Chi colpisce di più ora il Covid: massima allerta per Omicron 2 e 3

Continua a scendere la curva dei contagi e dei ricoveri Covid in Italia. Ma c'è preoccupazione per le nuove sottovarianti Omicron: cosa sappiamo

Pubblicato: 21 Febbraio 2022 08:00

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Redazione

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Continua a scendere la curva dei contagi e dei ricoveri Covid in Italia. L’epidemia, caratterizzata dalla assoluta predominanza della variante Omicron, conferma un trend in decrescita nell’incidenza, nella trasmissibilità e anche nel numero dei ricoveri.

Mentre dal Cts dell’Aifa arriva il via libera alla quarta dose di vaccino (qui chi dovrà farla e quando), un gruppo di scienziati della National University e dell’Institut Pasteur del Laos hanno identificato nei pipistrelli tre nuovi coronavirus che mostrano “somiglianze specifiche” al Sars-CoV-2 “in un dominio chiave della proteina Spike”, che permette al virus di attaccare le cellule bersaglio agganciando il recettore umano Ace-2. Lo studio, pubblicato su Nature, ha già fatto il giro del mondo.

Mentre la variante Omicron continua la sua frenetica diffusione in tutto il mondo, una nuova sottovariante è stata rilevata in numerosi Paesi. La forma dominante di Omicron, nota come BA.1, continua a rappresentare la stragrande maggioranza delle nuove infezioni confermate da Covid a livello globale, ma un’altra sottovariante, nota come BA.2, ha iniziato a superarla in alcuni luoghi: tutti la chiamano Omicron 2 (qui i nuovi sintomi “spia” da tenere sotto controllo).

Cosa sappiamo di Omicron 2 e 3

Il ceppo BA.2 è uno dei numerosi sottolineaggi della variante Omicron finora identificati, che includono anche BA.1 e BA.3, Omicron 3. La versione BA.1 ha causato il maggior numero di casi di Omicron a livello globale. Al 31 gennaio, BA.1 comprendeva il 96,4% delle sequenze presentate alla Global Initiative on Sharing All Influenza Data, ha riferito l’OMS.

BA.2 è stata invece soprannominata la “variante invisibile”, perché manca di una delezione genetica sulla proteina spike – parte del virus che entra nelle cellule umane – rendendo più difficile il tracciamento attraverso i comuni tamponi che quasi tutti ormai abbiamo fatto almeno una volta.

Omicron 2 è stata segnalata per la prima volta in Sudafrica a novembre. Secondo l’OMS, da allora è stato rilevato in almeno 57 Paesi al 31 gennaio. In Danimarca, la sottovariante ha visto una crescita esponenziale, sostituendo il ceppo BA.1 il mese scorso, rappresentando circa l’82% dei casi di Omicron. La variante è stata rilevata anche negli Stati Uniti, nelle Filippine, in Norvegia e in Canada.

Secondo gli esperti nel Regno Unito e in Danimarca, la variante BA.2 è apparentemente più trasmissibile di altri sottolineaggi. In un documento tecnico pubblicato dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), i dati raccolti dal tracciamento dei contatti hanno indicato una maggiore trasmissione tra i contatti di casi di BA.2 al 13,4%, rispetto al 10,3% per le famiglie con altre infezioni da Omicron.

Per ora non sembrano esserci differenze nella gravità della malattia causata dalle due sottovarianti. Guardando anche ad altri Paesi in cui Omicron 2 sta ora superando Omicron originale, non si stanno osservando aumenti di ricoveri più alti del previsto.

Secondo lo studio danese, che deve ancora essere sottoposto a revisione paritaria, Omicron 2 possiede però proprietà immuno-evasive che riducono ulteriormente l’effetto protettivo della vaccinazione contro le infezioni. Ma non sono ancora stati studiati gli effetti della vaccinazione contro la gravità, ovvero infezione sintomatica, ricovero, mortalità. Potrebbe però essere molto simile alle altre varianti, e dunque possiamo ragionevolmente credere che i vaccini proteggano comunque dalla malattia grave.

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I nuovi dati Covid in Italia

Guardando all’Italia, mentre arriva anche da noi il primo farmaco che previene il Covid, messo a punto da AstraZeneca, secondo l’ultimo report Iss relativo al periodo 7-13 febbraio – molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione nella seconda metà di gennaio 2022 -, continua la discesa dell’incidenza settimanale a livello nazionale: 704 per 100mila abitanti contro 988 della settimana scorsa.

L’Iss specifica però ancora, come già accaduto nelle ultime settimane, che la valutazione degli indicatori, tra cui l’incidenza settimanale, è resa meno affidabile a causa del forte ritardo di notifica di 4 Regioni, in particolare si segnala un disallineamento con il flusso dei dati aggregati del Ministero della Salute superiore al 60% per una Regione e la mancata comunicazione dei casi al flusso ISS da parte della PA di Bolzano nella settimana di monitoraggio.

Nel periodo 26 gennaio-8 febbraio, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,77, in ulteriore diminuzione rispetto alla settimana precedente e al di sotto della soglia epidemica.

Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva continua a diminuire arrivando all’11,6%, rispetto al 14,2% precedente. Il numero assoluto di persone ricoverate in terapia intensiva diminuisce, passando da 1.376 a 1.119, con un decremento relativo del 18,7%.

Il tasso di occupazione in aree mediche Covid a livello nazionale è anch’esso in leggera diminuzione e pari al 23,8%. Il numero di persone ricoverate in queste aree è diminuito da 18.337 a 15.602, con un decremento relativo del 14,9%.

Chi è più colpito dal Covid

La fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale per 100mila abitanti è ancora la fascia d’età 0-9 anni, con un’incidenza pari a 1.388 per 100mila abitanti, subito seguita dalla fascia d’età 10-19, dove si registra un’incidenza pari a 1.117: entrambe sono però in continua diminuzione rispetto alle settimane precedenti.

Al momento, l’incidenza più bassa, ma sempre molto elevata, si rileva ancora nelle fasce di età 70-79 e 80-89 con un’incidenza di 335 e di 363 casi per 100mila abitanti, anch’esse in diminuzione rispetto alla settimana precedente.

Dov’è più diffuso ora il virus

Osservando l’andamento Covid regionale, 2 Regioni/PPAA sono classificate a rischio alto a causa dell’impossibilità di valutazione per incompletezza dei dati inviati:

  • Abruzzo
  • Liguria

5 Regioni sono classificate a rischio moderato:

  • Calabria
  • Friuli Venezia Giulia
  • Molise
  • Puglia
  • Sardegna.

Le restanti 14 Regioni e Province autonome sono classificate a rischio basso.

Le regioni che cambiano colore lunedì 21 febbraio

Ecco chi cambia quindi colore da lunedì 21 febbraio, posto che ormai le differenze per i vaccinati non esistono praticamente più, tanto che la distinzione in fasce verrà eliminata presto (qui quando finirà forse la pandemia e il calendario delle riaperture):

  • resta in zona arancione: Friuli-Venezia Giulia, per un periodo di almeno 15 giorni,
  • restano in zona gialla: Calabria, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna e Toscana, ancora per un periodo di 15 giorni
  • passano dalla zona arancione alla gialla: Abruzzo, Marche, Piemonte e Valle d’Aosta, per un periodo di 14 giorni almeno.