Draghi lascia e mette in guardia i ministri: come sbrigare gli affari correnti?

Dalle emergenze ai decreti da attuare: cosa potranno ancora fare il premier dimissionario e i suoi ministri? Il tempo stringe e i dossier sono tanti

Le dimissioni di Mario Draghi dalla carica di Presidente del Consiglio e il conseguente scioglimento della Camere annunciato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno causato un autentico terremoto politico. Le conseguenze della crisi istituzionale rischiano però di abbattersi anche su una serie di provvedimenti molto importanti previsti dall’agenda dell’Esecutivo.

Tra questi spiccano senza dubbio il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e il Decreto Aiuti (dell’agenda fitta del Governo abbiamo parlato qui), per definire i quali l’amministrazione Draghi lavorerà ancora fino alla formazione del nuovo Governo. Ma cosa potrà ancora fare, nel concreto, il premier dimissionario?

Come funziona il disbrigo degli affari correnti

“Ci sarà ancora tempo per i saluti. Ora rimettiamoci al lavoro“, ha detto Draghi ai suoi ministri nel Cdm post dimissioni. L’Esecutivo è infatti chiamato al disbrigo degli affari correnti e ad affrontare i temi più caldi come la crisi economica ed energetica, l’inflazione e il ruolo legato alla guerra in Ucraina. Il come lo ha spiegato lo stesso premier in un comunicato.

Il Governo Draghi “rimane impegnato nell’attuazione delle leggi e delle determinazioni già assunte dal Parlamento e nell’adozione degli atti urgenti, compresi gli atti legislativi, regolamentari e amministrativi necessari per fronteggiare le emergenze nazionali, le emergenze derivanti dalla crisi internazionale e la situazione epidemiologica da Covid-19″. Ai dossier aperti si aggiunge inoltre “l’attuazione legislativa, regolamentare e amministrativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC)”.

Per contro l’Esecutivo non esaminerà nuovi disegni di legge, “salvo quelli imposti da obblighi internazionali e comunitari” (compresi dunque quelli collegati all’attuazione di PNRR e PNC). Saranno infine licenziati i decreti legislativi, compresi quelli previsti da PNRR e PNC (e la riforma delle pensioni? Nel 2023 si torna alla Fornero).

Il capitolo nomine

Tra le facoltà dell’amministrazione Draghi ci sarà quella di “procedere soltanto a nomine, designazioni e proposte strettamente necessarie, perché vincolate nei tempi da leggi o regolamenti”, e cioè “derivanti da esigenze funzionali, non procrastinabili oltre i termini di soluzione della crisi, per assicurare pienezza e continuità nell’azione amministrativa”.

In poche parole, ogni nuova iniziativa in ambito nomine “dovrà essere preventivamente sottoposta all’assenso del Presidente del Consiglio, al fine di assicurare uniformità di comportamenti”.

Cosa dovranno fare i ministri?

E i ministri? Il documento garantisce la “partecipazione di rappresentanti del governo in Assemblea e nelle Commissioni per l’esame dei disegni di legge di conversione dei decreti legge e nelle altre occasioni in cui sarà richiesta dalle Camere”. A tutti i ministri è stato dunque richiesto di “predisporre ogni utile elemento e documentazione riguardo l’organizzazione e il funzionamento dei Ministeri e dei Dipartimenti cui sono preposti, nonché sullo stato delle attività e delle iniziative in corso, al fine di una completa e tempestiva informazione nei confronti della presidenza del Consiglio”. Dovranno inoltre fornire un elenco con tutte le attività amministrative in corso di esecuzione o comunque in scadenza.

Nella circolare viene infine sottolineato che il Ministero dell’Economia e delle Finanze, guidato da Daniele Franco, “eserciterà i diritti dell’azionista nelle società partecipate, previo assenso del presidente del Consiglio”. Resta invece salva l’autonomia di soggetti disciplinati da statuti o regole privatistiche che li sottraggono a direttive o a indirizzi di governo”.