L’Organizzazione mondiale della Sanità ha istituto per il 14 aprile la giornata mondiale della malattia di Chagas, un’infezione potenzialmente pericolosa per la vita, che si stima abbia colpito tra i 6 e gli 8 milioni di persone in tutto il pianeta. Si tratta della terza patologia parassitaria più frequente al mondo, endemica in alcuni Paesi, in particolare in America Latina. La trasmissione avviene principalmente attraverso la puntura di un insetto simile alle cimici, le Triatominae. Secondo l’Istituto superiore di sanità, la malattia non è presente né in Italia né in Europa e nel nostro Paese è stata rilevata soltanto in persone provenienti dal Centro e Sud America.
Cos’è la malattia di Chagas
La malattia di Chagas è un’infezione cronica provocata dal parassita Trypanosoma cruzi, dal quale prende anche il nome di ‘tripanosomiasi americana’. Come spiega l’Iss, la persona contagiata può non manifestare sintomi per anni, anche decenni, senza sapere di essere ammalata. Proprio a causa dell’assenza di sintomi e dunque della mancanza di cure adeguate, il protozoo nel frattempo può provocare danni seri all’organismo, in particolare al sistema nervoso, al cuore e all’intestino, fino a portare alla morte dell’individuo infetto.
Oltre alla puntura della particolare cimice presente in Centro e Sud America, il Trypanosoma cruzi può essere trasmesso all’uomo potenzialmente in altri modi, anche se in percentuali estremamente basse: trasfusioni o i trapianti da persone infettate, trasmissione da madre a figlio durante la gravidanza, nel corso del parto o l’ingestione di cibi contaminati.
L’Iss sottolinea che il rischio di un contagio della malattia di Chagas tramite trapianti o trasfusioni in Italia è da escludere grazie ai rigidi controlli nella selezione dei donatori. La conferma di un rischio molto raro di contagio di questa infezione attraverso le donazioni di sangue arriva da uno studio del novembre 2022 del Centro nazionale del sangue.
Malattia di Chagas: come si trasmette
I Triatominae rimangono, dunque, il veicolo principale della diffusione del Trypanosoma cruzi. Questa specie di cimici, lunghe tra 1 e 4 centimetri e che si nutrono di sangue, sono diffuse solo in America centrale e in Sud America e si rintanano nelle crepe delle pareti e nei tetti di paglia delle case di “adobe”, povere abitazioni costruite con mattoni fatti da un impasto di argilla, paglia e sabbia, ma anche nei fabbricati agricoli, nei cumuli di pietre o di legna, nei pollai e nelle cucce dei cani.
Come spiega ancora l’Iss, per cibarsi, solamente di notte, l’insetto punge la pelle scoperta (soprattutto il viso) rilasciando deiezioni che possono essere portate alla bocca o agli occhi dall’uomo dopo essersi grattato, provocando così il contagio.
Malattia di Chagas: i sintomi
L’incubazione della malattia è di circa una o due settimane dalla puntura della cimice, in seguito al quale sull’area in cui è avvenuta la puntura dell’insetto può comparire un nodulo gonfio e rosso e può sopraggiungere febbre (qui abbiamo parlato dei sintomi della febbre della West Nile e del virus di Marburg).
Una volta scomparsi i sintomi locali e la febbre, la malattia può non dare alcun disturbo per anni, durante i quali la malattia si può individuare solo facendo una specifica ricerca degli anticorpi contro il parassita o dei protozoi nel sangue. Dopo anni, circa il 20-30% delle persone che hanno contratto l’infezione può sviluppare la forma cronica, conseguente ai gravi danni all’organismo (qui abbiamo parlato dello sviluppo dei primi vaccini anti tumore e contro le malattie autoimmuni).
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la malattia di Chagas fa parte delle 20 malattie tropicali neglette, cioè dimenticate, che colpiscono quasi esclusivamente persone che vivono in estrema povertà in Paesi a basso e medio reddito in Africa, Asia e America Latina.
Clara Alves, responsabile degli affari umanitari di Medici Senza Frontiere, ritiene, interpellata dal Corriere della Sera, che siano 75 milioni gli individui a rischio infezione da Trypanosoma cruzi “a causa dell’elevato numero di persone che non ricevono una diagnosi né una cura tempestiva”.