Rivalsa Inps al 4%, quando può essere applicata in fattura e come viene tassata

I professionisti possono applicare in fattura la rivalsa Inps al 4%. Ma attenzione: è una facoltà e non un obbligo. Ed è necessario pagarci le tasse sopra

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Cos’è la rivalsa Inps e a cosa serve? Si tratta di una maggiorazione massima del 4%, che viene applicata al compenso lordo che un libero professionista espone in fattura nel momento in cui la emette al proprio committente. Questa operazione la effettuano quanti sono iscritti alla Gestione Separata dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. L’applicazione della rivalsa Inps nella fattura, come ha chiarito lo stesso istituto, è facoltativa e deve scaturire da un preciso accordo tra le parti.

Ma quali sono i soggetti che possono inserire la rivalsa Inps? Lo possono fare i liberi professionisti che non sono obbligati ad iscriversi ad un cassa di previdenza – sono, in altre parole, i professionisti senza cassa – e che sono tenuti ad iscriversi obbligatoriamente alla gestione separata Inps, come prevede l’articolo 2, comma 26, Legge n. 335/95.

I liberi professionisti sono tenuti a versare i contributi previdenziali – che servono ad ottenere, in futuro, la pensione – alla cassa professionale di appartenenza. Onde evitare che si creino dei vuoti contributivi, l’Inps ha provveduto a creare una specifica gestione previdenziale alla quale si devono iscrivere i professionisti privi di una cassa previdenziale autonoma.

Ma vediamo nel dettaglio chi deve applicare la rivalsa Inps nel momento in cui emette le fatture.

Rivalsa Inps, perché può essere applicata

Quali sono i professionisti che possono applicare la rivalsa Inps? Volendo porre la domanda sotto un differente punto di vista, quali soggetti sono tenuti ad iscriversi alla gestione separata Inps?

Le due domande sono quanto mai connesse: la rivalsa Inps è, infatti, collegata all’iscrizione alla gestione separata Inps. Come abbiamo anticipato in precedenza, questa particolare gestione previdenziale coinvolge i professionisti che non sono dotati di un cassa di previdenza autonoma. A regolamentare questi soggetti ci ha pensato la Legge n. 4/2013: una normativa introdotta per fornire un preciso inquadramento ai professionisti che non sono inquadrati in Ordini, collegi o Albi. Entrando un po’ più nel dettaglio si tratta di:

Attività economiche anche organizzate, volte alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitabili abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, che però non risultano riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi.

A rientrare in questa definizione sono qualcosa come 200 attività, che nel nostro paese sono esercitate da almeno tre milioni di persone. Alcune di queste possono essere considerati come storiche. Stiamo pensando, solo per citarne alcune a:

  • amministratori di condominio;
  • tributaristi;
  • consulenti di investimento;
  • traduttori, bibliotecari;
  • tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, tecnici del controllo ambientale;
  • sociologi;
  • esperti in diagnostica dei beni culturali.

Altre, invece, si sono formate in tempi leggermente più recenti, come da esempio:

  • pubblicitario;
  • grafico;
  • consulente aziendale;
  • educatori;
  • pedagogisti;
  • guide turistiche.

Rivalsa Inps, quali soggetti la devono applicare

La rivalsa Inps del 4% deve essere applicata dai professionisti che sono tenuti ad iscriversi alla gestione separata Inps. Sono contribuenti che esercitano una professione abituale, anche se non esclusiva. O sono dei lavoratori autonomi, la cui attività non dia origine a reddito d’impresa. E che, soprattutto, non abbiano a disposizione una cassa professionale autonoma. Il sommarsi di tutte queste caratteristiche fa sì che questi soggetti siano tenuti ad iscriversi obbligatoriamente alla gestione separata dell’Inps.

Soffermiamoci un attimo sulla gestione separata Inps. Stiamo parlando di un regime obbligatorio, nel quale convergono i versamenti previdenziali dei professionisti che non hanno una cassa professionale di appartenenza. Il suo funzionamento è legato alla dichiarazione dei redditi del professionista: quest’ultimo determina – nel Modello Redditi PF – la base imponibile previdenziale, che deriva da quella legata alle imposte sui redditi.

La base imponibile varia a seconda del regime fiscale che viene utilizzato:

  • quanti hanno adottato il regime della contabilità semplificata determinano l’imponibile attraverso la differenza tra ricavi tassabili e costi deducibili;
  • chi ha adottato il regime forfettario determina l’imponibile utilizzando i coefficienti di redditività al fatturato. In questo caso non è prevista la deduzione analitica dei costi contenuti.

Quale aliquota previdenziale applicare

Quale aliquota previdenziale deve essere applicata? Ogni anno l’Inps stabilisce quale aliquota previdenziale debba essere applicata: oggi è fissato al 25,98%. Questa percentuale serve per sapere a quanto ammontano i contributi che deve versare il professionista.

Il versamento deve essere effettuato ogni anno utilizzando un Modello F24. Le scadenze da rispettare sono le stesse delle imposte sui redditi. È necessario passare alla casa alla seguenti scadenze:

  • 30 giugno: entro questa data si deve effettuare il versamento del saldo dell’anno precedente e del primo acconto dell’anno in corso;
  • 30 novembre: è il termine per effettuare il versamento del secondo acconto dell’anno in corso.

Rivalsa Inps del 4% in fattura

Come abbiamo visto i professionisti non dotati di una cassa previdenziale di appartenenza, devono iscriversi alla gestione separata Inps. L’articolo 1, comma 212, della Legge n. 622/1996 prevede che:

Ai fini dell’obbligo previsto dall’articolo 2, comma 26, della Legge n. 32/1995, i soggetti titolari di redditi di lavoro autonomo di cui all’articolo 49, comma 1, del DPR n. 917/76, hanno titolo di addebitare ai committenti, con effetto dal 26 settembre 1996, in via definitiva, una percentuale nella misura del 4% dei compensi lordi.

I professionisti, che sono iscritti alla gestione separata, possono – è una facoltà non un obbligo, come spiegato dall’Inps nella circolare n. 112/1996 – addebitare al proprio committente una maggiorazione del 4% del compenso concordato. In altre parole la rivalsa Inps per il professionista costituisce un contributo aggiuntivo al proprio reddito professionale. Lo scopo è quello di andare a addebitare al committente una quota di contributi che sono a carico del professionista.

Il fatto che venga applicata la rivalsa Inps non modifica il fatto che il professionista continui ad essere obbligato ad effettuare i versamenti dei contributi all’istituto. Con la rivalsa Inps, in altre parole, il professionista fa concorrere il committente alla propria contribuzione previdenziale. È bene sottolineare, ad ogni modo, che essendo una possibilità e non un obbligo, è necessario che ci sia un accordo tra le parti.

Le tasse sulla rivalsa Inps

L’articolo 25 del DPR n. 600/73 e la risoluzione n. 109/1996 prevedono che la rivalsa Inps del 4% sia assoggettata a ritenuta d’acconto e concorre a formare la base imponibile per l’IVA, ossia l’imposta sul valore aggiunto, così come previsto dall’articolo 13 del DPR n. 633/72.