In Italia, i cittadini che vivono dopo una diagnosi di tumore oggi sono 3,7 milioni, il 6,2% dell’intera popolazione (1 italiano su 16). Il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi e almeno un paziente su quattro è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può ritenersi guarito.
La legge in materia di “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche” è stata approvata integralmente. Il testo composto di 5 articoli colma il vuoto legislativo che fino ad oggi metteva a rischio il mantenimento del posto di lavoro in caso di malattia prolungata: centinaia di lavoratori dopo il periodo di comporto di sei mesi hanno subito il trauma del licenziamento. Oltre a non correre più il rischio di essere licenziati dopo sei mesi di malattia, la legge stabilisce un incremento di 10 ore di permessi retribuiti per visite ed esami, che si sommano alle 18 ore annue già a disposizione.
Indice
Cosa cambia con la legge
L’impegno incessante a favore dei diritti sul lavoro per i pazienti oncologici e onco-ematologici portato avanti dal Gruppo di advocacy “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” è stato finalmente premiato: il DDL n.1430 in materia di conservazione del posto di lavoro e permessi retribuiti è finalmente legge. L’Assemblea del Senato ha approvato il disegno di legge a favore dei lavoratori e lavoratrici dipendenti con malattie oncologiche e onco-ematologiche, invalidanti e croniche. Il ddl, che era già stato approvato dalla Camera lo scorso marzo, è stato approvato all’unanimità.
“Da questo momento le persone con diagnosi di tumore non rischiano più di essere licenziate. La proposta di legge sul comporto è legge e d’ora in avanti garantirà la conservazione del posto di lavoro e la retribuzione dei permessi per esami e cure mediche a tutti quei lavoratori e lavoratrici affetti da una malattia oncologica, invalidante e cronica”
è il commento di Annamaria Mancuso, Presidente di Salute Donna ODV Coordinatrice del Gruppo La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere a cui aderiscono 46 Associazioni dei pazienti.
“L’approvazione in Senato del DDL sul comporto mette fine ad un lungo e faticoso cammino iniziato dal nostro Gruppo diversi anni orsono e richiamato all’attenzione della politica durante la scorsa legislatura. Siamo consapevoli del grande passo avanti compiuto a favore di tutte quelle persone che convivono con il carico di un tumore; siamo contenti per tutti coloro che adesso vedranno assicurati diritti e tutele fondamentali in ambito lavorativo e potranno avere una maggiore serenità almeno per ciò che riguarda la stabilità professionale ed economica, fondamentali quando è presente una malattia oncologica, che notoriamente porta alla cosiddetta “tossicità” finanziaria, ovvero ad un impoverimento del nucleo famigliare, dovuto alla perdita di produttività legata alla malattia e alle sue conseguenze più immediate, come le assenze dal lavoro per fare i trattamenti e i controlli medici, ma anche le difficoltà fisiche a causa degli effetti collaterali delle cure. Questa è una legge per la dignità della persona malata e per l’intera comunità civile. Niente più licenziamenti, cui tristemente abbiamo assistito impotenti negli scorsi anni; posto di lavoro garantito; incremento di 10 ore di permessi retribuiti per tutti i pazienti fragili con patologia oncologica invalidante che richiede visite ed esami serrati, per cui le 18 ore annue disponibili diventano 28”.
A cosa ha diritto la persona con tumore
Come ricorda il sito web di Fondazione AIRC, in caso di malattia oncologica, la legge prevede un iter accelerato per l’accertamento dell’invalidità civile e dell’handicap: la visita deve infatti essere effettuata entro 15 giorni dalla domanda e gli esiti danno immediatamente diritto ai benefici che da essi conseguono.
Sulla base della percentuale di invalidità riconosciuta, i pazienti oncologici possono avere diritto:
- alla pensione di inabilità per invalidi civili, a cui possono accedere, dietro presentazione di apposita domanda, le persone in età lavorativa, (tra i 18 e i 67 anni) a cui sia stata riconosciuta una inabilità lavorativa totale (100 per cento) e permanente (invalidi totali) e che abbiano specifici requisiti di reddito aggiornati periodicamente. La pensione di inabilità è compatibile con l’attività lavorativa;
- all’assegno di invalidità, a cui possono accedere, dietro presentazione di apposita domanda, le persone in età lavorativa con un’invalidità civile compresa tra il 74 e il 99 per cento e con un reddito inferiore alle soglie previste annualmente dalla legge;
- all’indennità di accompagnamento, che viene riconosciuta ai malati che presentano una condizione di invalidità del 100 per cento e necessitano di assistenza continua, perché non sono in grado di camminare autonomamente né di svolgere le normali attività della vita quotidiana.
L’importanza di risposte su misura ai bisogni
“I bisogni dei pazienti oncologici, negli anni, sono in continuo cambiamento, dal punto di vista quantitativo e qualitativo”
ha ricordato poco tempo fa Francesco Perrone, Presidente AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica).
“Siamo passati da una fase quasi esclusivamente ospedaliera ad attività che interessano e si integrano con l’assistenza territoriale. Una nuova organizzazione più performante per l’oncologia è richiesta anche da valutazioni epidemiologiche, con l’aumento progressivo dei casi prevalenti, l’incremento dei pazienti cronici sottoposti frequentemente a nuove terapie orali a domicilio, dei pazienti anziani complessi con multi-patologie concomitanti e dei guariti. La Rete Oncologica Regionale è riconosciuta come il modello organizzativo più indicato per la presa in carico dei pazienti oncologici, così complessi e diversificati nei loro bisogni assistenziali. Inoltre, nella sua programmazione in risposta ai bisogni di presa in carico globale della persona colpita dal cancro e di garanzia di accesso agli appropriati percorsi di cura, rappresenta lo strumento più efficace per il governo e per il controllo della mobilità inter-regionale”.
La spesa e il volume dei ricoveri in mobilità effettiva costituiscono una quota significativa per l’Italia, con un totale complessivo di 2 miliardi di euro nel 2022.
“Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, nel 2022, sono risultate le Regioni più attrattive, anche per le patologie oncologiche, assorbendo il 56% dei ricavi complessivi di mobilità attiva”
spiega Carmine Pinto, Coordinatore della Rete Oncologica dell’Emilia-Romagna .
“Se si osserva l’indice di fuga, è più alto al Sud e questo valore diminuisce procedendo verso il Nord (Sud 13,36%; Centro 10,30%; Nord 8,85%). Uno degli elementi che può influenzare la mobilità è l’assenza di definite modalità di accesso del paziente oncologico al Servizio Sanitario Nazionale e, quindi, a percorsi appropriati, che condividono in rete un processo assistenziale strutturato in tutte le sue fasi, dalla diagnosi e caratterizzazione fino alla fase terapeutica e di riabilitazione. Tutto questo individuando le sedi più adeguate per le specifiche prestazioni in termini di volumi e risorse professionali e tecnologiche richieste. Nel 2022, su un totale di circa due miliardi di euro scambiati in mobilità effettiva, più della metà ha riguardato Regioni confinanti. È indispensabile oggi, per permettere l’accesso a servizi di qualità ed in tempi adeguati, una migliore organizzazione e implementazione dei percorsi assistenziali, della gestione delle cronicità, dell’assistenza ospedaliera e territoriale. Tutto questo è permesso e ottimizzato nelle Reti Oncologiche Regionali, che possono insieme migliorare la ‘performance’ del sistema sanitario nei singoli territori e ridurre di conseguenza anche la mobilità inter-regionale”.