Tagli alla sanità, spese in aumento per i cittadini mentre avanza il settore privato

Tagli alla Sanità pubblica e spese private in aumento, la fondazione Gimbe lancia l'allarme: l'accessibilità ai servizi sanitari rischia di essere compromessa

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 24 Febbraio 2025 15:11

A causa dei tagli al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la sanità pubblica italiana sta affrontando un periodo di grave difficoltà, segnato da un sotto finanziamento cronico che ha avuto un impatto diretto sugli investimenti nel personale sanitario, sia dipendente che convenzionato.

Secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, i blocchi nelle assunzioni, i mancati rinnovi contrattuali e il numero insufficiente di borse di studio per specialisti e medici di famiglia stanno alimentando una crisi in Italia che dura da anni.

Per questo motivo, si rischia un accesso ai servizi essenziali sempre più limitato, soprattutto se si considera che negli ultimi anni – di contro – la spesa sanitaria delle famiglie ha registrato un incremento del 26,8%.

Spesa sanitaria pubblica Italiana al di sotto della media OCSE

Come spiegato da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, durante il suo intervento al convegno ‘Investire nei professionisti sanitari per garantire la salute della persona’, tenutosi a Bari il 22 febbraio 2025, i dati che emergono sono preoccupanti.

Prima di tutto perché la spesa sanitaria pubblica in Italia nel 2023 si è fermata al 6,2% del PIL, ben al di sotto della media dell’OCSE, che si attesta al 6,9%. Di fatto questo vuol dire che il nostro paese non sta investendo a sufficienza nel Servizio Sanitario Nazionale, con conseguenze dirette per le famiglie che, infatti, hanno speso di più per le cure, rivolgendosi al privato (nel 2023 la spesa delle famiglie italiane per accedere ai servizi sanitari privati è aumentata a 40,6 miliardi di euro, con un incremento del 26,8% tra il 2012 e il 2022).

Un altro dato allarmante è che nel 2023 la spesa privata per la sanità ha raggiunto il 23% della spesa sanitaria totale, ben al di sopra del 15% indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), limite oltre il quale l’accessibilità ai servizi sanitari rischia di compromettersi.

Si tratta di percentuali che restituiscono un quadro unico, ovvero: la spesa privata delle famiglie diventa un indicatore delle crescenti difficoltà nell’accesso ai servizi pubblici, sia a causa delle lunghe liste d’attesa, sia per la rinuncia a prestazioni necessarie, soprattutto nelle fasce sociali più deboli.

Cresce il carico economico per le famiglie

A confermare una crisi che rischia di peggiorare anche i dati del Report dell’Osservatorio Gimbe sulla spesa sanitaria privata in Italia nel 2023, commissionato dall’Osservatorio Nazionale Welfare & Salute (ONWS) e presentato il 18 febbraio 2025 al CNEL.

Nel dettaglio, quello che risulta è che nel 2023  la spesa sanitaria totale in Italia ha raggiunto 176,1 miliardi di euro, suddivisi in spesa pubblica (130,3 miliardi di euro, pari al 74%), spesa privata direttamente a carico delle famiglie (40,6 miliardi di euro, pari al 23%) e spesa privata intermediata da fondi sanitari e assicurazioni (5,2 miliardi di euro, pari al 3%).

Tuttavia, anche se la quota principale della spesa sanitaria in Italia proviene dalla spesa pubblica (che rappresenta il 74% del totale), la stessa si colloca ben al di sotto degli standard internazionali.

Inoltre, la spesa privata intermediata da fondi sanitari e assicurazioni rappresenta solo il 3% della spesa sanitaria totale, con l’88,6% della spesa privata a carico diretto delle famiglie, mentre secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità non dovrebbe superare il 15% della spesa sanitaria totale per garantire un sistema sanitario equo e accessibile.

Crisi accentuata dalla mancanza di personale

Insieme al sottofinanziamento e la crescente spesa privata, un altro elemento fondamentale sta accentuando la crisi della sanità in Italia, ovvero la carenza di personale. La mancanza di medici, infermieri, e altri professionisti della salute sta minando la sostenibilità e l’efficienza del sistema, con effetti devastanti sulle condizioni di lavoro e sull’accesso alle cure per i cittadini.

Una delle cause principali della carenza di personale sanitario è la stagnazione nelle assunzioni. Negli ultimi anni, il blocco delle assunzioni, combinato con i mancati rinnovi contrattuali, ha ridotto i nuovi ingressi drasticamente, compromettendo tutto il resto.

Inoltre, venutasi a creare una situazione dove è sempre più difficile garantire condizioni di lavoro ottimali anche ai professionisti del settore sono sempre di più anche i medici e gli infermieri che lasciano il SSN per migrare verso il settore privato o, in alcuni casi, all’estero. Secondo i dati della Fondazione Gimbe, questo fenomeno è particolarmente acuto nelle specializzazioni meno attrattive, come quella di emergenza-urgenza, e tra i medici di medicina generale, il cui numero è insufficiente per coprire le necessità del paese.

Le conseguenze di questa emorragia di personale sono infatti evidenti: le liste di attesa sono sempre più lunghe, i pronto soccorso sono al collasso e molti cittadini si trovano senza un medico di medicina generale.