Decreto Crescita 2024, salta la proroga dopo che l’AIC si è opposta, come funziona

Come funzionano le agevolazioni che non sono state prorogate in favore del mondo del pallone? Intanto l'AIC si oppone e punta a far saltare tutto

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Il Decreto Crescita alla fine non sarà prorogato, con la tanto discussa agevolazione che sembrerebbe non essere in programma per il 2024. In un primo momento si era ipotizzata una proroga per altri due mesi, con i club di Serie A che sorridevano per mettere in atto un mercato invernale importante contando sull’aiuto dello Stato per contrattualizzare, in maniera agevolata, colpi nella finestra di riparazione che verrà. Ma fonti di Governo hanno svelato che la misura contenuta nelle prime bozze del decreto Milleproroghe è saltata.

Decreto Crescita 2024, salta la proroga?

Sembrava essere una vittoria a metà, ma così non è stata perché alla fine la proroga del Decreto Crescita è saltata. Si trattaca di una mini proroga dell’agevolazione che ha permesso ai club, negli ultimi anni, di proporre importanti vantaggi fiscali per i giocatori arrivati dall’estero e che ha dato anche la possibilità alle società italiane di poter pagare stipendi più competitivi valorizzando l’intero sistema calcio.

Una misura che poteva avere almeno altri due mesi di vita e che sembrava essersi salvata, momentaneamente, dalla fine che gli era stata annunciata da gennaio. Ma nella bozze del Decreto Milleproroghe che arriverà in Consiglio dei Ministri per poi finire in Gazzetta Ufficiale, pare che quell’’articolo 15 comma 3, che parlava dell'”attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale” sia stata cancellata.

Fonti vicine al Governo, infatti, fanno sapere che la proroga sarebbe saltata al termine di una “accesa discussione” in Cdm, con l’agevolazione che dunque sarà abolita come inizialmente previsto.

Rumors volevano una mini proroga di due mesi, col Decreto Crescita destinato a continuare per trovare “applicazione nei confronti dei soggetti che hanno trasferito la loro residenza anagrafica in Italia entro il 31 dicembre 2023” solo “se le società sportive datrici di lavoro risultano in regola con il pagamento degli obblighi fiscali contributivi e previdenziali“. Ma alla fine così non è stato, perché in Cdm tutto è stato ribaltato.

Si sarebbe trattato di una vittoria a metà per i club, perché di fatto era solo un rinvio di poco di una situazione che di certo avrà effetti imponenti sul calcio italiano. E anche per questo, infatti, il ministro per lo Sport Andrea Abodi aveva chiesto una proroga almeno fino a luglio, per “salvare” parzialmente anche la finestra di mercato estivo.

E ora che tutto sembra svanito, con lo slittamento che è stato bocciato, i club restano con l’amaro in bocca. Questo perché in tanto pensavano già di potersi muovere sul mercato con i soliti vantaggi del Decreto Crescita ancora per gennaio, con i tecnici che avevano fatto le loro richieste e i ds che avrebbero provato ad accontentarli puntando su contratti pluriennali per poter contare sulle agevolazioni del decreto che era quasi certo di non avere futuro per l’estate.

Come funziona il Decreto Crescita

Ma cos’è il Decreto Crescita e come funziona? Parliamo di un Decreto diramato il 30 aprile 2019 e convertito poi in legge qualche mese dopo, che non riguarda esclusivamente il calcio, ma una serie di settori in modo tale da rilanciare gli investimenti in Italia e quindi favorire lo sviluppo economico del Paese.

Si tratta, in poche parole, di una misura inizialmente pensata per favorire il “ritorno dei cervelli in fuga“, che però ha avuto particolari effetti anche nello sport, nello specifico per quanto previsto nell’articolo 5 il cui obiettivo è la creazione di un regime fiscale agevolato (entrato in funzione dal primo gennaio 2020) per attrarre professionisti e lavoratori residenti all’estero, sia italiani che stranieri, con stipendi vantaggiosi o, addirittura, da paperoni.

La traduzione è una minore tassazione sul reddito dei lavoratori non residenti in Italia nel biennio precedente a quello dell’acquisto e che si impegnano a risiedere nel nostro Paese nei due anni seguenti, con una riduzione del 25% rispetto alla precedente soglia del 45%.

Polemica dell’AIC contro il Decreto Crescita

Una misura che, come detto, è stata la fortuna per diverse operazioni di mercato nel passato recente. Ne sa qualcosa il Milan che ha potuto contare sul Decreto Crescita per gli acquisti estivi di Pulisic e Musah, ma anche l’Inter con Marcus Thuram o la Roma con l’iraniano Azmoun, e tanti altri colpi.

Ma nonostante la Serie A sia tornata competizione di interesse per le agevolazioni fiscali, con tanti grandi nomi rientrati nel nostro Paese, il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, Umberto Calcagno, ha inviato una lettera al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al viceministro Leo e al ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, per ribadire il no alla proroga del Decreto Crescita che doveva essere abrogato a partire dal 1 gennaio 2024.

Il presidente AIC, nella lettera, aveva infatti sottolineato tutte le “ragioni del no” che non sono legate a interessi economici “bensì alla necessità di tutelare il talento e il patrimonio sportivo rappresentato dai calciatori italiani“.

“Ai ministri – spiega Calcagno – abbiamo trasmesso un nostro report che fotografa l’attuale presenza di calciatori italiani e stranieri in Serie A. C’è un dato allarmante che emerge negli atleti Under 21 con una percentuale di impiego più alta per i calciatori stranieri rispetto ai ragazzi italiani e, in alcuni casi, ci troviamo di fronte a squadre composte addirittura per il 90% solo da calciatori stranieri. Noi crediamo che solo invertendo questo trend e ristabilendo una parità competitiva tra atleti italiani e stranieri potremmo crescere come sistema, soprattutto in funzione della nostra Nazionale”.

Cosa faranno ora i club

Da una parte il tentativo di avere una mini proroga, dall’altro il muro dell’AIC che si sommano comunque a una certezza per i club di A: la lotta non è finita e le società faranno di tutto per far cambiare idea al Governo. Infatti il mancato rinvio dell’abrogazione del Decreto Crescita spinge i club a trovare una soluzione, magari con un emendamento o una moratoria che rimandi più in là la fine delle agevolazioni.

Pensare, pianificare e mettere sul tavolo proposte per ottenere qualcosa dal Governo come già successo nei mesi scorsi in cui la Lega con una lettera alla premier Meloni e al Consiglio dei Ministri aveva definito “conseguenze nefaste sul nostro calcio” in caso di abolizione del Decreto a gennaio 2024.

Il Governo, almeno nella prima tranche del pressing, sembrava aver dimostrato di aver recepito il messaggio ed era pronto a dare una mano al calcio senza concedere troppo. E ora i club, che hanno l’amaro in bocca, sperano di convincere con decisione l’esecutivo.