Manovra, cambia l’assegno unico: novità su ISEE e importi

Il 28 novembre approderà alla Camera il testo della nuova Legge di Bilancio. Previsto un nuovo assetto dei contributi per le famiglie, con nuovi requisiti

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

La Manovra conosce uno dei suoi snodi decisivi: lunedì 28 novembre approderà alla Camera, sotto forma di un pacchetto di 155 articoli complessivi e un impianto praticamente definito. Da lì partirà la vera “corsa” della Legge di Bilancio, che dovrà essere eventualmente revisionata e approvata nel giro di un mese, prima che la fine del 2022 materializzi lo spettro dell’esercizio provvisorio di Bilancio.

Tra le varie norme contenute nel provvedimento, oltre alla discussa Opzione Donna (di cui abbiamo parlato qui), spicca anche il rafforzamento dell’assegno unico.

Cosa prevede la nuova norma dell’assegno unico

Nel 2023 per il primo figlio sotto un anno di età è previsto un contributo aggiuntivo del 50% rispetto all’assegno unico universale. Non ci sarà più così il raddoppio da 100 a 200 euro mensile del contributo per le famiglie numerose. Lo stesso incremento vale anche per i nuclei con almeno tre figli, ma entro i 3 anni d’età. Aumenta inoltre di un mese (e fino al sesto anno di età del figlio) il congedo parentale pagato all’80% per le madri lavoratrici. La disposizione, si legge nel documento, si applica “con riferimento alle lavoratrici che cessano il periodo di congedo di maternità di cui al Capo III del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, a decorrere dal 1 gennaio 2023″.

La vera novità riguarda però l’inserimento di un tetto ISEE tra i requisiti. L’aumento dell’assegno unico familiare per i nuclei numerosi avviene infatti per livelli di Situazione Economica Equivalente fino a 40mila euro. Una norma che riduce inevitabilmente la platea dei potenziali beneficiari. E intanto sparisce anche il bonus da 100 euro previsto per i primi tre anni di vita dei gemelli.

La situazione dell’assegno unico

Attualmente l’assegno unico universale sintetizza in un unico contributo altre agevolazioni come il bonus nascita, l’assegno di natalità, l’assegno temporaneo e infine quello per le famiglie con almeno tre figli. Per ottenerlo è necessaria la presenza di figli minorenni a carico dal settimo mese di gravidanza ai 21 anni, se studenti o senza lavoro, e/o di figli disabili senza limiti di età.

Una volta presentata e accettata la domanda, il contributo verrà erogato dall’INPS tramite bonifico bancario sui conti correnti delle famiglie. Il tutto facendo ovviamente riferimento all’Isee.

L’ipotesi quoziente familiare

Già giorni fa avevamo parlato dell’ipotesi d’introduzione di un quoziente familiare che desse meno peso all’ISEE come parametro per la quantificazione dell’assegno unico. Un progetto che potrebbe rivoluzionare il settore, perché l’applicazione dell’aliquota si basa in sostanza su un rapporto: quello tra la somma dei redditi dei coniugi, divisa per i componenti del nucleo familiare. Sebbene Fratelli d’Italia non abbia fornito dettagli né schemi programmatici sul provvedimento, il parametro del quoziente familiare è stato già introdotto, con il Decreto Aiuti quater, per calcolare il limite di reddito che consente di accedere al Superbonus per le abitazioni unifamiliari. La portata della “rivoluzione” incarnata dalla misura, però, porterà con ogni probabilità all’ufficializzazione del quoziente familiare non prima del 2024.

La necessità di un nuovo meccanismo è stata evidenziata anche dalla ministra Roccella, secondo la quale “circa un milione di potenziali beneficiari ha scelto di rinunciare all’assegno”. Da qui la volontà di riformare l’assegno unico nell’ottica di premiare le famiglie più numerose che, afferma la titolare del Dicastero della Famiglia, “finora sono state generalmente maltrattate dal Fisco”. Ecco che nel mirino è finito l’indicatore Isee, che non avrebbe tutelato a sufficienza i nuclei con più figli.