Adesso torniamo alle urne: quando e come si vota

Con lo scioglimento delle Camere è stata decisa la data delle elezioni politiche, le prime che avverranno dopo l'estate nella storia d'Italia

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Con la crisi innescata dal Movimento 5 Stelle e il voto al Senato che ha chiarito l’impossibilità di andare avanti e trovare una maggioranza per Mario Draghi, l’unica strada percorribile per il presidente della Repubblica è stata quella di sciogliere le Camere. Cade l’esecutivo, e finisce una Legislatura caratterizzata da alleanze prima impensabili, iniziata con il governo gialloverde M5s-Lega, continuata con quello giallorosso M5s-PD, entrambi guidati da Giuseppe Conte, e terminata con le larghe intese dell’ex numero uno della BCE.

Elezioni anticipate, si vota il 25 settembre: perché è stata scelta questa data

Sergio Mattarella ha firmato i due decreti presidenziali, già pubblicati in Gazzetta Ufficiale, per lo scioglimento di Camera e Senato e per la convocazione degli italiani alle urne. La data delle prossime elezioni politiche sarà dunque quella di domenica 25 settembre 2022, l’unica utile secondo la legge.

Da regolamento, infatti, le consultazioni devono tenersi dopo un massimo di 70 giorni dallo scioglimento del Parlamento e un minimo di 60 giorni per permettere ai partiti di accedere alla corsa e dare il via alla campagna elettorale. Anche se a onor del vero è già partita in questi giorni con le dichiarazioni dei leader politici alla stampa.

Elezioni anticipate, le date da ricordare e le varie tappe delle consultazioni

  • Tra il 12 e il 14 agosto i partiti dovranno presentare i propri simboli al Ministero dell’Interno.
  • Tra il 21 e il 22 agosto dovranno invece consegnare alle Corti d’Appello le liste, le firme e i nomi dei candidati dei collegi uninominali.
  • Il 26 agosto inizierà ufficialmente la propaganda elettorale, cioè il periodo di 30 giorni in cui le città saranno tappezzate di manifesti.

Entro il 15 ottobre si terrà la prima seduta del nuovo Parlamento, che deve avere luogo “non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”, come sancisce la nostra Costituzione. Fino a quel momento i deputati e i senatori attuali continueranno a lavorare in continuità con il passato.

Dopo i risultati delle elezioni inizieranno le consultazioni del presidente della Repubblica, che dovrà indicare il nuovo capo di gabinetto sulle indicazioni dei partiti e valutando attentamente il sostegno parlamentare di cui godrà il nuovo premier. O la nuova premier, visto che per la prima volta potremmo avere una presidente del Consiglio donna, come spiegato qui.

Come voteremo il nuovo Parlamento, a numeri ridotti per la prima volta

Voteremo con il Rosatellum, la legge elettorale che non piace ai politici e di cui si è discusso spesso, senza però arrivare a una sintesi concreta. Funziona come segue.

  • Il 37% dei seggi è assegnato con un sistema maggioritario a turno unico per ogni collegio uninominale. In ciascun collegio è eletto il candidato più votato.
  • Il 61% è ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che superano le soglie di sbarramento.
  • Il 2% dei seggi è destinato al voto degli italiani all’estero, e viene assegnato con un sistema proporzionale che prevede il voto di preferenza.

La grande novità è che per la prima volta avremo un Parlamento dai numeri ridotti (qua la previsione di quanto risparmieremo con il taglio).

  • 400 deputati (148 eletti con l’uninominale secco, 244 con il proporzionale, 8 votati all’estero) e non più 630.
  • 200 senatori (74 eletti con l’uninominale secco, 122 con il proporzionale, 4 votati all’estero) e non più 315.

Insomma, cambia poco e cambia tutto, e anche gli equilibri di Camera e Senato, con relative maggioranze, ne risentiranno. Si vedrà nel concreto se la riforma fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle (e proposta da tutti i principali partiti in un momento o l’altro della Seconda Repubblica) per tagliare il numero dei rappresentati, nel concreto, servirà a dare più stabilità al governo che verrà.

Quella delle elezioni anticipate non era comunque la strada voluta dai cittadini, come vi abbiamo spiegato qui, con le opinioni degli italiani sulla crisi di governo.