Più che buchi, voragini di bilancio. Il terremoto che ha investito gli ormai ex vertici della Juventus, e che ha fatto tremare il mondo del calcio, lascia e scopre macerie anche (e soprattutto) in ambito finanziario. Si parla di perdite complessive pari a 612,9 milioni di euro negli ultimi cinque anni, con circa 700 milioni di cassa bruciata. Numeri pazzeschi, ai quali si sommano quelli dei tre aumenti di capitale registrati nel giro di 10 anni.
Nella sua ultima riunione, il Consiglio di Amministrazione bianconero ha approvato il progetto di bilancio per l’esercizio 2021/22, chiuso con un rosso record per la Serie A: 254,3 milioni di euro. Già in estate, l’obiettivo primario della Juve era quello dichiarato di “risparmiare”, in vista di ridurre le perdite nei successivi esercizi. Ma il rosso era troppo profondo e la crisi troppo radicata per non produrre uno scossone storico.
Juventus, cinque anni neri: i numeri della crisi
La holding Exor ha sborsato oltre mezzo miliardo di euro per questi aumenti di capitale, decisi per coprire il profondo rosso dei bilanci della società, su comprensivi 820 milioni richiesti al mercato. Se si esclude quella minore da 120 milioni di euro nel 2011, le ricapitalizzazioni bianconere sono state da 300 milioni. Lo tsunami finanziario risente anche della mala gestione della squadra dal 2017 al 2019, con spese e monte ingaggi dei giocatori in rosa da record.
Come riporta Il Sole 24 Ore, il totale degli stipendi dei giocatori sommati agli ammortamenti è passato dai 300 milioni di euro della stagione 2017-18 ai quasi 389 milioni di quella successiva. Fu l’anno del clamoroso acquisto di Cristiano Ronaldo, uno dei più onerosi della storia del calcio.
Espedienti contabili nel mirino della Procura
A dare il “colpo di grazia” alla Vecchia Signora sono stati però gli ultimi tre anni. La Procura di Torino ha concentrato le sue attenzioni sui bilanci “corretti” attraverso plusvalenze gonfiate e con l’apparente riduzione degli stipendi della prima squadra. Questi ultimi sono stati in realtà soltanto differiti grazie a successivi bonus e ritocchi salariali. Per quanto riguarda le plusvalenze, invece, si parla di operazioni artificiali da 155 milioni di euro in tre anni. Nell’accertamento di conformità del bilancio al 30 giugno 2021 (di cui avevamo parlato anche qui), la Consob scopre il velo sui costi di acquisto e cessione dei diritti dei calciatori coinvolti nelle operazioni incrociate: confrontando i numeri in tabella con i valori di mercato, si arriva anche al 3.100% in più.
Secondo l’Authority di Borsa, il patrimonio netto della Juventus avrebbe subito modifiche tra il 2020 e 2022 per complessivi 177,3 milioni di euro, mentre gli espedienti contabili avrebbero prodotto utili cumulati per circa 27 milioni. Per la Procura, il club bianconero non avrebbe segnalato perdite complessive per 204 milioni di euro e avrebbe movimentato per quasi 450 milioni il patrimonio netto nell’arco del triennio.
A quantificare per la prima volta la portata di questi escamotage contabili è stato un consulente dei magistrati che indagano sulla vicenda. Nei bilanci approvati tra il 2018 e il 2020 sarebbero state indicate perdite inferiori rispetto a quelle effettive: per il 2018 è stato rendicontato un patrimonio netto positivo per 31 milioni, anziché negativo per 13 milioni, mentre per il 2019 si legge un +239 milioni invece di 47 milioni. Per il 2020, infine, vengono riportati 28 milioni di euro di utili anziché un bilancio negativo di ben 175 milioni.
La questione delle plusvalenze gonfiate
Certo le plusvalenze comportano un grattacapo in più per chi indaga, vista la loro natura “opinabile”: è infatti arduo definire quanto possa essere “sopravvalutato” lo scambio e la quotazione dei vari giocatori. Secondo il gip Ludovico Morello – autore dell’ordinanza con la quale ha respinto la richiesta di arresti domiciliari per l’ex presidente bianconero Andrea Agnelli e per altri indagati – non si poteva escludere a priori la “buona fede” della società di Torino. Dato che “sono pacificamente assenti riferimenti e parametri normativi ben definiti”, se il club ha davvero seguito “la costante prassi internazionale della football industry”, diventa “difficile ipotizzare un discostamento consapevole, e quindi doloso, dai corretti criteri di valutazione”.
Al di là delle considerazioni restano però i numeri, incontestabili. Negli esercizi chiusi al 30 giugno 2019 e al 30 giugno 2020, la voce “plusvalenze da cessione diritti calciatori” ammontava rispettivamente a 126 milioni (corrispondenti al 20,4% dei ricavi complessivi nell’esercizio 2019) e 166 milioni di euro (29,1% nel 2020). Nel libro contabile chiuso al 30 giugno 2021 la quota è invece scesa a 29 milioni (pari al 6,4% dei ricavi).