Rumori molesti in condominio, cosa non si può fare e quando scatta il reato

Cosa fare se vivi in condominio e il vicino fa troppo rumore: quali sono le tutele previste dalla legge e quando il comportamento costituisce reato

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Manuela Margilio

Content Specialist in diritto, fisco e immobilare

Esperta di diritto, sul web collabora con diverse riviste occupandosi del settore immobiliare e fiscale.

Vivendo in un condominio talvolta si è costretti a subire dei rumori molesti provenienti da impianti di vario genere, come ascensori, condizionatori o causati da comportamenti inopportuni da parte dei vicini. Si pensi al ticchettio dei tacchi o allo spostamento di mobili o ancora all’attivazione di elettrodomestici come lavatrici e aspirapolveri a tarda ora.
Secondo la Corte di Cassazione il rispetto della qualità della vita ha importanza prioritaria e pertanto, superato un certo grado di sopportazione, il rumore deve essere interrotto.
Quando si parla di rumori molesti in condominio non necessariamente la condotta di chi ha posto in essere il fatto lesivo integra la fattispecie di reato. Solo in alcuni casi si configura il reato di disturbo alla quiete pubblica. In altre situazioni invece è possibile che il comportamento dannoso sia configurabile come un illecito civile che comporta una tutela differente ma ugualmente incisiva. Vediamo più nel dettaglio in quali casi siamo in presenza di un illecito civile e quando invece il comportamento fastidioso è riconducibile ad una fattispecie penale secondo i criteri resi noti di recente dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 2071/2024.

Quando il rumore in condominio può essere intollerabile

È indiscutibile il fatto che i rumori particolarmente intensi possano pregiudicare la qualità della vita e costituire una lesione della propria salute o, più in generale, del proprio benessere fisico e psichico.
Il proprietario di un immobile può impedire le immissioni di rumore provenienti dal fondo del vicino solo quando, in base alla legge, sono da considerarsi intollerabili.
A stabilirlo è il codice civile all’articolo 844, norma che disciplina i casi di interferenza nel godimento del proprio immobile da parte di chi abita vicino. Ai sensi di tale disposizione il criterio legale per la soluzione del conflitto è quello della normale tollerabilità. Il proprietario di un’unità immobiliare non può impedire immissioni o propagazioni provenienti dall’abitazione vicina se esse non superano la capacità di sopportazione dell’uomo medio, soglia oltre la quale risultano insopportabili. Solo in caso di accertata intollerabilità si potrà pretendere l’adozione di misure particolari e, qualora ciò non bastasse, si potrà ottenere, tramite ricorso all’Autorità Giudiziaria, l’inibizione dell’attività molesta.
A questo punto bisogna capire quando un rumore può dirsi intollerabile poiché nella norma non viene indicata una soglia precisa. La norma pone infatti un criterio generico per affermare quando le immissioni di rumore possono essere vietate. Ecco che, a tal fine, interviene la giurisprudenza la quale, nella varie pronunce ha individuato dei criteri più precisi in fase di applicazione del dispositivo legislativo.
Il primo di essi è la condizione dei luoghi. I Giudici sono soliti effettuare un confronto tra il cosiddetto rumore di fondo, ovvero quello dell’ambiente circostante in cui gli immobili in questione si trovano e il rumore molesto proveniente dal vicino. Sono state individuate delle misure precise che consentono di considerare intollerabile l’immissione acustica quando:
• il rumore supera di oltre 5 decibel il rumore di fondo nella fascia oraria che va tra le 6 del mattino e le 22 di sera;
• il rumore supera di oltre 3 decibel il rumore di fondo nelle restanti ore notturne.
È evidente dunque anche l’importanza dell’orario in cui si svolgono le attività rumorose e non solo l’intensità del rumore stesso.
L’elemento quantitativo non è l’unico preso in considerazione dagli organi giudicanti. Di rilievo è anche la collocazione geografica: questo sta a significare che occorrono maggiore flessibilità e tolleranza se ci si trova vicino ad un aeroporto o in un’area metropolitana; mentre il metro di giudizio sarà più restrittivo e rigoroso nei confronti di chi vive in campagna in un luogo isolato e silenzioso.
Da considerare, inoltre il protrarsi dell’emissione rumorosa. Un rumore occasionale, anche se intenso, è più facilmente tollerabile.
Ci sono poi alcuni rumori che, per quanto fastidiosi, non possono essere vietati come quelli per i lavori di ristrutturazione che tra l’altro solitamente si sentono per lunghi periodi. In questo caso, sarà dovere del proprietario dell’immobile attivarsi affinché i lavori non vengano svolti dall’impresa durante le ore che tipicamente vengono destinate al riposo.

Come far cessare il rumore molesto in condominio

Nel caso in cui i rumori provenienti dal vicino siano intollerabili si potrà ottenere la cessazione degli stessi con l’inibizione della condotta lesiva da parte del giudice. Inoltre, si potrà richiedere il risarcimento dei danni a condizione che venga dimostrata una compromissione della qualità della vita o la lesione del diritto alla salute.
Per la prova dell’intollerabilità occorrerà produrre una perizia fonografica oppure avvalersi della prova testimoniale.
Per quanto concerne i danni subiti sarà necessario disporre di un idoneo certificato medico che attesti le lesioni provocate dalle immissioni acustiche.

In quali casi l’attività rumorosa costituisce reato

Nel caso in cui il rumore abbia superato la normale tollerabilità non è detto che la condotta lesiva costituisca reato. Affinché il comportamento integri la fattispecie di reato di cui all’articolo 659 del codice penale intitolato disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone è necessaria la presenza di alcuni requisiti. L’immissione rumorosa deve essere estesa e riguardare un numero indeterminato di persone. Non rileva il fatto che la querela venga presentata da un solo soggetto. Il fatto che sia solo una persona molestata a lamentarsi non impedisce il configurarsi del reato se ad essere infastidita sia una molteplicità di persone.
Il codice penale mira a salvaguardare l’ordine pubblico e la pubblica quiete.

Pertanto, all’interno di un condominio, affinché un comportamento rumoroso sia considerato un reato, il fastidio deve interessare non solo gli abitanti vicini alla fonte di rumore, ma una parte più ampia degli occupanti l’edificio. Immaginiamo, per fare un esempio, un cane che fuori nel terrazzo abbai tutta la notte perché i padroni sono andati via per un week end. Il rumore fastidioso è lesivo nei confronti di una moltitudine di persone e per questo suscettibile di essere considerato penalmente rilevante. Non lo stesso si può dire nel caso in cui il cane dentro casa infastidisca unicamente il condomino del piano di sotto. In tal caso l’immissione rumorosa potrà configurarsi unicamente come illecito civile e verrà inibita qualora sussistano i requisiti di cui al sopra citato articolo 844 del codice civile.