Nella giornata di ieri i mercati europei hanno aperto con prudenza mentre a Parigi si consumava l’ennesimo scossone politico. La caduta del governo guidato da François Bayrou, arrivata dopo appena nove mesi e accompagnata da una sfiducia parlamentare legata alla Legge di bilancio, ha riacceso i timori sulla stabilità della seconda economia dell’Eurozona.
I rendimenti obbligazionari continuano a salire. Le piazze annunciano nuove proteste. E gli scenari politici, che chiamano in causa direttamente Emmanuel Macron, spingono la Francia verso un passaggio decisivo con effetti che rischiano di superare i confini nazionali.
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Il governo Bayrou è caduto: cosa è successo
Il governo Bayrou è durato appena nove mesi. È caduto su una mozione di sfiducia legata alla Legge di bilancio francese e al piano di tagli da 44 miliardi. Non è stata l’opposizione a farlo inciampare, ma la sua stessa scelta di chiedere un voto di fiducia, trasformatasi in un boomerang.
Quella che doveva essere una prova di forza si è rivelata quindi una resa: ora Bayrou porterà le dimissioni a Emmanuel Macron.
Il ruolo di Macron nella crisi di governo
Quando Bayrou si presenterà all’Eliseo per consegnare le dimissioni a Macron, si apriranno tre strade:
- un nuovo premier che guidi fino al 2027;
- lo scioglimento del Parlamento con elezioni anticipate;
- le dimissioni dello stesso presidente, come extrema ratio.
La pista più probabile resta quella di un esecutivo capace di ottenere l’appoggio dei socialisti per far passare la Legge di bilancio e rassicurare i mercati.
Marine Le Pen, leader della destra, ha preso la palla al balzo lanciando l’idea del voto anticipato:
Sono un obbligo, non un’opzione.
La France Insoumise invoca invece le dimissioni di Macron, ipotesi che lui ha già scartato ma che un sondaggio Odoxa–Backnone dice condivisa dal 64% dei francesi.
Rischio paralisi politica e ricadute sull’Eurozona
L’uscita di scena di Bayrou rischia di aprire un nuovo vuoto di potere nella seconda economia dell’Eurozona. L’instabilità politica potrebbe frenare i piani di risanamento chiesti da Bruxelles e pesare sull’intera area valutaria.
La fase è resa ancora più delicata dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti a causa dei dazi, che aumentano l’incertezza sui mercati.
A peggiorare il quadro arrivano anche i dati industriali: a luglio la produzione francese è scesa dell’1,1% dopo il +3,7% di giugno, con cali marcati nell’aeronautica e nelle costruzioni spaziali.
Non ci sono stati al momento grossi scossoni da parte dei mercati. Gli investitori hanno messo sul piatto da un lato dati positivi, dall’altro il nuovo terremoto politico a Parigi. Alla fine il bilancio è stato di piccoli rialzi: lo STOXX 600 ha segnato +0,33% e il CAC 40 circa +0,4%.
Obbligazioni francesi sotto pressione: rendimenti al livello del 2009
Il mercato del debito ha invece lanciato un campanello d’allarme. I titoli di Stato francesi, cioè i prestiti che il governo emette per raccogliere soldi (esattamente come accade in Italia), hanno visto aumentare i rendimenti fino ai livelli più alti dal 2009.
La Francia ora deve pagare di più per farsi prestare denaro. Questo succede perché gli investitori temono che il Paese non riesca a ridurre un deficit vicino al 6% del Pil e un debito che sfiora il 114%.