Crisi della sanità, l’Italia spende troppo poco e mancano gli infermieri

L’ultimo rapporto Ocse mostra criticità strutturali del sistema sanitario: investimenti insufficienti, personale in calo e popolazione più anziana

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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L’Ocse ha pubblicato il nuovo rapporto “Health at a Glance 2025” e i dati italiani non sono tutti buoni. Infatti, nonostante l’aspettativa di vita tra le più alte al mondo, l’Italia spende in media meno per la sanità rispetto ad altri Paesi Ocse: 5.164 dollari per abitante, contro una media di 5.967 dollari. Pecca anche per numero di posti letto, appena 3 ogni 1.000 abitanti, rispetto ai 4,2 della media.

La fotografia del rapporto ci colloca inoltre tra i Paesi con alcune criticità strutturali piuttosto preoccupanti, come la grave carenza di infermieri e medici e l’età media elevata.

La spesa sanitaria italiana

Nonostante quanto affermato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, il Governo continua a destinare troppi pochi fondi alla sanità. Anche se i dati sono in aumento, come ricorda l’opposizione, il problema è un altro: l’investimento cresce meno della spesa.

La differenza inizia a farsi sentire, considerando che per i cittadini è aumentata la spesa per la sanità privata. Tra il 2023 e il 2024 questa ha toccato il +4%, arrivando a 48 miliardi l’anno (comprese le assicurazioni). La sanità privata ha quindi raddoppiato i propri incassi, passando dai 3,1 miliardi del 2016 ai 7,2 miliardi del 2023, pari a +137%. Certo, il calo dell’investimento pubblico in rapporto al Pil è iniziato nel 2014, non con questo Governo, ma nel frattempo i bisogni sanitari della popolazione sono cambiati e la spesa non si sta adeguando.

A parte il biennio pandemico 2020-2021, quando la spesa era stata aumentata in modo sostanzioso, oggi la popolazione sempre più anziana non è adeguatamente sostenuta dal sistema sanitario e, a cascata, ne risentono tutte le altre fasce d’età. Le crepe ormai annunciano un possibile collasso del sistema.

Il confronto con i Paesi Ocse

L’Ocse aggiunge un ulteriore tassello all’analisi, ovvero il confronto con i 38 Paesi industrializzati e i loro sistemi sanitari. Nel 2024 la spesa sanitaria italiana è stata pari all’8,4% del Pil, contro il 9,3% della media Ocse.

I valori più alti si registrano in:

  • Germania con il 12,7% del Pil;
  • Francia con il 10,8% del Pil;
  • Regno Unito con il 9,3% del Pil.

Anche guardando ai livelli di spesa pro capite a parità di potere d’acquisto, l’Italia risulta inferiore alla media Ocse.

Paese Spesa pro capite
Italia 5.164 dollari
Francia 7.367 dollari
Germania 9.365 dollari
Media Ocse 5.967 dollari

I risultati della sanità pubblica italiana

Anche a fronte di una spesa contenuta e inferiore alla media Ocse, l’Italia riesce comunque a ottenere buoni risultati, classificandosi come uno dei sistemi sanitari di prim’ordine.

L’aspettativa di vita alla nascita è di 83,5 anni, ben 2,4 anni più alta della media. Siamo infatti il quinto Paese al mondo per aspettativa di vita, dopo Svizzera, Giappone, Spagna e Israele. Anche la mortalità evitabile è bassa, con 93 decessi prevenibili ogni 100.000 abitanti, contro una media di 145.

Bene, ma solo se non si guarda dentro al sistema. In realtà emergono forti squilibri e segnali d’allarme per il futuro. Mentre l’Italia dispone di 5,4 medici ogni 1.000 abitanti (superiore alla media Ocse di 3,9), si conferma una grave carenza di infermieri, con appena 6,9 professionisti ogni 1.000 abitanti, contro una media Ocse di 9,2.

È un divario definito dallo studio “storico”, perché incide direttamente sulla qualità dell’assistenza e sulla capacità dei reparti ospedalieri e dei servizi territoriali di rispondere alla domanda crescente di cura.

Infine, c’è l’aspetto dei posti letto, che dopo il biennio pandemico sono stati nuovamente ridotti: in Italia ce ne sono 3 ogni 1.000 abitanti, meno della media Ocse (4,2) e molto inferiori a Francia (5,4) e Germania (7,7).