Body shaming: cosa significa, cos’è successo a Sanremo e cosa prevede la legge per questo reato

Da Sanremo parte un procedimento per bodyshaming. Ma di cosa parliamo esattamente quando utilizziamo questo termine e cosa prevede la legge a riguardo?

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il Direttore Generale della Rai, Roberto Sergio, ha richiesto l’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti di un giornalista della rete pubblica, accusato di aver pubblicato un tweet su X considerato offensivo nei confronti di un’artista partecipante al Festival di Sanremo 2024, che sembra essere BigMama. Al momento, non è stato specificato chi sia il giornalista responsabile del tweet incriminato.

Che cos’è il body shaming

Il concetto di “body shaming” si riferisce alla pratica di umiliare o criticare qualcuno per il suo aspetto fisico, utilizzando insulti, derisioni, giochi di parole o allusioni in maniera persistente e sistematica. Il veicolo di diffusione di questi insulti sono spesso i social media, che ne amplificano anche la percezione per la persona che subisce la molestia.

Non esiste una definizione standardizzata di body shaming, poiché è un termine che si è diffuso principalmente nella cultura popolare e nell’ambiente del web. Oggi questa pratica è considerata una forma di violenza che sfrutta le insicurezze riguardo al corpo e può manifestarsi attraverso bullismo, cyberbullismo o discorsi offensivi legati all’aspetto fisico.

I social media, oltre a promuovere stereotipi di bellezza irrealistici e pressioni sul corpo, amplificano gli insulti e le offese, consentendo agli aggressori di deridere l’aspetto fisico delle persone, proteggendosi dietro un nickname che ne garantisce l’anonimato. Tali comportamenti possono includere commenti negativi su foto personali, meme offensivi e discussioni pubbliche sull’aspetto delle persone.

Il body shaming è un’azione intenzionale e aggressiva, spesso perpetrata in gruppo e può essere associato ad altri comportamenti dannosi come il bullismo, la discriminazione razziale o di genere, il cyberbullismo e il sessismo.

Cosa prevede la legge

Nelle sue forme più gravi, il body shaming può configurarsi come un reato, integrando gli elementi tipici di altre condotte punibili dalla legge, come la diffamazione e lo stalking.

La diffamazione, regolata dall’articolo 595 del codice penale, consiste nell’offendere la reputazione di qualcuno comunicando con più persone: “Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 1.032 euro”. Tale reato può essere aggravato se perpetrato attraverso la rete e i social network.

Lo stalking, invece, si configura quando la condotta denigratoria è ripetuta nel tempo e provoca un malessere psicologico che costringe la vittima a modificare le proprie abitudini di vita.

Quando il body shaming avviene tramite internet, può essere assimilato al cyberbullismo e viene tutelato attraverso le norme specifiche previste dalla legge, come l’oscuramento del sito in cui avviene la denigrazione, il reclamo al Garante della Privacy o l’intervento del questore.

Nei casi più gravi, il body shaming può configurare il reato di istigazione o di aiuto al suicidio, punito con la reclusione se il suicidio avviene o se dal tentativo di suicidio derivano lesioni personali gravi o gravissime

La persona vittima di body shaming ha il diritto di denunciare il reato, rivolgendosi alla polizia o a qualsiasi altra autorità competente. Una volta ricevuta la denuncia, le forze dell’ordine procederanno con le opportune indagini al fine di individuare e portare in giudizio l’autore del reato.