Polmonite in Cina, l’incubo Covid e facile allarmismo: cosa sta davvero accadendo

Cosa sta davvero accadendo in Cina? Al di là delle tante ipotesi e dei timori giustificati, ecco dati, analisi e un esempio tutto italiano

Pubblicato: 30 Novembre 2023 23:00

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Porre di fianco Cina ed epidemia è bastevole a generare il panico nel mondo. Sembra di star riavvolgendo la pellicola del tempo, fino a una fase in cui tutto sembrava destinato a restare confinato in un Paese tanto lontano da noi. In breve, però, ci siamo confrontati con il Covid e i suoi risvolti sanitari, economici, politici e sociali, ancora presenti.

Sta accadendo lo stesso? È normale chiederselo ma la situazione appare ben differente e, a dire il vero, interconnesse con la pandemia vissuta. Proviamo a comprendere cosa sta accadendo, probabilmente, e perché essere cauti e preoccupati sia giustificato e positivo, ma l’allarmismo sia deleterio sotto ogni aspetto.

Focolai di polmonite

Come detto, viviamo in un mondo che risente ancora degli effetti del Covid. Al di là di quelli legati alla salute, parliamo di quelli sociali. Nella realtà in cui ci muoviamo si mettono in dubbio con estrema facilità le conclusioni raggiunte dall’Oms, ovvero l’Organizzazione mondiale della sanità. A dettare questo fenomeno è ovviamente un mix di paura, disinformazione e malafede. In questo articolo, però, si fa riferimento proprio a un loro rapporto ufficiale.

In questo si pone in evidenza la condizione vissuta dalla Cina a partire da metà ottobre. Si registra un ritorno delle infezioni respiratorie, che riguarda principalmente i bambini, dell’area settentrionale del Paese inizialmente, per poi raggiungere un livello nazionale. Al punto da parlare di epidemia di polmonite.

Le autorità cinesi invitano alla calma, di fatto descrivendo il tutto come una conseguenza quasi naturale del sollevamento delle restrizioni Covid, insieme con l’arrivo della stagione fredda. A ciò si aggiunge la circolazione di agenti patogeni noti:

  • influenza;
  • mycoplasma pneumoniae;
  • virus respiratorio sinciziale;
  • SARS-CoV 2.

Cosa sta accadendo

Non potevamo aspettarci di non subire conseguenze dal ritorno improvviso alla vita di tutti i giorni. Ciò soprattutto per quanto riguarda i soggetti più giovani, i cui sistemi immunitari sono ben differenti rispetto a quelli degli adulti, in termini di risposta agli agenti patogeni.

Le misure restrittive attuate hanno avuto il pregio e il difetto di interrompere quelli che sono i cicli regolari di alcuni virus. Di fatto, risultando barricati in casa e ben protetti a causa del Covid, i bambini non hanno conosciuto, o evitato a lungo, le ben note infezioni respiratorie. Si sono poi ritrovati a fronteggiare un mix di minacce, che hanno portato alla situazione attuale.

Ci siamo già passati

Come detto, però, viviamo in un mondo particolare. I report ufficiali contano spesso meno delle ipotesi avanzate dinanzi al banco salumeria del supermercato. Se poi si chiede di fidarsi anche delle valutazioni provenienti dalla Cina, c’è poco da discutere. Si tratterà di certo di una macchinazione di qualche sorta.

È bene, dunque, riportare indietro ancora un po’ la pellicola del tempo, tornando a dicembre 2022, in Italia. In quella fase ci si chiedeva come mai i casi di virus respiratorio sinciziale fossero così tanti.

Prima del Covid i dati erano ben differenti, si scriveva. Un virus che colpisce principalmente i bambini dagli 0 ai 5 anni, anche se nella maggior parte dei casi ciò avviene nei primi due anni di vita.

È la causa più comune di polmonite nei bambini ma al tempo nessuno parlò di epidemia. Stavolta però l’allarmismo è scattato molto in fretta, trattandosi di Cina e, diciamolo, considerando anche il poco appeal tra la gente del tema Covid, ormai.

Ma che tipo di risposte ci siamo dati a dicembre 2022, che oggi sembriamo aver dimenticato:

  • depressione del sistema immunitario, scatenata dal Covid-19;
  • aumento della platea dei soggetti più suscettibili, date le restrizioni Covid-19;
  • debito immunitario generato della mancata esposizione ai virus circolanti, date le restrizioni Covid-19.

In Cina tutto ciò sta avvenendo in ritardo perché la politica Zero Covid è stata revocata soltanto alla fine del 2022. Questo è stato dunque il primo “anno libero” per i bambini, il cui sistema immunitario è però risultato in molti casi impreparato, dopo gli anni di reclusione.

Il loro lockdown particolarmente prolungato sta presentando un conto rischioso ma non del tutto imprevedibile. L’Oms ha chiesto spiegazioni e ricevuto tale analisi: non sono stati rilevati nuovi agenti patogeni, bensì un aumento generale di infezioni da agenti già noti. Gli ospedali sono più affollati del solito, ma ciò non pone a rischio le capacità di terapia intensiva.

L’Oms sta monitorando da vicino lo stato del Paese, al fine di non risultare impreparati in caso di variazione delle condizioni attuali. Intervistata da Stat News, si è espressa in merito Maria Van Kerkhove, esperto dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Ha spiegato come siano state chieste alla Cina delle specifiche informazioni in merito alla presenza di veri e propri focolai di polmoniti non diagnosticate. La risposta è stata negativa, ma non solo. Sono state fornite le percentuali di come influenza, rinovirus e non solo stiano agendo sulla popolazione infantile, principalmente.

“Abbiamo chiesti un confronto con i dati pre pandemia. Guardando alle ondate attuali, che si stanno verificando in varie aree del Paese, il picco non è tanto alto come quello registrato nel 2018-19”.

I toni però restano accesi, come evidenziato dalle parole di Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di statistica molecolare e di Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma. I mezzi termini non esistono e chiede che l’Oms invii una delegazione in Cina per conoscere la reale situazione.

A suo dire, infatti, le contraddizioni sarebbero troppe: “Prima parlano di aumento delle visite ambulatoriali e dei ricoveri ospedalieri dei bambini, poi non sono solo bambini. Per dire successivamente che non necessitano di ricovero e che si tratta di un mix di infezioni”.

Toni ben più pacati, invece, da parte di François Balloux, direttore del Genetics Institute dell’University College di Londra: “Questo fenomeno viene talvolta definito debito di immunità. La Cina ha vissuto un lockdown molto più lungo rispetto a ogni altro Paese. Si prevedevano già queste ondate. Non c’è motivo di sospettare l’emergere di un nuovo agente patogeno, a meno che non emergano nuove prove”.