Premier League, arriva il tetto ai costi delle squadre. Bocciato il salary cap

La Premier League introduce un tetto ai costi-squadra: limite all’85% dei ricavi, multe e possibili penalizzazioni fino a sei punti

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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La Premier League si prepara a introdurre un cambiamento strutturale che avrà effetti diretti sull’economia del calcio europeo. Il nuovo sistema di controllo finanziario, approvato dai club con 14 voti favorevoli e 6 contrari, limiterà dalla prossima stagione la spesa complessiva delle società, puntando a rendere il campionato più sostenibile e in linea con gli standard UEFA. La decisione nasce dalla necessità di contenere costi sempre più elevati, soprattutto nel settore degli stipendi, e di riequilibrare un divario economico che negli anni è cresciuto rispetto agli altri campionati.

Il peso economico della Premier League

La Premier League è il campionato che genera più ricavi in Europa, soprattutto grazie ai diritti televisivi. Il divario con le altre leghe è evidente: la Serie A distribuisce circa 900 milioni di euro ai club, mentre il campionato inglese supera i 3,5 miliardi. Anche confrontando realtà medio‑basse della classifica emergono differenze significative. Il Southampton, ultimo classificato nella stagione di riferimento, ha incassato oltre 130 milioni dalla distribuzione dei diritti; l’Inter, prima in Italia, ne ha ricevuti 81,4.

Questa disponibilità economica ha permesso ai club inglesi di attirare i giocatori più pagati al mondo. Stipendi come le 525.000 sterline a settimana di Erling Haaland o le 400.000 di Mohamed Salah sono esempi di una spesa sempre in crescita. Non sorprende che otto delle prime quindici squadre con il monte ingaggi più alto appartengano alla Premier. Manchester City guida la classifica con un costo del personale pari a 252 milioni, seguito da Arsenal (211 milioni) e Liverpool (quasi 200 milioni).

Le nuove regole: come funzionano

Il nuovo sistema, definito Squad Cost Ratio (SCR), stabilisce che i costi della squadra, stipendi di giocatori e allenatori, commissioni, compensi agli agenti e ammortamenti dei trasferimenti, non possano superare l’85% delle entrate annuali del club. Per le società impegnate nelle competizioni UEFA resterà valido il limite europeo del 70%. Il meccanismo mira a sostituire l’attuale modello basato sui Profit and Sustainability Rules (PSR), considerato meno efficace nel prevenire squilibri finanziari. La Premier League ha chiarito che lo SCR darà ai club limiti chiari a inizio stagione, favorendo una programmazione più lineare ed evitando situazioni di instabilità legate a cali imprevisti dei ricavi. Sono previste due soglie: una “green threshold” pari all’85% delle entrate e una “red threshold”, che permette un margine fino al 30% aggiuntivo. Se una società supera l’85%, scatteranno sanzioni economiche. Oltre il limite rosso, arriveranno penalizzazioni sportive: sei punti di detrazione, più un punto per ogni 6,5 milioni di sterline spesi oltre il limite.

Le conseguenze economiche attese

A livello finanziario, il nuovo sistema della Premier League dovrebbe frenare la crescita incontrollata dei costi, che negli ultimi anni ha inciso pesantemente sui bilanci. Limitare la spesa al rapporto con i ricavi serve a evitare squilibri strutturali e a garantire maggiore sostenibilità nel lungo periodo, rendendo il campionato più attrattivo anche per investitori interessati alla stabilità.

Un effetto potenziale riguarda anche il mercato dei trasferimenti. Con budget più rigidi, i club dovranno rivedere le strategie legate agli ingaggi e alle trattative, valutando con maggiore attenzione ammortamenti e commissioni. Questo potrebbe influenzare anche la competitività rispetto ai club con sistemi meno restrittivi, come quelli sauditi.

Il mancato via libera al salary cap totale

Nella stessa votazione è stato bocciato il sistema chiamato Top to Bottom Anchoring (TBA), con 12 voti contrari, 7 favorevoli e un astenuto. La proposta prevedeva un tetto agli stipendi ancorato ai ricavi del club ultimo in classifica, un meccanismo che avrebbe introdotto di fatto un salary cap. Il progetto ha suscitato l’opposizione delle principali agenzie di calciatori e della Professional Footballers’ Association (PFA), che avevano già annunciato ricorsi in caso di approvazione. La mancata approvazione del TBA conferma quindi che il campionato inglese non intende adottare un limite salariale rigido, preferendo un sistema che interviene sui costi complessivi.

Le nuove verifiche economiche

La Premier League introdurrà anche una serie di test legati alla solidità finanziaria:

  • working capital test, per verificare la liquidità immediata disponibile nei 12 mesi;
  • liquidity test, che analizza la capacità di assorbire eventuali shock finanziari, con una simulazione negativa da 85 milioni di sterline;
  • positive equity test, che verifica il rapporto tra attivi e passivi.

Le verifiche saranno effettuate ogni 7 luglio, con controlli aggiuntivi per i club neopromossi. In caso di mancato rispetto dei parametri, la Lega potrà intervenire chiedendo piani di rientro, limitazioni al mercato o altre misure correttive.

Un’ulteriore modifica riguarda la chiusura della pratica che permetteva ai club di vendere asset a società collegate per migliorare artificialmente i bilanci. La vendita degli hotel del Chelsea a società dello stesso gruppo per 76 milioni di sterline o la cessione interna della squadra femminile per 200 milioni non sarà più ammessa nel nuovo calcolo SCR. L’obiettivo è evitare operazioni utili solo a migliorare il quadro regolamentare, garantendo un bilancio più aderente ai ricavi reali.