Superbonus, occhio alle foto dei lavori: cosa fare

L’ultima circolare dell’Agenzia delle Entrate introduce anche le immagini dei cantieri nella documentazione da esibire in caso di controllo: quando scattarle

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Negli ultimi giorni milioni di italiani hanno concluso il periodo delle ferie estive e sono tornati a popolare le città con l’arrivo di settembre e l’avvicinarsi dell’autunno. Tra i rientri al lavoro, la preparazione del materiale per il nuovo anno scolastico dei figli e le commissioni di vario genere, la vita di routine (tanto spesso denigrata da molti cittadini) ha ripreso a scorrere in maniera imperterrita. E con essa sono tornate anche le tante spese che le famiglie avevano momentaneamente accantonato solo un mese fa, aggravate però dai continui rincari sul costo delle bollette per il pagamento di luce e gas.

Un altro pensiero molto dolente che ormai da mesi assilla migliaia di contribuenti è quello relativo ai lavori del Superbonus 110%, una misura che ha avuto un grande successo del nostro Paese e a cui hanno fatto ricorso moltissimi proprietari di unità immobiliari autonome, così come molti plessi condominiali. Le note dolenti riguardano i timori che in molti hanno sui possibili controlli che l’Agenzia delle entrate sta svolgendo su molti cantieri da Nord a Sud, rilevando un’ampia gamma di scorrettezze (più o meno volute) che rischiano di costare davvero molto care.

Superbonus, nuova norma sulle fotografie dei lavori: come scattarle

Per quanto riguarda la normativa in merito, nelle ultime ore è sopraggiunta una novità che riguarda la documentazione necessaria da esibire per testimoniare agli eventuali controllori la conformità dei lavori svolti in questi mesi. Infatti entrano a fare parte delle prove dimostrative anche le fotografie che i proprietari devono scattare all’immobile oggetto dell’agevolazione. Le immagini possono essere realizzate tramite l’utilizzo di un apposito apparecchio come una fotocamera digitale, ma anche adoperando un normale smartphone di cui tutti siamo in possesso.

Questo è quanto specificato nell’ultima circolare numero 23/E/2022 dell’Agenzia delle Entrate, che evidenzia le responsabilità legate alle dichiarazioni fraudolente (come ad esempio i lavori mai eseguiti, il caso più diffuso in Italia tra quelli intercettati dalle autorità), in particolar modo nel caso di cessione del credito a terzi, una modalità finita nel mirino del governo e che continua a fare discutere per i molti cambiamenti apportati dal legislatore in questi anni, ossia da quando la misura venne introdotta dall’esecutivo guidato dall’allora premier Giuseppe Conte.

Superbonus, cosa bisogna fotografare per essere in regola

Ma la domanda che ora tutti si pongono è questa: cosa bisogna fotografare per non farsi trovare sguarniti di documentazione nel momento in cui viene predisposto un controllo da parte dell’autorità competente? Le immagini sono importanti soprattutto per certificare lo stato di avanzamento dei lavori e la loro conformità. Chiaramente va tenuto ben presente che le immagini non sostituiscono in alcun modo la relativa documentazione (fornita dalle segreterie in modalità cartacea o digitale, quando non in entrambe) rilasciata dai tecnici addetti alla ristrutturazione, ma fornisce comunque agli inquirenti un quadro visivo che quasi mai riescono ad avere se non recandosi fisicamente presso i cantieri attenzionati.

Come riportato nel testo della circolare diffusa sui canali ufficiali dell’Agenzia delle entrate (e ripresa nel giro di pochi minuti da tutti gli organi di stampa nazionali e dai portali online), devono essere immortalati alcuni precisi momenti dei lavori. Questo l’elenco:

  • la condizione iniziale dell’immobile, che testimoni in maniera inequivocabile le caratteristiche presenti nello stabile prima dell’inizio dei lavori;
  • le diverse fasi dell’intervento, in particolare quelle più determinanti per il cambiamento che si è deciso di apportare alla struttura tra quelli previsti dalla legge;
  • lo stato dell’immobile al termine dei lavori, che devono essere stati portati a conclusione in ogni loro parte, senza che siano indispensabili ulteriori e successive modifiche.

Chi effettua i controlli sulle fotografie dei lavori

Ma ad effettuare i controlli sulla conformità del progetto e degli interventi compiuti non sarà direttamente lo Stato tramite i suoi apparati operativi. Ad occuparsi della cosa infatti provvederanno gli enti che hanno ricevuto il credito di imposta dai proprietari degli stabili. Questi soggetti possono essere le banche oppure Poste Italiane, che in questo frangente agisce come un classico istituto bancario. Moltissimi cittadini ci hanno contattato segnalandoci come nella loro casella di posta elettronica sia già arrivato il messaggio che recita la dicitura: “Ti preghiamo di inviarci la documentazione fotografica in tuo possesso relativa all’intervento effettuato a integrazione del fascicolo”.

Quest’ultima frase serve proprio per ribadire quanto specificato prima, ossia che in ogni caso le fotografie non sostituiscono in alcun modo la documentazione ufficiale relativa all’intervento, che deve rimanere sempre nel pieno possesso del proprietario vista la sua fondamentale importanza. Infatti, oltre ad assumere un valore strettamente legale in quanto rilasciata dal tecnico che si occupa del monitoraggio sullo svolgimento dei lavori e sulla loro congruità, questa va conservata fino a quando non sono trascorsi ben cinque anni dal termine della ristrutturazione, periodo entro i cui i controlli potranno sempre avere luogo.

Quali sono le violazioni più frequenti

Questa aggiunta normativa relativa alle immagini è stata fortemente voluta dall’ente diretto da Ernesto Maria Ruffini: le sue intenzioni riguardano principalmente il tentativo di contrastare i tanti tentativi di frode ai danni dell’erario pubblico che sono emersi da inizio anno ad oggi, ma in secondo luogo anche per evitare che anche i cittadini in buona fede si imbattano in errori che rischiano di compromettere in tutto o in parte la buona riuscita della ristrutturazione. Tra questi, uno dei più frequenti (ma soprattutto dei più gravi dal punto di vista normativo) è la contraddittorietà tra la documentazione prodotta e i lavori realmente eseguiti. Ma sono frequenti anche i casi in cui viene riscontrata un’incoerenza tra il valore dell’immobile e quello degli interventi eseguiti.

Infine, sono finite del mirino dei controlli innumerevoli situazioni in cui è stata accertata una sproporzione tra i crediti ceduti, la condizione reddituale del cedente e il valore dell’immobile su cui sono stati realizzati gli interventi. È bene ricordare come anche Enea – l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologiel’energia e lo sviluppo economico sostenibile – possa predisporre le verifiche, i cui risultati vengono trasmessi ai tecnici del ministero dello Sviluppo Economico con cadenza fissa ogni due mesi, sia nei casi di accertata violazione sia in quelli di regolarità del tutto.