Omicron, nuova “variante” scoperta in Veneto: cosa sappiamo

Come le "cugine" Xe e Xj, si tratta di una ricombinazione in proporzioni diverse del genoma di Omicron 1 e 2

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Redazione

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Un nuovo ricombinante della variante Omicron diverso da “Xe” e “Xj” è stato scoperto in Italia e sequenziato dal Laboratorio di genetica, citogenetica e diagnostica molecolare dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre (Venezia). Come le due sequenze individuate nelle ultime settimane, non si tratta di una variante ma di una ricombinazione delle sotto-varianti di Omicron BA.1 e BA.2, tra frammenti diversi del genoma del coronavirus.

Omicron, nuova “variante” scoperta in Veneto: le differenze con Xj e Xe

Come spiegato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie in una nota, il campione è stato prelevato a marzo da un paziente della provincia lagunare e ad inizio aprile sono stati rilevati altri due casi in provincia di Venezia e Padova.

“È stato poi un lavoro di squadra – si legge – tra i gruppi di lavoro dell’ospedale di Mestre, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) a confermare, mediante analisi bioinformatiche, l’evento di ricombinazione che è avvenuto tra le varianti di Omicron BA.1 e BA.2” (qui abbiamo parlato dei nuovi sintomi scoperti di Omicron 2qui come il Covid potrebbe alterare il cervello).

“Non si conoscono – sottolineano dall’IZSVe – le caratteristiche fenotipiche del ricombinante identificato in Veneto perché ad oggi è stato caratterizzato solo geneticamente, e la continua sorveglianza genetica sarà strategica per capire l’eventuale diffusione del virus sul territorio regionale“.

Nel dettaglio, i ricercatori dell’Istituto veneziano hanno mostrato gli elementi in comune con il ricombinante “Xj” isolato dal laboratorio dell’Asp di Reggio Calabria, dal quale si distingue però per determinate mutazioni specifiche: una nella proteina Orf1a, due in Orf1b, una nella proteina Spike, due in Orf8 (qui abbiamo parlato dell‘isolamento per la prima volta in Italia di “Xj”).

Il ricombinante è diverso anche da “Xe”, identificato qualche settimana prima nel Regno unito nel quale la parte di BA.2 rappresenta circa il 60% del genoma (qui abbiamo parlato dei sintomi e della contagiosità di “Xe”).

“Si tratta di un virus ricombinante molto simile a Xe” ha sottolineato al Corriere della Sera, Alice Fusaro, biologa e ricercatrice all’IZSVe.

“Quando circolano più varianti ci possono essere eventi di ricombinazione tra due, che si scambiano pezzi di genoma. La variante rilevata nel campione del paziente veneziano presenta tratti di Omicron e tratti di Omicron 2, come la Xe, nella quale però la porzione di Omicron è un po’ più corto” ha spiegato l’esperta, precisando di aspettarsi anche su questo ricombinante un’alta protezione da parte del vaccino per le forme gravi della malattia, minore sul fronte dell’infezione.

Omicron, nuova “variante” scoperta in Veneto: il parere del virologo

L’isolamento di questo nuova variante ricombinante rientra nell’ambito della sorveglianza coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità che diventa sempre più efficace come sottolineato dal professore Fabrizio Pregliasco direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e professore associato di Igiene Generale e Applicata presso la sezione di Virologia del dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano.

“La nota positiva è che oggi abbiamo la capacità di individuare, siamo più preparati. Sappiamo che ogni due mesi circa si evidenziano delle varianti, siamo in grado di rilevare questi segnali e controllarli” ha dichiarato il virologo sottolineando l’importanza di monitorare le nuove varianti senza allarmi.