Sanità in Manovra, 4 miliardi per aumentare gli stipendi di medici e infermieri

Il Governo ha stanziati 4 miliardi da aggiungere al fondo sanitario nazionale, puntando soprattutto a potenziare il personale con assunzioni di medici e infermieri

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 15 Ottobre 2025 11:19

Il Governo ha stanziato 4 miliardi di euro per i prossimi tre anni al fine di rafforzare il sistema sanitario nazionale. Di questi, 2,4 miliardi dovrebbero essere spesi già nel 2026. L’obiettivo è un aumento del personale ospedaliero: medici, infermieri e tecnici sanitari.

Si mira a ridurre le liste d’attesa e permettere agli ospedali di affrontare il costante aumento dei ricoveri e degli interventi, dovuto all’invecchiamento della popolazione. Per i medici, si punta soprattutto a nuove assunzioni, stipendi più alti e incentivi per dedicarsi esclusivamente al pubblico, abbandonando la libera professione.

Per gli infermieri, il ragionamento è paradossalmente opposto. Per attrarli verso il sistema sanitario nazionale, si vuole attuare la norma che permetterebbe loro di operare al contempo anche da liberi professionisti.

Cosa prevede la Manovra per la sanità

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha esposto al Consiglio dei ministri una relazione sul Documento programmatico di bilancio, che spiega a grandi linee gli interventi della Manovra. Per la sanità, il Governo ha stanziato 4 miliardi di euro fino al 2028, dei quali 2,4 miliardi saranno utilizzati già il prossimo anno.

L’obiettivo è quello di ridurre le liste d’attesa agendo sul personale sanitario. Stando a quanto riporta il quotidiano La Stampa, il Governo vuole assumere entro il prossimo anno:

  • 2.300 medici;
  • 9.700 infermieri e tecnici sanitari.

Inoltre, l’esecutivo vuole aumentare gli stipendi dei professionisti sanitari, per rendere il servizio sanitario pubblico italiano più competitivo sia rispetto al privato, sia rispetto agli ospedali pubblici esteri. Gli aumenti, anticipati dai ministri della Salute Orazio Schillaci, dovrebbero essere:

  • 220 euro lordi al mese per i medici;
  • 110 euro lordi al mese per gli infermieri.

I medici, inoltre, dovrebbero ricevere un’indennità tra i 246 e i 1.825 euro lordi al mese se rinunciassero alla libera professione, accettando di lavorare solo nel pubblico. Per gli infermieri, invece, l’operazione sarà opposta. Il Governo punta a concedere loro la possibilità di lavorare anche da liberi professionisti, in modo che il posto pubblico non li escluda da tutte le altre opportunità di lavoro che il mercato offre.

Orazio Schillaci, ministro della Salute
ANSA
Orazio Schillaci, ministro della Salute

Questa norma è già stata approvata nel cosiddetto Decreto bollette del 2023, ma è rimasta di fatto inapplicata anche per l’opposizione di molte Aziende sanitarie locali. La legge scade alla fine del 2025, ma potrebbe essere prorogata in modo da permetterne un’applicazione anche il prossimo anno, con una maggiore spinta da parte dell’Esecutivo perché le iniziative degli infermieri non vengano ostacolate.

Di quanti medici ha bisogno il Ssn

Nell’ultimo rapporto della fondazione Gimbe vengono evidenziate le carenze del sistema sanitario nazionale italiano, soprattutto per quanto riguarda il personale. I medici a cui si applica il Ccnl sono 109.024 o 1,85 ogni 1.000 abitanti. La media Ocse, che in questo rapporto è presa come punto di riferimento, è di 3,9 medici per 1.000 abitanti.

L’Italia però ha una particolarità. Se si contano tutti i medici, anche quelli che operano nel privato, è uno dei migliori Stati dell’Ocse, con 5,4 medici ogni 1.000 abitanti. È evidente come il Ssn abbia un problema di attrattività rispetto al settore privato, ma non solo.

Gimbe sottolinea anche che i nuovi studenti in medicina non scelgono le specializzazioni necessarie al funzionamento del Ssn, come:

  • medicina d’urgenza;
  • medicina generale;
  • chirurgia generale.

Le borse di studio in merito, infatti, vengono assegnate solo per poco più della metà di quelle disponibili ogni anno.

Per raggiungere la media Ocse con il solo pubblico, lo Stato dovrebbe quindi raddoppiare il numero di medici presenti negli ospedali. La presenza di così tanti medici nel settore privato spiega inoltre perché la spesa nel settore della sanità privata in Italia continui a crescere e sia arrivata al 25% di quella totale.

Il problema degli infermieri

I dati della fondazione Gimbe sottolineano però un altro problema, ancora più complesso di quello dei medici: la carenza di infermieri. Negli ospedali pubblici italiani ne operano circa 277mila, 4,7 ogni 1.000 abitanti. Anche includendo quelli che operano nel privato, si arriva a 6,9 infermieri ogni 1.000 abitanti. La media Ocse è di 9,5. Questo significa che in Italia mancano circa 150.000 infermieri.

Il problema è diverso rispetto a quello dei medici. Non è una questione di attrattiva del Ssn, ma di carenza di personale. Semplicemente in Italia non ci sono abbastanza persone che fanno gli infermieri di professione. E non stanno arrivando. Nel 2023 i laureati in infermieristica sono stati 17,3 per 100.000 abitanti contro una media Ocse di 45,3. Nel 2025, per la prima volta da anni, le facoltà di infermieristica hanno avuto meno iscrizioni rispetto ai posti disponibili.

L’unica soluzione, in questo caso, è attingere dall’estero in attesa che gli investimenti sulla qualità della vita lavorativa e sulle retribuzioni degli infermieri nel pubblico attraggano più studenti nelle università. È stato lo stesso ministro Schillaci ad ammettere questa necessità. Alcune Regioni stanno già iniziando a muoversi in questo senso, contattando personale proveniente da India, Argentina, Paraguay, Albania e Indonesia.

Piano salute mentale e farmacie, le altre misure della Manovra

Il progetto di assunzioni per il Sistema sanitario nazionale è il principale, sia per quanto riguarda le spese, sia per quanto riguarda l’importanza, all’interno del capitolo della Manovra sulla sanità, ma non è l’unico. Altre voci di spesa prevedono:

  • 80 milioni per il Piano salute mentale e lo psicologo di famiglia;
  • 60 milioni per il Piano malattie rare;
  • 150 milioni per l’assistenza territoriale e domiciliare, che saliranno a 280 milioni nel biennio successivo;
  • 70 milioni l’anno per la stabilizzazione della farmacia dei servizi;
  • 36 milioni per gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali;
  • 20 milioni per la sperimentazione della rete ospedaliera di terzo livello;
  • 10 milioni per il fondo cure palliative.

È inoltre previsto un piano per l’innalzamento della spesa farmaceutica dello 0,5%, mentre entro il 2027 saranno aggiornate le tariffe dell’assistenza ospedaliera, con un investimento da 550 milioni di euro. Infine, saranno stanziati circa 400 milioni di euro per la ricerca tra finanziamenti per quella corrente e nuove assunzioni.