Ue, focolaio epidemico di salmonella: ecco i prodotti. Dobbiamo preoccuparci?

L'EFSA-European Food Safety Agency ha spiegato che si sta evolvendo "rapidamente" in 7 Paesi europei e nel Regno Unito un focolaio epidemico di Salmonella Typhimurium

Pubblicato: 8 Aprile 2022 11:21

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Redazione

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Vi abbiamo parlato nei giorni scorsi degli ovetti Kinder ritirati in Inghilterra e Irlanda per la possibile presenza di salmonella (ve ne abbiamo parlato qui, dove potete trovare anche i lotti potenzialmente pericolosi e dunque ritirati dal commercio). Mentre inizialmente sembrava si trattasse di problemi esclusivamente relativi al mercato inglese, successivamente è arrivata la conferma che anche altri storici prodotti di cioccolato a marchio Ferrero potrebbero essere a rischio, e riguardano anche noi in Italia.

Per questo, Ferrero ha deciso di ritirare dagli scaffali dei supermercati italiani alcuni prodotti a base di cioccolato, in via precauzionale (li trovate qui).

Cosa sappiamo del focolaio di salmonella in Ue

Ma purtroppo non è finita qui. L’EFSA-European Food Safety Agency ha spiegato che si sta evolvendo “rapidamente” in 7 Paesi europei e nel Regno Unito un focolaio epidemico di Salmonella Typhimurium, variante monofasica. A partire dal 5 aprile 2022 sono stati segnalati ben 134 casi, di cui 105 già confermati, soprattutto tra bambini di età inferiore a 10 anni.

Il primo caso è stato individuato nel Regno Unito il 7 gennaio 2022. Dal 17 febbraio 2022 in poi sono stati individuati casi anche in altri luoghi d’Europa: 20 casi confermati in Francia, 4 in Germania, 10 in Irlanda, 1 in Lussemburgo, 2 nei Paesi Bassi, 1 in Norvegia, 4 in Svezia e addirittura 63 nel Regno Unito.

Il focolaio è caratterizzato da una percentuale insolitamente alta di bambini ricoverati in ospedale, alcuni con gravi sintomi clinici come dissenteria mista a sangue.

Sulla base di interviste ai pazienti e studi epidemiologici analitici iniziali, sono stati individuati come probabile via di infezione determinati prodotti a base di cioccolato.

Per questo motivo, sono stati richiamati vari prodotti potenzialmente contaminati da salmonella in diversi Paesi, tra cui Regno Unito, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo. Le indagini sono comunque in corso da parte delle autorità sanitarie e di sicurezza alimentare nei Paesi in cui sono stati segnalati i casi, per individuare la causa e l’estensione della contaminazione, e per garantire che i prodotti contaminati non vengano immessi sul mercato.

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Allarme antibiotici: non proteggono più abbastanza?

Intanto, proprio l’EFSA alcuni giorni fa aveva pubblicato uno studio che dimostra come la resistenza agli antibiotici nei batteri Salmonella e Campylobacter sia ancora particolarmente elevata.

Per quanto riguarda la Salmonella enteritidis, il tipo di salmonella più comune nell’uomo, sono state osservate tendenze crescenti di resistenza agli antibiotici. Tuttavia, precisa l’EFSA, la resistenza simultanea a due antibiotici di importanza primaria rimane bassa per E. coli, Salmonella e Campylobacter in batteri isolati in esseri umani e animali da produzione alimentare.

Un calo nella resistenza alle tetracicline e all’ampicillina in salmonella isolata in esseri umani è stato osservato, rispettivamente, in 9 e 10 Paesi nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020, in maniera particolarmente evidente in Salmonella typhimurium. Nonostante il calo, la resistenza a tali antibiotici resta ancora alta nei batteri di provenienza sia umana che animale.

Anche i batteri Campylobacter isolati nell’uomo e nel pollame continuano a mostrare una resistenza molto alta alla ciprofloxacina, antibiotico comunemente usato per trattare alcuni tipi di infezioni batteriche nell’uomo. Nel 2020 la campilobatteriosi è stata la malattia più segnalata nell’UE, oltre che la causa di malattia veicolata da alimenti riferita con maggior frequenza. Può essere trasmessa direttamente o indirettamente tra animali ed esseri umani.

I comuni sintomi sono febbre, diarrea e crampi addominali. La carne di pollame cruda è spesso contaminata da Campylobacter perché il batterio può vivere anche nell’intestino di volatili sani. Si trova anche in suini e bovini. La principale fonte di infezione è il consumo di carne di pollo poco cotta o di prodotti alimentari pronti che sono stati a contatto con carne di pollo cruda.