Pezzotto, contro la pirateria in tv carcere per chi non denuncia e multe automatiche

Nuova stretta contro il pezzotto: un emendamento introduce il carcere fino a un anno per i gestori che non segnalano gli illeciti

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 29 Settembre 2024 19:10Aggiornato: 30 Settembre 2024 14:28

La lotta dura contro il pezzotto prevede adesso anche il carcere per chi viene a conoscenza della truffa e non la denuncia. L’ulteriore stretta, dopo le multe automatiche, arriva con il via libera delle commissioni Bilancio e Finanze riunite in Senato agli emendamenti anti-pezzotto 6.0.35 e 6.0.36 al dl Omnibus, che modificano le leggi contro la pirateria a tutela del diritto d’autore. Il secondo emendamento introduce il carcere fino a un anno ai “prestatori di servizi di accesso alla rete” nell’eventualità di “omissione della segnalazione” di trasmissioni pirata che riguardano, fra gli altri, anche le partite di calcio fruite tramite app o siti web.

Il limite temporale per lo stop

L’emendamento 6.0.35 reca la firma di Zedda, Liris e Damiani. Il testo modifica la normativa sui provvedimenti urgenti e cautelari dell’Agcom per la disabilitazione dell’accesso a contenuti diffusi abusivamente.

Viene stabilito che si provveda “periodicamente a riabilitare la risoluzione dei nomi di dominio e l’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi ip bloccati”, se trascorsi “almeno sei mesi dal blocco” e sempre che “non risultino utilizzati per finalità illecite”.

Viene aggiunta la dicitura “fornitori di servizi di vpn e quelli di dns pubblicamente disponibili, ovunque residenti ed ovunque localizzati”. Viene inoltre aggiunta alla frase “provvedono comunque,” anche un limite temporale allo stop alle trasmissioni una volta appurato il reato: “Entro il medesimo termine massimo di 30 minuti dalla notificazione del provvedimento di disabilitazione”.

Il carcere

L’emendamento 6.0.36, i cui firmatari sono sempre gli stessi, va a modificare la legge contro la pirateria. Il testo riguarda:

  • i prestatori di servizi di accesso alla rete;
  • i soggetti gestori di motori di ricerca;
  • i fornitori di servizi della società dell’informazione (inclusi i fornitori e gli intermediari di vpn o comunque di soluzioni tecniche);
  • gli operatori di content delivery network;
  • i fornitori di servizi di sicurezza internet e di dns distribuiti;
  • gli hosting provider che agiscono come reverse proxy server per siti web.

Il testo sanziona “i soggetti che vengono a conoscenza che siano in corso o che siano state compiute o tentate condotte penalmente rilevanti ai sensi della presente legge”, qualora non segnalino “immediatamente” alle autorità “tali circostanze, fornendo tutte le informazioni disponibili”. Tali soggetti sono obbligati a notificare “un punto di contatto” per comunicare direttamente. E nel caso di “omissione della segnalazione” e “della comunicazione” da parte dei prestatori di servizio si punisce “con la reclusione fino ad un anno“.

La sede legale all’estero non è una scappatoia: i soggetti che “non sono stabiliti nell’Ue ma che offrono servizi in Italia devono designare per iscritto” una persona fisica o giuridica che “funga da loro rappresentante legale in Italia”.

Restano le multe automatiche

Oltre alla reclusione, vengono applicate le multe previste per delitti informatici e per il trattamento illecito di dati. Dopo la stretta rappresentata dalle multe automatiche per i clienti del pezzotto (con sanzioni da un minimo di 150 euro fino a un massimo di 5.000) è ora lotta dura contro chi gestisce le reti.

Il nuovo scudo anti-pezzotto, che trova piena applicazione con il dl Omnibus, è stato finanziato dal governo con 2 milioni di euro annui.