Se l’attuale stagione dell’uomo è caratterizzata da un design più sperimentale nelle forme e nei volumi del ready to wear, la fall-winter 23/24 che ha sfilato tra gennaio e febbraio pone l’accetto su sartorialità, grande ricerca nei materiali ed eleganza minimalista data da toni neutri che certamente mettono in risalto gli accessori.
Nelle stagioni precedenti gli stivali a punta da cowboy e le sneakers imperavano sulle passerelle maschili, mentre negli ultimi mesi tra i trend del prossimo inverno è stato preannunciato l’arrivo massiccio degli zoccoli: in cavallino da Dries Van Noten, coperti in feltro e borchiati da Etro e in pelle lucida da Kenzo. Non si tratta di un modello di scarpa poco soggetto alle interpretazioni dei designer delle maison di lusso, ma certamente fatica ad entrare a far parte del guardaroba maschile.
La “fluidità di genere” dimostrata da queste calzature permane attraverso la presenza di modelli di borse tipicamente femminili presenti durante tutto il fashion month dell’uomo, Martine Rose a Firenze e le mini shopping bag rigide di pelle, Moschino e le borse a mano anni ‘50 con il tocco di Jeremy Scott dato da una coppia di zip non molto funzionali ma d’impatto.
Gucci accompagna a i jeans oversize dal taglio perfetto e a quelli ancora più ampi con le pince una grande varietà di borse esplicitamente vintage e d’archivio ma ricontestualizzate nell’epoca contemporanea: anch’esse oversize e ispirate a quelle da donna dell’era di Tom Ford, pelose e leopardate e in tela laccata interamente rivestita dal monogram GG. E si può anche scorgere qualche manico in bamboo.
Le borsette (vezzeggiativo dato proprio dalla taglia mini) con la catena o a mano sfilano anche sulla passerella di Dsquared e citando le parole dei direttori creativi, Dean e Dan: “Giocare con le cose da femmine, giocare con le cose da maschi, non c’è niente di più hot di un ragazzo hot con indosso delle mutandine femminili”.
Un altro mondo presente con i suoi accessori nella stagione successiva è quello del lavoro che appare sempre più indipendente dalla natura dei vestiti. Le borse da lavoro per l’uomo assumono forme estremamente diverse: le Peekaboo capienti di Fendi, le cartellette di pelle in stampa cocco di Magliano, le tote di Prada rigide e fornite di borraccia e quelle di Louis Vuitton, cartellette porta documenti in pelle con monogram LV e tote che prendono vita attraverso l’applicazione di occhi, naso e bocca da parte del designer e artista Kid Super.
Nonostante il rigore formale dimostrato da alcuni di questi brand, non mancano le chicche surrealiste e divertenti. Fendi ha fatto spuntare dalle proprie borse (baguette e secchielli) delle baguette (baguette baguette!) di montone, probabilmente un omaggio alla forma di pane che ha ispirato la sua borsa più iconica, da poco riconosciuta patrimonio immateriale dell’Umanità dall’Unesco come simbolo dell’artigianato francese.
Moschino invece, nell’ultimissimo lookbook dell’uomo di Jeremy Scott, ha presentato due accessori molto impegnativi: una cintura talmente grande da doverla portare al collo come sciarpa e uno scarpone riadattato a borsello, enorme anche quello.
Ma la calzatura, realmente indossata, che è rimasta più impressa nelle retine degli spettatori è la scarpa rana, un sabot di Jw Anderson nato dalla collaborazione con il brand inglese Wellipets e ispirato agli stivaletti indossati dai principi Harry e William in una famosa uscita negli anni ’80, celebrata all’epoca da tutti i tabloid.
Jonathan Anderson inoltre ha fatto stringere al petto dei suoi modelli un cuscino, Louis Vuitton e Bode hanno ricreato una casa nel set delle rispettive sfilate, plaid ovunque come da Fendi nei molteplici usi e interpretazioni e ancora un cuscino come invito della sfilata di Prada. La dimensione domestica dei lockdown non sembra del tutto svanita o dimenticata.