Bonus matrimonio fino a 20mila euro solo per chi si sposa in chiesa: bufera sulla Lega

Ha subito scatenato grandi polemiche la nuova proposta di legge a firma Lega, che vuole istituire uno speciale Bonus matrimonio. Poi il dietrofront: ecco come funziona

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Ha subito scatenato una bufera la nuova proposta di legge a firma Lega, che vuole istituire uno speciale Bonus matrimonio. Inizialmente, infatti, con una presa di posizione che sapeva troppo di discriminazione, il Carroccio puntava a riconoscere un aiuto economico soltanto alle coppie che si sarebbero sposate in chiesa: a coloro, insomma, che avrebbero scelto il matrimonio religioso. Apriti cielo: la Lega ha dovuto fare marcia indietro e correggere il tiro.

La proposta presentata da Domenico Furgiuele, Simone Billi, Ingrid Bisa, segretaria della Giunta per le Autorizzazioni, Alberto Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive, ed Erik Pretto, prevede un bonus fino a 20 mila euro ripartito in 5 quote annuali sotto forma di rimborso delle spese sostenute e documentate nella propria Dichiarazione dei redditi.

Matrimoni in calo precipitoso: i dati

La versione iniziale, dicevamo, era limitata soltanto agli sposi che avessero optato per il matrimonio cattolico in chiesa. Obiettivo, si legge nel documento presentato, contrastare il “calo verticale soprattutto dei matrimoni celebrati con rito religioso, che risulta più che doppio rispetto a quello dei matrimoni civili, pari a -67,9% contro -28,9% registrato tra il 2019 e il 2020, soprattutto tra i più giovani, causato dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria”.

Più in particolare, scrivono ancora i firmatari, in Italia nel 2021 sono stati celebrati circa 179mila matrimoni: rispetto al 2020 si tratta di un raddoppio, collegato evidentemente alla ripresa post-Covid dopo le restrizioni pandemiche, anche se questo aumento non è stato sufficiente a recuperare quanto perso nell’anno precedente: rispetto al 2019 i matrimoni sono scesi del 2,7%.

In forte calo a causa del Covid anche le unioni civili tra persone dello stesso sesso, le separazioni e i divorzi: le prime sono scese del 33%, le seconde del 18% e le ultime del 21,9%.

Il calo, come visto, penalizza soprattutto i matrimoni religiosi. “Le ragioni che allontanano le giovani coppie dall’altare e che le portano a prendere in considerazione solo ed esclusivamente il matrimonio civile – puntualizzano gli esponenti della Lega – sono molteplici e di natura differente. Innanzitutto, il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso. Molte coppie sono dubbiose anche sui corsi prematrimoniali, i quali hanno una finalità ben precisa e spesso sottovalutata: cercare di far capire alla coppia se si è realmente pronti nel prendere la decisione di sposarsi”.

La leggerezza, dai tratti pericolosamente anacronistica, con cui si parla di matrimonio nel testo di legge ha fatto rabbrividire migliaia di italiani, nonché le opposizioni, che sono insorte. Tanto che la Lega ha dovuto fare marcia indietro e allargare subito, almeno a voce, la platea dei potenziali destinatari del Bonus, aprendo anche ai riti civili.

Bonus matrimonio 2023, quanto spetta e come funziona

La proposta dei deputati leghisti di introdurre il cosiddetto Bonus matrimonio era inizialmente volta ad agevolare le giovani coppie che intendono celebrare il matrimonio religioso e che hanno così la possibilità di usufruire della detrazione del 20% delle spese connesse alla celebrazione del matrimonio religioso.

Le spese detraibili connesse alla celebrazione del matrimonio religioso sono fissate in un massimo di 20mila euro e sono ripartite tra gli aventi diritto in 5 quote annuali di pari importo.

Considerando il numero dei matrimoni nel 2021, che ammontano a circa 179mila, la Lega prevede che la quota massima detraibile ogni anno per coppia sia pari al 20% di 20mila euro, cioè 4mila euro da dividere in 5 quote annuali uguali.

Quindi, la spesa totale prevista per il Bonus matrimonio sarà pari a circa 716 milioni di euro, cioè a 143 milioni e 200.000 euro per 5 rate. Ma, precisano i leghisti, i costi potranno essere più bassi proprio in considerazione del calo dei matrimoni nel nostro Paese e i requisiti richiesti per usufruire del Bonus.

I requisiti: a chi spetta

Destinatarie dell’agevolazione inizialmente, secondo quanto appunto scritto nella proposta di legge, solo le coppie che si sposano in chiesa. Poi, la virata: il Bonus sarà per tutti i futuri sposi, dunque anche per coloro che sceglieranno le nozze civili.

Ma attenzione, per poter ottenere il Bonus matrimonio è necessario comunque rispettare alcuni requisiti, sia anagrafici che reddituali. Il Bonus va alle coppie che rispettino questi requisiti:

  • under 35
  • cittadini italiani da almeno 10 anni
  • Isee non superiore a 23mila euro e a 11.500 euro a persona
  • spese per il matrimonio devono essere sostenute in Italia.

Le spese detraibili

Cosa si può detrarre? Quali spese rientrano nel Bonus? Nel testo di legge si fa riferimento a:

  • ornamenti in Chiesa, tra cui i fiori decorativi, la passatoia e i libretti
  • abiti per gli sposi
  • servizio di ristorazione
  • bomboniere
  • servizio di coiffeur e make-up
  • servizio fotografico.

Il dietrofront della Lega e lo stop del Governo

Dopo la polemica, il vicecapogruppo della Lega Domenico Furgiuele, primo firmatario del disegno di legge, ha cambiato strategia dichiarando che la proposta “a mia prima firma, volta a incentivare il settore del wedding, che per questioni di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no”.

Ma al termine di una giornata movimentata, fonti di Palazzo Chigi hanno chiarito che la proposta è al momento soltanto una iniziativa parlamentare e non è allo studio del governo e anzi aggiungono che “nell’ambito di un quadro finanziario complesso, l’Esecutivo è al lavoro per sostenere la famiglia con misure concrete e realizzabili, che saranno contenute nella legge di bilancio”.

Anche il ministro della Difesa Guido Cosetto è entrato a gamba tesa sulla questione: “Il bonus nozze non fa parte della Manovra, è la proposta presentata da un deputato. Non è mai passato in mente a Palazzo Chigi di dare un premio a chi si sposa in chiesa, non è un tema che interessa ad uno Stato laico” ha sentenziato.