Sindrome dell’occhio secco, chi rischia di più e cosa c’entra il diabete

Gli studi dicono che ne soffre più di una persona su dieci: quali fattori possono facilitarne la comparsa e cosa può si può fare per curarlo

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Bruciore. Fastidio alla luce con la sensazione di avere il classico granello di polvere all’interno dell’occhio. Stanchezza, soprattutto quando si legge un libro o si rimane a lungo davanti allo schermo del pc o si sta perennemente collegati via smartphone. Insomma, complice anche l’elevato tasso di inquinamento ambientale, la sindrome dell’occhio secco è in agguato.

Gli studi dicono che ne soffre più di una persona su dieci e che sono soprattutto le donne a fare i conti con questa condizione. Ma vista la diffusione delle classiche “call” e degli appuntamenti video con colleghi che si frequentano spesso soprattutto in smart working, la sollecitazione per l’occhio tende ad aumentare anche nella popolazione maschile. Non solo. Spesso questa condizione si correla con il diabete. E proprio in questo senso prende il via una campagna informativa dal titolo campagna “Se hai il diabete apri gli occhi sulla secchezza oculare”.

Ma come mai l’occhio diventa secco? E cosa si può fare per prevenire questa condizione, affrontandola al meglio? Ecco qualche consiglio utile per sapere come comportarsi.

Quanto sono importanti le lacrime

L’occhio secco è legato ad un’alterazione del film protettivo lacrimale, con potenziali danni alla superficie oculare. Le lacrime hanno una grande importanza nella salute dell’organo della vista. Innanzitutto consentono di mantenere lubrificato l’occhio: le palpebre proteggono la superficie oculare dall’ambiente esterno grazie all’ammiccamento reso possibile dalla presenza del film lacrimale che lubrifica la superficie stessa. L’ammiccamento palpebrale determina una continua distribuzione delle lacrime per mantenere la superficie esterna dell’occhio in condizioni ottimali per il processo visivo. Inoltre attraverso le lacrime si offrono da un lato sostanze nutritive alla cornea (la parte anteriore trasparente del bulbo oculare) che è priva di vasi sanguigni, dall’altro si difende l’occhio lavando ed asportando le sostanze di rifiuto ed impedendo ai germi di proliferare ed attecchire.
Facciamo attenzione alle lacrime quindi. E non solo in termini di qualità ma anche di quantità. Il liquido lacrimale è estremamente rapido a ricoprire completamente la superficie del globo oculare, con una velocità che supera anche quella dell’ammiccamento che pure ci appare estremamente veloce. Questa rapidità d’azione è fondamentale ed è di grande utilità per il globo oculare. Per questo, quando la funzione delle lacrime è scarsamente efficace, possono nascere i problemi.

Come cambia il film lacrimale in caso di occhio secco

L’alterazione del film lacrimale responsabile di un “occhio secco” può essere di tipo quantitativo, quando manca la componente liquida, o anche di tipo qualitativo, se invece si modifica la formula della lacrima “perfetta” che deve avere tre componenti: acquosa, grassa e mucosa. Va peraltro segnalato che all’origine dei fastidi possono esserci anche anomalie delle palpebre e del meccanismo di ammiccamento, un impiego prolungato di lenti a contatto e altri problemi.
Tra i nemici principali delle lacrime, oltre ai farmaci, c’è sicuramente l’inquinamento atmosferico. Per capire i motivi di questo rapporto occorre ricordare che la lacrima è fatta di due strati fondamentali, anche se appare uniforme. Il primo è di natura prevalentemente lipidica, cioè è fatto di grassi ed è la barriera vera e propria nei confronti del mondo esterno. Inoltre permette di rallentare l’evaporazione dello strato più interno. Sotto a questo strato lipidico, a contatto diretto con l’occhio, si trova invece la porzione più liquida del film lacrimale che si può definire mucoacquosa: ha diversi compiti, come quello di assicurare il passaggio di sostanze nutritive all’occhio e soprattutto consente alla lacrima di mantenersi “adesiva” nei confronti del globo oculare.
L’alterazione del film lacrimale responsabile di un “occhio secco” può essere quindi di tipo quantitativo per deficit della componente acquosa (ipolacrimia) o di tipo qualitativo (dislacrimia) per alterazioni di una delle tre componenti (acquosa, lipidica , mucosa) e per alterazioni meccaniche (anomalie palpebrali, dell’ammiccamento, della superficie oculare, lenti a contatto, ipoestesia).

Quali fattori possono facilitare la comparsa di occhio secco

L’inquinamento ambientale, sia indoor che outdoor, è uno degli elementi che più comunemente accresce i rischi di sviluppare la secchezza oculare. E’ evidente che una struttura così complessa e dai compiti tanto importanti viene influenzata dalle componenti ambientali. Ad esempio l’inquinamento atmosferico, quello che viene genericamente chiamato smog, è composto soprattutto di molecole di grasso. La chimica dice che mettendo a contatto due strutture lipidiche una tende a “consumare” progressivamente l’altra. Per questo l’inquinamento atmosferico tende a modificare la struttura del film lacrimale favorendone l’evaporazione. Ma non basta. Anche gli eventi atmosferici che tendono a attaccare la componente lipidica delle lacrime, come ad esempio il vento, l’aria molto secca ed asciutta oppure il condizionamento: tutti questi mutamenti ambientali possono favorire l’evaporazione del film lacrimale e quindi “asciugare” l’occhio.
I pericoli sono quindi soprattutto legati allo smog e al fumo di sigaretta, che facilitano la modificazione della struttura delle lacrime influendo sulla componente grassa di queste.
Anche l’abuso di condizionamento d’aria può comunque essere importante. Il motivo? può indurre un’eccessiva riduzione dell’umidità ambientale che si ripercuote sulla quantità di liquido lacrimale disponibile. Lo stesso accade anche in caso di clima secco.
Infine, non va dimenticato il ruolo del pc e del prolungato uso di schermi. La riduzione dell’ammiccamento legata alla prolungata presenza di fronte allo schermo del computer può facilitare l’evaporazione del liquido lacrimale e quindi anche la comparsa dei sintomi dell’occhio secco.

Quale rapporto esiste tra occhio secco e diabete

Come ha recentemente spiegato Antonio Di Zazzo, Professore Associato di Malattie dell’Apparato Visivo presso la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, il diabete rappresenta un fattore specifico di rischio per la secchezza oculare. Ed è proprio questo il messaggio che porta avanti la campagna “Se hai il diabete apri gli occhi sulla secchezza oculare“.

“In uno studio da me condotto si evidenzia che circa il 70% dei pazienti ha un discomfort oculare e che il discomfort oculare, in cui rientra l’occhio secco, aumenta con l’aumentare dello scompenso glicemico e del numero di anni di malattia – commenta l’esperto. Questo avviene perché c’è un danno a carico delle fibre nervose periferiche, definito neuropatia corneale diabetica, che porta al rilascio di neuromediatori, cioè mediatori dell’infiammazione e che produce un’infiammazione cronica della superficie oculare, definita infiammazione persistente neurogena”.

Il consiglio per chi soffre di diabete, ma in generale per tutte le persone che soffrono di secchezza oculare, è quindi di non sottovalutare il problema.
“Se il paziente diabetico rileva un discomfort oculare non lo deve sottovalutare, perché rappresenta un marker di un danno neuropatico – ribadisce Di Zazzo. Diventa quindi fondamentale recarsi dall’oculista per un approfondimento. Lo specialista attraverso una macchina diagnostica che si chiama microscopia confocale, riesce a vedere in modo non invasivo i nervi in vivo. Attraverso questa indagine, il medico oculista fa un’analisi delle fibre nervose per rilevare la presenza della neuropatia diabetica, che a livello oculare porta discomfort, ma che può essere anche predittiva di altre patologie sistemiche come, ad esempio, il piede diabetico, i disturbi cardiaci, le alterazioni del metabolismo”.

Consigli per trattamenti mirati? “Sicuramente nel caso del paziente diabetico è importante recuperare lo scompenso glicemico, perché incide sulla performance dei nervi, a seguire si deve intervenire con colliri a base di acido ialuronico o idrossipropilguar o di carbossimetilcellulosa, che agiscono dove la componente acquosa viene a mancare, ripristinando la struttura del film lacrimale – conclude l’esperto. Esistono infine dei colliri che vanno ad agire sulle fibre nervose stimolandole e rigenerandole proprio dove è presente il danno”.

Cosa fare se si soffre di occhio secco

In termini generali, detto che la cura va sempre prescritta dallo specialista oftamologo, è basilare mantenere sempre lubrificata la superficie oculare, utilizzano le lacrime artificiali.
Sul fronte ambientale conviene limitare l’uso di aria condizionata, cercando di cambiare per qualche minuto ambiente almeno ogni due ore.
Nelle giornate assolate e ventose bisogna utilizzare occhiali che proteggano l’occhio anche lateralmente. E soprattutto non bisogna eccedere con l’utilizzo di lenti a contatto, specie in presenza di produzione lacrimale ridotta.
Insomma: sul fronte delle cure, nella maggior parte dei casi occorre instillare sostituti delle lacrime per lubrificare l’occhio. Ce ne sono moltissimi, spesso diversi tra loro, e la scelta va fatta dall’oculista.
Attenzione però: a volte l’occhio secco può essere legato a malattie autoimmunitarie, infiammazioni delle palpebre o esiti di alterazioni della congiuntiva. In queste circostanze la cura va ovviamente mirata caso per caso.