Record Made in Italy, ma aumenta cibo contraffatto: come riconoscerlo

Made in Italy da record, il 90% degli americani sceglie l’Italia per il cibo e il vino. Tuttavia, aumenta l'allerta per i prodotti contraffatti. Ma come si riconoscono? E che impatto hanno sull'economia?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Le esportazioni di prodotti italiani all’estero hanno visto aumenti significativi, ma il fenomeno della contraffazione alimentare continua a essere un problema e minaccia la reputazione e l’economia del Made in Italy. Un’indagine Coldiretti/Ixe’ ha rivelato infatti che oltre un turista italiano su due (il 53%) ha trovato all’estero versioni contraffatte di piatti italiani che, pur richiamando la tradizione culinaria italiana, sono realizzati con ingredienti o procedimenti lontani dall’autenticità.

Questo è quanto emerge dai dati degli studi esposti al Summer Fancy Food 2024 di New York, il principale evento fieristico nordamericano dedicato alle specialità alimentari. La manifestazione ha visto la partecipazione di importanti rappresentanti istituzionali e del settore agroalimentare italiano, mettendo in luce un problema che non solo danneggia l’immagine del nostro Paese, ma rappresenta una significativa perdita economica.

In particolare, il cosiddetto “Italian Sounding”, il fenomeno della contraffazione dei prodotti alimentari che imitano l’aspetto e i nomi dei prodotti italiani senza essere realmente tali, rappresenta una delle principali sfide per l’economia agroalimentare del nostro Paese.

Italian Sounding, quando vale il mercato del falso rispetto ai prodotti originali

Da quanto è emerso al Summer Fancy Food 2024 a New York, gli Stati Uniti, in particolare, si sono affermati come i principali produttori di cibi “Italian sounding”, con un mercato che ha superato i 40 miliardi di dollari. Formaggi come il Parmesan e il Provolone o la mozzarella, che imitano quelli italiani, vengono prodotti in grandi quantità in America, superando la produzione di formaggi locali come il Cheddar.

Ma non solo, il fenomeno include anche altri prodotti, come salumi prestigiosi e altre categorie merceologiche, tra cui vini, olio d’oliva e cibi tipici della dieta mediterranea.

Questo fenomeno non solo rappresenta una sfida economica per le aziende italiane, che perdono opportunità di mercato e fatturato a causa della concorrenza sleale, ma danneggia anche l’immagine del Made in Italy nel mondo. La contraffazione alimentare mette a rischio la reputazione dei prodotti italiani, associando il marchio italiano a prodotti di qualità inferiore o non autentici.

L’impatto economico della contraffazione

La contraffazione alimentare non solo sottrae mercato ai veri prodotti italiani, ma causa anche gravi danni economici. Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha sottolineato come di fatto questo fenomeno rappresenti un freno significativo per l’export agroalimentare italiano, che potrebbe potenzialmente raddoppiare dagli attuali 64 miliardi a oltre 120 miliardi.

Per questo, secondo Coldiretti, è essenziale che gli accordi commerciali dell’Unione Europea riflettano il principio di reciprocità per proteggere i produttori italiani ed europei.

Le indicazioni geografiche (IG) e le denominazioni di origine (DO) sono cruciali per proteggere e valorizzare i prodotti alimentari tradizionali e di alta qualità provenienti da regioni specifiche dell’Unione Europea. Questi marchi di qualità rappresentano non solo un valore economico per le comunità locali e le economie regionali, ma anche un patrimonio culturale e storico che va preservato. Gli accordi commerciali devono quindi includere meccanismi efficaci per proteggere le IG e le DO europee da imitazioni e contraffazioni che possono danneggiare la reputazione e l’integrità dei prodotti originali.

Ma la crescente domanda internazionale per i prodotti alimentari italiani autentici, come abbiamo visto, ha portato ad un aumento parallelo dei cibi contraffatti.

In questo contesto, la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’UNESCO potrebbe essere un passo cruciale per combattere la contraffazione. Si tratterebbe infatti secondo gli esperti di un riconoscimento che non solo valorizzerebbe la cucina italiana, ma aiuterebbe anche a chiarire cosa costituisce veramente il “Made in Italy”, togliendo terreno fertile ai prodotti contraffatti.

Made in Italy da record: i prodotti più ricercati (e imitati) dagli stranieri

Il fascino dell’Italia va ben oltre le sue meraviglie artistiche e paesaggistiche. È il cibo e il vino a dominare le preferenze dei turisti internazionali, in particolare degli americani, che scelgono la nostra penisola come meta principale per le loro vacanze. Secondo l’indagine condotta da Coldiretti e I Love Italian Food, è pari al 90% la percentuale dei turisti statunitensi che ha indicato il cibo e il vino come motivo principale per visitare l’Italia, superando nettamente altre attrazioni come arte, cultura e storia.

L’enogastronomia italiana non solo attira, ma trasforma anche le abitudini alimentari dei visitatori d’oltreoceano. Il 32% dei turisti americani, per esempio, ammette di aver modificato in modo significativo le proprie abitudini dopo aver sperimentato la dieta mediterranea durante il soggiorno in Italia. Questo interesse crescente ha portato a un boom nelle esportazioni di prodotti simbolo italiani negli Stati Uniti, con aumenti impressionanti sia in volume che in valore.

L’olio extravergine d’oliva si conferma leader indiscusso tra i prodotti della Dieta Mediterranea, seguito da frutta e verdura, pesce, pasta e vino rosso. Negli ultimi dieci anni, le esportazioni di questi prodotti hanno registrato aumenti impressionanti, da record se si considera che le preferenze sono aumentate del +193% per la pasta e del +67% per l’olio d’oliva, secondo l’analisi di Coldiretti basata su dati Istat. Questi numeri evidenziano non solo la crescita della domanda per l’autenticità italiana, ma anche la vulnerabilità del settore agli imitatori.

Quindi, anche la pratica di produrre e commercializzare prodotti che richiamano l’italianità, senza rispettarne gli standard qualitativi e di provenienza, è un fenomeno in crescita. Non a caso, proprio gli Stati Uniti sono tra i principali mercati per il cibo contraffatto.

Come riconoscere il cibo contraffatto e i falsi “Made in Italy”

Riconoscere un cibo contraffatto, falsamente etichettato come Made in Italy, può essere un compito difficile ma non impossibile.

Il primo consiglio, in questi casi, è quello di controllare sempre attentamente l’etichetta del prodotto. I prodotti autentici italiani, come il Parmigiano Reggiano DOP o il Prosciutto di Parma DOP, avranno chiaramente indicato il marchio di denominazione d’origine protetta (DOP) o indicazione geografica protetta (IGP). Questi marchi sono garantiti dall’Unione Europea e attestano che il prodotto è stato prodotto, trasformato e preparato in un’area geografica specifica secondo metodi tradizionali.

Un altro indicatore importante è l’origine degli ingredienti. I prodotti veri Made in Italy utilizzeranno ingredienti provenienti dall’Italia o dalla regione specificata per quel prodotto. Ad esempio, il vero Parmigiano Reggiano sarà fatto con latte proveniente da mucche allevate in specifiche aree dell’Emilia-Romagna.

Inoltre, se il prezzo sembra troppo basso rispetto alla qualità dichiarata, potrebbe essere un segnale di allarme. I prodotti autentici Made in Italy, soprattutto quelli DOP e IGP, hanno costi più alti dovuti alle normative rigide e ai processi di produzione controllati. L’offerta di “sconti speciali” su questi prodotti dovrebbe essere vista con sospetto.

Infine, informarsi sul mercato e sui produttori può aiutare a identificare le imitazioni. Preferire sempre l’acquisto presso rivenditori e distributori affidabili e con una buona reputazione, ma anche rivolgersi a negozi specializzati in prodotti italiani, i mercati contadini e le cooperative agricole locali sono spesso garanzia di autenticità. Questo non vuol dire non comprare nella grande distribuzione ma, al contrario, continuare a farlo imparando però a scegliere tra i vari brand, aziende e marchi.

I produttori italiani spesso sottopongono i loro prodotti a rigorosi controlli di qualità e possiedono certificazioni che ne attestano l’autenticità. A prescindere che si tratti di un piccolo negozietto o di una grande catena di supermercati, queste informazioni sono spesso riportate sulle etichette. Per questo, come specificato sopra, è importante saperle leggere.