Case Green, adeguarsi alla Direttiva Ue costerebbe all’Italia 180 miliardi di euro

Il calcolo è stato fatto da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, ed è comparabile con quanto è stato speso nell'ultimo triennio

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Circa 180 miliardi di euro. Tanto ci costerebbe adeguarci alla direttiva Ue Casa Green (Energy Performance of Buildings Directive) qualora venisse recepita dall’Italia, stando a un modello elaborato ad hoc da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano. Questa cifra è comparabile a quanto è stato speso nell’ultimo triennio tra superbonus, ecobonus e bonus casa, ma per essere efficace dovrebbe essere distribuita su un numero molto più ampio di edifici, in particolare quelli nelle peggiori condizioni appartenenti alla classe G. Questi edifici, che sono circa 5 milioni (il 40% dell’intero parco immobiliare italiano), necessitano di interventi significativi, con quasi la metà di essi che deve essere adeguata. Si tratta di interventi che l’Italia dovrà comunque effettuare, prima o poi, per poter raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che si è prefissata.

Obiettivi e costi della direttiva Case Green per il 2030

Case Green, il piano europeo che definisce i requisiti energetici per gli edifici entro il 2030, impone all’Italia una sfida ambiziosa: ridurre il consumo di energia primaria per gli edifici residenziali del 16% rispetto al 2020. Si tratta di un taglio di 6,32 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), che dovrà avvenire principalmente (55%, pari a 3,46 Mtep) attraverso l’efficientamento energetico degli immobili in classe G, i più inefficienti.

Secondo l’Energy Efficiency Report 2024 di E&S, presentato al Politecnico di Milano, gli interventi sugli edifici di classe G avranno un costo compreso tra i 93 e i 103 miliardi di euro. Per raggiungere l’obiettivo completo del 16% di risparmio, considerando anche gli edifici delle altre classi energetiche, il costo complessivo potrebbe arrivare a circa 180 miliardi di euro (tra 169 e 187).

L’adeguamento agli standard di Casa Green rappresenta un investimento significativo, ma offre anche importanti opportunità. L’efficientamento energetico degli edifici porterà a:

  • Riduzione delle emissioni di gas serra e contributo alla lotta ai cambiamenti climatici
  • Minori costi in bolletta per le famiglie e le imprese
  • Miglioramento del comfort abitativo
  • Creazione di posti di lavoro nel settore delle ristrutturazioni e dell’efficienza energetica
  • Sviluppo di un’economia più verde e sostenibile

Per centrare gli ambiziosi obiettivi di Casa Green, sarà necessario un impegno congiunto da parte del governo, delle imprese e dei cittadini. Alcune delle soluzioni possibili includono:

  • Incentivi mirati e semplificati per le ristrutturazioni energetiche
  • Assistenza tecnica e informativa per aiutare i cittadini a comprendere le opportunità e i benefici dell’efficienza energetica
  • Sviluppo di modelli di finanziamento innovativi per facilitare l’accesso al credito per le ristrutturazioni
  • Promozione di una cultura dell’efficienza energetica attraverso campagne informative e di sensibilizzazione

La sfida di Casa Green è complessa, ma rappresenta un’occasione unica per l’Italia per modernizzare il proprio parco immobiliare, ridurre l’impatto ambientale e creare un futuro più sostenibile.

Casa Green, necessario un piano d’azione massiccio per il risparmio energetico

“Per centrare gli obiettivi di Casa Green in Italia non bastano incentivi mirati a pochi edifici, come è stato fatto in passato. Serve un piano d’azione di ben altra portata, che coinvolga un numero molto più ampio di immobili su tutto il territorio nazionale”, ha spiegato Vittorio Chiesa, direttore di E&S. La sfida è complessa: gestire un numero enorme di cantieri in pochi anni, reperire i materiali necessari a prezzi ragionevoli e reperire le risorse finanziarie per gli interventi.

Parte dei fondi potrebbe arrivare dai nuovi piani di finanziamento europei, ma non è sufficiente. Occorre una pianificazione attenta e la creazione di strumenti di supporto dedicati alla riqualificazione energetica degli edifici, un tema che al momento non è prioritario nell’agenda politica italiana.

È fondamentale ricordare che, senza interventi sul patrimonio edilizio, l’Italia non potrà raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti. Sarà quindi necessario reperire le risorse necessarie, anche se distribuite su un periodo di tempo più lungo.

L’edilizia gioca un ruolo centrale nella lotta ai cambiamenti climatici. Investire nel miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici non solo riduce le emissioni di gas serra, ma porta anche a minori costi in bolletta per famiglie e imprese, migliora il comfort abitativo e crea posti di lavoro.

La sfida delle Case Green rappresenta un’occasione unica per l’Italia per modernizzare il proprio parco immobiliare, ridurre l’impatto ambientale e creare un futuro più sostenibile. È necessario un impegno congiunto da parte di tutti gli attori in gioco: governo, imprese e cittadini.

Investimenti in efficienza energetica in Italia nel 2023

Nel 2023, gli investimenti in efficienza energetica in Italia hanno raggiunto una cifra record, tra gli 85 e i 95 miliardi di euro. Un risultato reso possibile soprattutto dal traino del settore residenziale, dove il Superbonus ha fatto da protagonista assoluto, con investimenti tra i 55 e i 59 miliardi (il triplo rispetto al 2022). Bene anche il terziario, con circa 25-29 miliardi di euro.

Rimangono invece indietro la Pubblica Amministrazione e il settore industriale. La PA ha fatto affidamento principalmente su Prepac, Pnrr e Conto Termico, mentre l’industria ha comunque registrato un aumento del 20% rispetto al 2022. Il boom del residenziale ha favorito interventi che prima del Superbonus erano meno comuni, come l’installazione di cappotti termici e serramenti, che oggi rappresentano quasi il 50% degli interventi totali.

Tuttavia, con la fine o la forte riduzione di tutti i bonus legati all’efficienza energetica, il futuro è incerto. Per mantenere la crescita del settore e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, è necessario un piano strategico che definisca nuovi incentivi e strumenti di supporto adeguati.

Complessità e incertezza nel settore dell’efficienza energetica in Italia

Federico Frattini, vicedirettore di Energy&Strategy e responsabile del Report, descrive un quadro complesso e incerto per l’efficienza energetica in Italia. Da un lato, l’Europa ha alzato l’asticella degli obiettivi con l’Energy Efficiency Directive (Eed) e l’Energy Performance of Buildings Directive, che potrebbero influenzare le politiche nazionali anche a seguito delle recenti elezioni. Dall’altro lato, l’indice di propensione agli investimenti in efficienza energetica, misurato attraverso una survey, è in calo e gli operatori del settore esprimono preoccupazione per il futuro del mercato.

L’indice Odyssee-Mure, che valuta la performance energetica dei Paesi Ue sulla base di tre sotto-indicatori (livello attuale, trend e policies), colloca l’Italia al 22° posto su 27, evidenziando la necessità di un impegno maggiore per raggiungere gli obiettivi europei e sostenere la transizione energetica.

Sfide e prospettive dell’efficienza energetica nell’industria italiana

Un sondaggio di E&S sullo stato dell’efficienza energetica nelle imprese italiane, condotto tra aprile e maggio 2024 su 454 aziende di diversi settori, dipinge un quadro preoccupante. Circa il 45% degli intervistati non ha effettuato alcun investimento nel 2023, mentre il 55% che lo ha fatto si è concentrato principalmente sull’acquisto di tecnologie hardware (43%), con solo il 9% che ha investito anche in software.

Le principali motivazioni per gli investimenti in efficienza energetica sono la riduzione dei consumi (al primo posto) e la sensibilità del management ai benefici economici e ambientali, soprattutto per le tecnologie hardware. Tuttavia, la principale barriera all’adozione è il tempo di ritorno dell’investimento, considerato troppo lungo dalle aziende. Questo, insieme all’incertezza normativa, evidenzia la necessità di incentivi stabili.

Il vero campanello d’allarme emerge dalle intenzioni di investimento per i prossimi 5 anni. I dati mostrano un rallentamento significativo, con un possibile dimezzamento o addirittura un calo maggiore degli investimenti complessivi in efficienza energetica. Un confronto tra i risultati del sondaggio e i dati del precedente Energy Efficiency Report 2023 evidenzia un calo di interesse significativo per tecnologie come il fotovoltaico e i sistemi di aria compressa, così come per gli interventi sui processi produttivi.

Questo rallentamento avrà conseguenze negative:

  • Mancato raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione
  • Perdita di competitività per le imprese italiane
  • Maggiore dipendenza dalle importazioni di energia
  • Minore innovazione tecnologica

Per invertire questa rotta negativa, è necessario un impegno congiunto da parte di:

  • Governo: Incentivare gli investimenti in efficienza energetica con misure stabili e a lungo termine
  • Imprese: Investire in tecnologie innovative e adottare soluzioni di efficienza energetica per migliorare la propria competitività e ridurre l’impatto ambientale
  • Istituzioni di ricerca e formazione: Promuovere la conoscenza e la diffusione di tecnologie e soluzioni di efficienza energetica

Le Prospettive delle ESCo in Italia

Un’analisi condotta da E&S sulle ESCo (Energy Service Company) in Italia, che ha coinvolto 84 aziende tra ESCo indipendenti e ESCo di grandi Utility, ha rilevato un settore in crescita con un fatturato complessivo di circa 930 milioni di euro, di cui il 60% (557 milioni) generato nel comparto civile.

Il fotovoltaico si conferma una delle tecnologie di punta per le ESCo nel settore civile, proposta da oltre il 75% degli intervistati, con particolare successo nella Pubblica Amministrazione (97%) e nel Residenziale (86%).

La tipologia di contratto più diffusa è quella “chiavi in mano”, indipendentemente dal settore di riferimento. Tuttavia, è interessante notare che la modalità Epc (Energy Performance Contract) con rischio finanziario a carico del cliente è ancora poco diffusa.

Nonostante la concentrazione degli operatori nel settore, emerge che la logica di servizio energetico, che lega i risultati di risparmio agli interventi realizzati, non sia ancora pienamente sviluppata. Questo rappresenta un’opportunità di crescita per le ESCo che potrebbero differenziarsi offrendo modelli di business innovativi e maggiormente orientati al risultato.

Le ESCo in Italia hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica e decarbonizzazione del Paese. Tuttavia, per crescere e consolidarsi, il settore dovrà affrontare alcune sfide:

  • Sviluppare modelli di business più innovativi e focalizzati sul servizio energetico
  • Migliorare la capacità di comunicazione e sensibilizzazione del mercato
  • Aumentare la conoscenza e l’utilizzo della modalità EPC
  • Favorire la collaborazione tra ESCo, imprese e Pubblica Amministrazione

Superando queste sfide, le ESCo potranno giocare un ruolo chiave nella transizione energetica italiana, contribuendo a ridurre i consumi energetici, le emissioni di gas serra e i costi in bolletta per famiglie e imprese.

La direttiva Ue fa muovere il mercato immobiliare

Secondo un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Bilendi, quasi 2,5 milioni di proprietari stanno valutando la vendita della propria abitazione per timore di onerosi costi di ristrutturazione per adeguarsi agli standard energetici richiesti. Tuttavia, non tutti condividono questa visione pessimistica. Circa 2,9 milioni di italiani si mostrano più fiduciosi e ipotizzano addirittura che la direttiva non verrà applicata con rigore nel nostro Paese.

Indipendentemente dalle incertezze, la nuova normativa sta comunque influenzando le scelte di chi è in cerca di un’abitazione. Quasi 3 milioni di potenziali acquirenti hanno modificato i propri criteri di ricerca, privilegiando immobili ad alta efficienza energetica che non rientrano nell’obbligo di ristrutturazione. Questa tendenza è particolarmente diffusa nel Nord-Ovest (60%) rispetto alla media nazionale (50%).

Dall’altro lato, circa 800.000 persone stanno valutando l’acquisto di immobili con basse prestazioni energetiche, scommettendo su un possibile risparmio sul prezzo d’acquisto. Questa strategia è più diffusa nelle regioni del Centro Italia (18%) rispetto alla media nazionale (13%).

La direttiva Ue sulle case green sta indubbiamente accelerando la transizione verso un mercato immobiliare più efficiente dal punto di vista energetico. Tuttavia, il quadro rimane incerto, con dubbi sulla reale applicazione della normativa e strategie di acquisto diversificate tra i potenziali acquirenti. Il futuro del mercato immobiliare italiano dipenderà da come verranno attuate le disposizioni della direttiva e da come i cittadini e le imprese decideranno di adattarsi a questa nuova realtà.

Case Green, spese e preoccupazioni

In Italia, la direttiva Ue sulle Case Green potrebbe avere un impatto significativo sul parco immobiliare residenziale. Secondo le stime iniziali, circa 5 milioni di case potrebbero dover essere ristrutturate per adeguarsi ai nuovi standard energetici, con costi variabili tra i 20 e i 55 mila euro a famiglia.

Cifre di questo tipo non possono che generare preoccupazioni tra i cittadini. L’indagine condotta da Facile.it ha rilevato che il 43% di chi conosce la normativa teme di dover affrontare spese ingenti per la ristrutturazione della propria abitazione. Questa preoccupazione spinge molti a prendere in considerazione la vendita della casa, piuttosto che investire in interventi di efficientamento energetico.

Tra pessimismo e fiducia: le aspettative degli italiani

Non tutti, però, vedono la situazione in modo negativo. Il 15% degli intervistati si dice fiducioso che il governo erogherà aiuti statali per coprire parte delle spese di ristrutturazione. Questa speranza è particolarmente diffusa nelle regioni del Centro Italia, dove la percentuale sale al 18%.

Inoltre, circa 2,9 milioni di italiani ipotizzano che la direttiva non verrà mai applicata con rigore nel nostro Paese. Questa convinzione è più diffusa nel Nord-Ovest (10,5%) rispetto alla media nazionale (9%).

Incertezza e attesa per il futuro

Il quadro che emerge è dunque complesso e incerto. Da un lato, la direttiva Ue sulle Case Green rappresenta un’opportunità per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e ridurre l’impatto ambientale. Dall’altro, i costi elevati e le incertezze sulla reale applicazione della normativa generano preoccupazioni e timori tra i cittadini.

Come si evolverà il mercato immobiliare italiano di fronte a queste sfide? Solo il tempo lo dirà. Le decisioni future del governo, l’andamento dell’economia e la disponibilità di aiuti statali saranno fattori determinanti per il successo o meno della transizione verso un parco immobiliare più efficiente e sostenibile.