Part time, orario generico addio: per la Cassazione i turni vanno indicati nel contratto

Smontato un altro pezzo di Jobs Act: i giudici della Corte di Cassazione hanno stabilito che i contratti di lavoro part time devono contenere chiare indicazioni in merito all'orario di lavoro. In mancanza, via libera ai risarcimenti

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La Cassazione ha stabilito che anche i contratti di lavoro part time devono contenere chiare indicazioni in merito agli orari di lavoro che il dipendente andrà a svolgere. La ratio alla base della decisione (ordinanza n. 11333/2024) è quella di permettere ai lavoratori di potersi organizzare nel resto della giornata per disporre a proprio piacimento del tempo libero o per potersi dedicare a un’altra attività lavorativa part time così da realizzare una retribuzione totale sufficiente a garantire un’esistenza dignitosa. Ma anche per poter programmare per tempo le ferie.

Cassazione VS Jobs Act

Addio dunque ai turni di lavoro scoperti solo la settimana prima, pratica particolarmente diffusa nel turismo e nel terziario in generale, anche in grandi aziende.

Fino a oggi la legge garantiva ai datori di lavoro la possibilità di non indicare gli orari nei contratti individuali, ma permetteva il rinvio dell’indicazione ad atti esterni come la periodica assegnazione dei turni. I supremi giudici hanno ora puntualizzato che tale informazione è essenziale e che pertanto va specificata nel contratto di assunzione.

La Cassazione ricorda poi che secondo il Jobs Act (art. 10, comma 2 del dlgs. 81/2015) quando nel contratto di lavoro part time, orizzontale o verticale che sia, manca una precisa indicazione della collocazione dei turni di lavoro, deve provvedere il giudice.

Una differente interpretazione, argomentano i supremi giudici, confliggerebbe con gli articoli 36 (diritto all’esistenza libera e dignitosa) e 38 (diritti previdenziali) della Costituzione.

La Cassazione, dunque, va a smontare un altro pezzo del Jobs Act dopo avere già riscritto recentemente parte della legge in merito alle tutele crescenti.

Le sentenze

Il lavoratore che si sia visto modificare l’orario può pretendere che alla sua retribuzione ordinaria venga sommata una cifra a a titolo di risarcimento del danno. La magistratura si è già mossa per tempo su questo fronte, ben prima che arrivasse l’ordinanza della Cassazione: la sezione lavoro della Corte d’appello di Milano ha garantito una maggiorazione sulla busta paga pari al 5% (sentenze n. 1115/2019 e n. 763/2023) mentre il Tribunale di Milano, sempre sezione lavoro, ha stabilito maggiorazioni del 10% e 12% (sentenze n. 3184/2023 e n. 1041/2023).

Il contratto di lavoro part time

Il lavoro part time, detto anche contratto di lavoro a tempo parziale, è caratterizzato da un orario di lavoro inferiore rispetto a quello full time previsto dalla legge in 40 ore settimanali o dal contratto collettivo. La scelta del part time è stabilita dal contratto individuale di lavoro. Il lavoro part time può essere:

  • di tipo orizzontale se il dipendente presta la sua opera ogni giorno per un orario inferiore rispetto all’orario normale giornaliero;
  • di tipo verticale se il dipendente lavora a tempo pieno ma unicamente in alcuni giorni della settimana, del mese o dell’anno;
  • di tipo misto se il lavoratore si trova a operare in una combinazione delle due forme precedenti.