sufficienti studi sulle faglie dello Stretto per dire che non sono più attive e quindi non pericolose per la sicurezza del progetto.
L’Ingv smentisce: mai fatta valutazione sismica per il Ponte
Angelo Bonelli ha scoperto un piccolo, ma non irrilevante, dettaglio sul progetto finito del Ponte sullo Stretto. In questo è presente una valutazione del rischio sismico, dubbio e paura lecita in fase di ideazione della struttura che vuole collegare Sicilia e Calabria. Sembra che l’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, non abbia dato quel via libera che sembra invece esserci.
Come è stato scoperto? In risposta alle domande del deputato, il presidente dell’Ingv, Carlo Doglioni, ha scritto due lettere nelle quali, con fermezza, dichiara che l’istituto non ha mai realizzato alcuna valutazione sismica per il Ponte sullo Stretto. Nel testo delle lettere, ora inviate al ministero, Doglioni ha dichiarato: “Smentisco qualsiasi coinvolgimento dell’Ingv come istituzione nell’analisi del rischio sismico e di faglie attive nel progetto definitivo del Ponte sullo Stretto”.
Doglioni ha precisato che i due tecnici dell’istituto, coinvolti in maniera personale e non ufficiale, hanno svolto solo limitati studi bibliografici, senza quindi presentare una valutazione completa e formale dell’Ingv. “L’Ingv come istituzione non ha mai firmato o approvato alcun documento per la valutazione sismica di questo progetto”, ha ripetuto, aggiungendo che l’istituto si occupa di garantire che ogni analisi geologica e sismica sia svolta con il massimo rigore e sulla base di dati aggiornati e completi.
I dubbi sulle faglie attive: servono studi aggiornati
Le lettere non si limitano a smentire, ma fanno emergere nuovi dubbi sulla fattibilità del progetto in assenza di studi più approfonditi. Il presidente Doglioni ha infatti espresso preoccupazione per la mancanza di studi recenti sulle faglie attive nell’area dello Stretto di Messina. Ha chiarito che il progetto presenta “esami approfonditi insufficienti” e coefficienti sismici che potrebbero essere “sottostimati rispetto alla pericolosità dell’area tra la Sicilia e la Calabria”. La valutazione allegata al progetto non suggerisce un rischio sismico nella regione, che invece esisterebbe almeno fino alla smentita che solo dei dati più approfonditi possono dare.
Nella documentazione fornita dalla società Stretto di Messina al ministero, si fa riferimento a una “relazione del dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza di Roma e dell’Ingv”, ma Doglioni ha specificato che tali documenti non rappresentano una vera e propria valutazione complessiva della sicurezza sismica dell’area, bensì solo una raccolta di dati di consultazione. Di fronte a questa situazione, il presidente dell’Istituto ha richiesto che il progetto venga sottoposto a “una valutazione aggiornata e approfondita delle faglie sismiche attive, per assicurare la sicurezza dell’opera e delle persone che ne faranno uso”.
In particolare viene citata la faglia Cannitello, presente nella zona dove dovrebbe poggiare il pilone del ponte, nel lato calabro. Secondo la valutazione presentata dalla società, la faglia non è più attiva. Ma “per valutarne la potenziale attività sarebbe necessario effettuare studi tramite trincee paleosismologiche che non risultano allo scrivente essere state realizzate recentemente da personale Ingv”, scrive ancora Doglioni.
Infine ci sono dubbi anche sui coefficienti di resistenza alle accelerazioni sismiche. Doglioni scrive:
Nella documentazione disponibile come riferimento di terremoto per il progetto del Ponte l’accelerazione al suolo utilizzata risulta essere di 0,58 a l’Aquila si sono registrate accelerazioni fino a 0,66 e ad Amatrice fino a 0.95. Ma lo Stretto di Messina può essere epicentrale per eventi sismici con accelerazioni facilmente superiori a 1 ma possibili anche fino a 1,5 – 2.
Il deputato Bonelli chiede spiegazioni
A quel punto, con le nuove informazioni, il deputato Angelo Bonelli ha chiesto spiegazioni urgenti alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Non possiamo approvare un’opera come il Ponte sullo Stretto senza dati scientifici completi e aggiornati sul rischio sismico,” ha sottolineato Bonelli. L’invito alla premier è di prendere una posizione chiara sull’aspetto più cruciale del progetto: la sicurezza.
“Meloni non può più stare in silenzio di fronte a quello che sta emergendo – ha commentato – l’Ingv non è stata coinvolta nella valutazione di un’opera così importante e unica al mondo e Doglioni denuncia chiaramente la mancanza di esami e coefficienti sottostimati. La premier deve dare una risposta anche sulla deroga all’inedificabilità prevista da una circolare della Protezione civile su opere su faglie sismiche”.
Le lettere del presidente dell’Istituto sono state inviate dal deputato Bonelli anche alla commissione Via, che la settimana prossima è chiamata a dare un parere sul progetto definitivo, e alla commissione Grandi rischi della Protezione civile. Era già stato presentato un esposto alla procura di Roma, ma la smentita di Doglioni è un elemento nuovo e che aggrava la posizione del progetto. La sicurezza non è mai troppa in casi simili, anche perché il Ponte sullo Stretto (se è da fare con 15 miliardi di euro degli italiani) deve essere fatto bene.