Turismo Slow vs overtourism, il 78% degli italiani vuole sperimentare il turismo lento

Il turismo lento pone una forte enfasi sulla sostenibilità, sull'impegno con la cultura locale e sul pieno apprezzamento delle esperienze di viaggio

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

Gli italiani non vogliono rinunciare a viaggiare. E’ questo il dato che emerge dalla 23ma edizione dell’Holiday Barometer di Ipsos-Europ Assistance. Molti dati rilevanti per il turismo con un particolare focus sullo Slow Tourism: il turismo lento pone una forte enfasi sulla sostenibilità, sull’impegno con la cultura locale e sul pieno apprezzamento delle esperienze di viaggio. Viaggiare in modo lento significa scoprire i posti meno noti, apprezzandone le qualità e i piccoli dettagli che una vacanza frenetica non permetterebbe di apprezzare.

Come pianificano le vacanze gli italiani

L’Holiday Barometer 2024 ha evidenziato che il 69% degli italiani desidera concedersi almeno una vacanza estiva. Di questo 69%, oltre il 30% preveda di farne più di una, anche se il 52% teme che l’inflazione possa influenzare i propri piani.
Il budget medio per le vacanze è aumentato del 15% rispetto allo scorso anno, arrivando a 2.041 euro. L’Italia resta una delle mete preferite.

Il 42% dei nostri connazionali pianifica le proprie vacanze in Italia e il nostro Paese è anche la destinazione più amata dai viaggiatori di tutti i paesi Europei e di quelli del Nord America. All’estero, invece, le destinazioni preferite dagli italiani sono:

  • Spagna (13%)
  • Francia (10%)
  • Grecia (7%)

Il mare domina le preferenze con il 72%, in aumento del 9% rispetto al 2023, seguito dalle città d’arte (30%) e dalla montagna (25%).

Agli allarmi sull’overtourism gli italiani rispondono con la ricerca dello slow tourism, con il 78% dei nostri connazionali che mostra interesse per questa forma di viaggio sostenibile. Il 74% è disposto a esplorare destinazioni meno convenzionali per evitare il sovraffollamento. Questo trend riflette una crescente consapevolezza verso l’ambiente e il rispetto per le culture e le risorse locali.

Gli italiani sono spinti

  • dal desiderio di relax (65%)
  • dalla possibilità di trascorrere del tempo in famiglia e con gli amici (58%)
  • dall’opportunità di scoprire nuove culture (53%)
  • dalla voglia di imparare cose nuove, con un significativo 38% della popolazione che attribuisce importanza a tale attività, superando la media europea.

Tra le nuove tendenze, quindi, si diffonde sempre di più la propensione a scegliere forme di turismo slow e sostenibile come risposta al fenomeno dell’overtourism: il 78% degli italiani, il dato più alto in Europa, dichiara di voler sperimentare lo slow tourism nei prossimi anni per esplorare le tradizioni e la cultura locale, mentre il 74% sarebbe disposto a viaggiare verso destinazioni meno convenzionali.
In generale, gli italiani sono fra le popolazioni più inclini d’Europa ad adottare comportamenti sostenibili in viaggio (93%), come tutelare le risorse e le economie locali e limitare il proprio impatto ambientale.

La storia dello Slow Tourism

Sebbene lo Slow Tourism sia un fenomeno di recente trattazione, le sue origini non sono così recenti. La sua nascita è riconducibile al 1986, anno in cui lo scrittore e sociologo Carlo Petrini fonda il movimento culturale e gastronomici Slow Food, nato per combattere la diffusione del fast food. Da quel momento in poi si è assistito alla nascita di movimenti per le città slow, confermando l’opinione dello scrittore Carlo Honorè, secondo la quale la filosofia slow può essere applicata in ogni aspetto della vita.

Se lo Slow Food promuove la cucina locale e sostenibile, Slow Tourism rappresenta un invito a esplorare le destinazioni più lentamente. L’evoluzione di Slow Tourism è alimentata dalla sempre più viva consapevolezza di quelle che sono le tematiche ambientali e sociali legate al turismo di massa. La sostenibilità socio-culturale, ambientale ed economica rappresenta uno dei pilastri fondamentali sul quale deve fondarsi lo sviluppo e l’evoluzione del turismo in Italia e nel mondo.

Secondo un’indagine Enit, realizzata da Touring Club e Ipsos, che indaga il mondo del turismo escursionistico, l’Italia sarebbe al primo posto del turismo lento per molti mercati:

  • il Regno Unito indica come mete privilegiate Italia (65%) e Spagna (33%)
  • la Francia segnala l’Italia (51%), la Francia (39%) e la Germania, infine, Italia (49%) e Austria (32%).

Secondo l’indagine “l’Italia è un Paese da assaporare anche a passo lento per non perdersi peculiarità e sfaccettature che pervadono ogni meandro del territorio. Il turismo “gentile” offerto dalla fitta rete di oltre settemila chilometri di cammini religiosi culturali, storici, naturalistici e spirituali può contribuire a creare nuovi bacini attrattivi turistici e una declinazione innovativa del turismo valorizzando le aree meno note”.

Il Ministero del Turismo ha previsto un fondo di oltre 4 milioni di euro proprio per i cammini religiosi, rifinanziato con l’ultima Legge di Bilancio per un importo pari a 15 milioni di euro per il triennio 2024-2026, orientato al miglioramento della fruibilità dei percorsi e alla valorizzazione degli immobili pubblici presenti lungo gli itinerari. Per lo Slow Tourism la lentezza è sinonimo di riappropriarsi del tempo elemento cardine per crescere, socializzare, apprezzare la cultura, la natura e il cibo locale salutare, rispettando i ritmi naturali di ogni essere vivente.

La filosofia “slow”

Lo Slow Tourism prevede che la destinazione venga visitata utilizzando un mezzo di trasporto: a piedi, in bicicletta, in treno, e house-boat che implica un ritmo di visita lento. I tour operator maggiormente specializzati nello slow tourism o quelli con una filosofia slow sono solitamente i più piccoli o di medie dimensioni.

  • Virtualmente non ci sono tour operator con prodotti 100% slow
  • Sempre più tour operator sono alla ricerca di prodotti più affini ai principi slow e al turismo responsabile e sostenibile
  • I tour operator specializzati in natura e attività all’aria aperta sono i più sensibili al tema
  • I tour operator che creano prodotti su misura costituiscono un’opportunità per sviluppare lo slow tourism
  • Per i principi dello slow tourism, il gruppo prevede massimo 15 persone, ma, in alcuni dei casi analizzati, si arriva a 16 persone

Un altro criterio ricorrente è l’autenticità, con un focus sul locale. La ricerca del contatto con la gente del posto, alla scoperta delle tradizioni e dei costumi, viene sempre di più incorporata in tutte le tipologie di viaggio. I prodotti con più attività fisica, come ciclismo o kayak, sono forse quelli con una minore esperienza rivolta al “locale”, che è invece molto presente nei pacchetti più culturali. Uno dei criteri più difficili da individuare è l’uso di mezzi di trasporto sostenibili, ad eccezione dei prodotti di ciclismo, escursionismo e kayak.

I vantaggi dello Slow Tourism

La grande diffusione di questo nuovo modo di concepire le vacanze è giustificata soprattutto dai tanti vantaggi che comporta. Viaggiare in modo lento, infatti, significa scoprire i posti meno noti, apprezzandone le qualità e i piccoli dettagli che una vacanza frenetica non permetterebbe di apprezzare. In altre parole, tramite lo Slow Tourism si riesce a vivere un’esperienza di viaggio più autentica.

C’è poi un altro vantaggio che giustifica la crescente popolarità di questo fenomeno e riguarda la sostenibilità. Slow Tourism, infatti, significa anche apprezzare le particolarità di ogni posto, compreso l’ambiente e la cultura culinaria. Consumando prodotti locali e a km zero permette non solo di favorire la crescita economica locale, ma anche di salvaguardare la natura.
In generale questa filosofia si basa su un grande rispetto del patrimonio naturale dei luoghi visitati. Inoltre, quando si viaggia in questo modo si tende a scegliere mezzi di trasporto più sostenibili, come ad esempio il treno o la bicicletta, che consentono anche di godersi al meglio i paesaggi e che rispetto ad altri sono decisamente più ecocompatibili.

L’autenticità di questa forma di turismo è da rinvenire nel vissuto e nella pratica dei territori. Slow Tourism vuol dire, anche, elaborare un nuovo rapporto più sano con l’ambiente, le attività produttive umane e i sapori, concentrandosi sulle nuove istanze del diritto al benessere, della tutela della salute e della salvaguardia dei territori. L’approccio slow può al contempo diventare una molla per far scattare processi di innovazione a svariati livelli:

  • sociale, ripensando al turismo come salvagente antropologico
  • di processo, come lavoro in una rete locale, partecipato dalla comunità, diviso tra profit e non profit
  • di qualità, attraverso un rigoroso sistema di certificazione e un processo di miglioramento continuo
  • economico con il coinvolgimento etico del mondo della finanza
  • di prodotto, con un processo di creazione bottom-up all’insegna dell’autenticità
  • tecnologico, mediante la digitalizzazione della condivisione dei valori e delle esperienze.

Lo Slow Tourism si pone oggi come un nuovo modo di fare turismo, inteso come life concept per turismo sostenibile a 360° a livello globale, giocando così un ruolo molto importante per creare ricchezza e benessere, finalizzato alla felicità delle persone, ma anche alla salvaguardia delle comunità locali.

Lo Slow Tourism, sia esso low cost che luxury, comprende in sé una svariata gamma di tipologie di turismo: enogastronomico, culturale e del paesaggio, rurale, green, della vacanza attiva, del benessere, della creatività, del saper fare etc..
Lo Slow Tourism comprende diverse modalità di praticare e vivere il territorio: cicloturismo, ippoturismo, trekking a lunghe percorrenze, escursionismo, backpacking, mototurismo.

Cosa significa vivere un viaggio lento

Vivere un viaggio lento significa:

  • vivere esperienze a contatto con la natura, rispettando flora e fauna per un turismo sostenibile e consapevole
  • visitare località meno turistiche e fuori dal circuito del turismo di massa che conservano ancora intatta la propria storia e tradizione
  • scoprire territori e sapori passati, rispettando l’ambiente e supportando l’economia locale
  • riappropriarsi di un tempo a misura d’uomo dove ritrovare sé stessi, il proprio benessere ed esperienze uniche
  • vivere le ritualità, relazionali e tradizionali, ivi comprese quella folcloristica e religiosa.

Da un punto di vista territoriale la vacanza potrà essere dislocata su un territorio nazionale, i cui singoli paesi, intesi come “destinazioni minori”, sono fortemente connotati da un punto di vista cultural-paesaggistico ed identitario. Al centro vi sono le comunità locali, non più soggetti/luoghi passivi da visitare, ma attori principali e attivi.

Praticare lo Slow Tourism significa attivare un turismo diffuso, meno concentrato e pure di prossimità, facendo raggiungere il mondo rurale e naturale, periferico o concentrico rispetto alle grandi mete ed alle classiche attrazioni turistiche. Questo processo servirà per potenziare la raggiungibilità e migliorare la qualità dell’accoglienza dei “nuovi” territori turistici.

Il supporto alle imprese, alle strutture ed agli operatori dovrà avvenire nell’ottica della qualità globale, senza snaturarne l’identità e la vocazione, puntando sulla qualità, sull’accoglienza e l’ospitalità, in una immersione integrale sia a livello ambientale che sociale. Il territorio, nel suo insieme, deve essere valorizzato, promosso e tutelato.
Slow Tourism vuol dire anche attivare un processo di turismo relazionale, dove i rapporti umani si consolidano o si stringono per la vicinanza e lo stupore della scoperta. Si deve cercare di metter in opera un sistema in cui i turisti e i visitatori si sentiranno sempre di più parte integrante di una comunità che i fa sentire nel momento del viaggio/della vacanza paradossalmente come a casa propria.