Cos’è l’odontofobia, come si manifesta e come vincere la paura del dentista

In Italia si stima un costo medio pro capite di oltre 18.000 euro per la cura di carie o malattie parodontali evitabili con un’adeguata prevenzione. Ma molti italiani hanno ancora paura del dentista

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Una visita di controllo annuale e terapie dentali tempestive e di qualità potrebbero far risparmiare all’Italia oltre 9 miliardi di euro all’anno. Lo dicono gli esperti presenti al convegno della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), tenutosi a Rimini.

Stando infatti a un recente rapporto dell’European Federation of Periodontology in tutto il mondo vengono spesi ogni anno 544 miliardi di dollari in cure per risolvere carie o parodontiti che si sarebbero potute facilmente prevenire.
In Italia si stima un costo medio pro capite nel lungo termine di oltre 18.000 euro per la cura di carie o malattie parodontali, evitabili con un’adeguata prevenzione che preveda visite di controllo regolari per consentire terapie precoci. Ma c’è un ma. E grande. Molti italiani hanno ancora paura del dentista.
Quasi due su tre temono apertamente la visita e le terapie. Tra le paure più grandi, il disagio per la postura e i rumori degli strumenti caratteristici dello studio odontoiatrico. Purtroppo alla fine chi ci rimette sono la prevenzione e la salute orale. Uno studio presentato al convegno dice che in Italia, anche per i timori, solo il 28% si controlla regolarmente, mentre il 40% va dal dentista solo quando ha sintomi evidenti.

Perché si ha paura e cosa fare

Recenti statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità quantificano in un 10% della popolazione i soggetti che hanno un vero e proprio terrore dell’ago dell’anestesia e del rumore del trapano. L’odontofobia, ovvero questa situazione, nasce perché si ha paura e questa in alcuni casi può diventare una vera e propria forma di panico che supera le capacità di autocontrollo.

La paura può nascere sia per l’area che viene ovviamente trattata, la bocca, sia per le sensazioni di ansia che possono venire dagli strumenti impiegati (ad esempio le siringhe e gli aghi per iniezioni), sia per i rumori, come ad esempio quello del trapano, che vengono prodotti. Sul fronte delle scelte, il consiglio che si può dare è quello di parlare della situazione con il proprio medico di medicina generale e fare un’analisi, anche tra amici e parenti, per sapere come operano i dentisti che li hanno in cura.

Fondamentale, per vincere l’odontofobia, è che il dentista abbia sviluppato una particolare competenza psicologica nel rapporto con il paziente e sappia metterlo a proprio agio. Inoltre è importante ricordare che si possono impiegare forme di anestesia particolarmente attente a questa situazione e cercare di organizzarsi per evitare prolungate soste in sala d’attesa, che possono far salire l’ansia. Infine si può consigliare di fare attenzione anche alle caratteristiche dello studio, che secondo alcune ricerche possono anche influire sulla condizione psicologica del paziente.

Qualche strategia? Possono aiutare camici degli operatori di colori più tenui, la presenza di un sottofondo musicale rilassante capace di richiamare l’attenzione e “coprire” il rumore degli strumenti, l’utilizzo di profumi che preservino l’olfatto dagli odori acri dei disinfettanti.

Può aiutare il protossido d’azoto?

Tecnicamente viene definita “sedazione cosciente”. E’ il trattamento che si può attuare nello studio dentistico per aiutare a vincere l’ansia, ottenere un effetto anestetico e soprattutto favorire il controllo della sensazione di vomito. L’approccio si attua con il protossido d’azoto, scoperto nel 1800. Per assumerlo basta una mascherina, che rilascia una miscela di ossigeno e azoto, e dopo pochi respiri, pur rimanendo padrone dei sensi e del tutto cosciente, ci si sente più sicuri e tranquilli. Sotto l’azione di questo gas, si ha una sensazione di tranquillità, tanto che a volte nemmeno si percepisce la puntura di anestetico oppure si sopporta senza difficoltà il trapano che lavora sulla dentina, e si supera la tensione che porta alla necessità di deglutire spesso, visto che anche questa reazione è un chiaro segno d’ansia.
Il trattamento può essere praticato alle persone che hanno paura degli aghi a quelle che hanno uno spiccato riflesso del vomito. Con il gas si punta a rilassare ed elevare la soglia del dolore, consentendo anche in alcuni casi di rinunciare all’anestesia, come ad esempio quando è necessaria un’ablazione del tartaro estremamente lunga e indaginosa. L’importante è ricordare che le dosi non sono uguali per tutti e quindi, spesso, si preferisce eseguire dapprima una visita preliminare per tarare esattamente la miscela. Bisogna insomma sempre mettere a punto il dosaggio di gas più indicato per ogni persona. In genere gli effetti del protossido d’azoto sono praticamente immediati e scompaiono subito dopo il termine della somministrazione, perché il gas non viene metabolizzato ma viene emesso fuori con il semplice respiro. In ogni caso, al termine della seduta il paziente in genere respira una soluzione per terminare l’effetto del gas.

Perché sono importanti i controlli

“La prevenzione è l’arma vincente che abbiamo per ridurre i problemi di salute orale, che oggi riguardano una persona su due nel mondo, un’incidenza molto più alta di tutte le altre comuni malattie non trasmissibili – osserva Francesco Cairo, presidente SIdP e professore di parodontologia all’Università di Firenze. Due miliardi di persone soffrono di carie, un miliardo di parodontite grave: il documento dell’European Federation of Periodontology, sottolineando che la spesa per le cure odontoiatriche rappresenta circa il 5% di tutti i costi sanitari a livello mondiale, ha perciò invitato a investire di più in prevenzione perché gran parte di queste spese potrebbero essere evitate. Potrebbero essere risparmiati ben 544 miliardi di dollari, per due terzi connessi alle cure e per un terzo dovuti ai costi indiretti delle patologie odontoiatriche, ma soprattutto la perdita di denti provocata da carie e parodontite è del tutto evitabile per la maggior parte delle persone”.
Il documento dell’European Federation of Periodontology ha stimato i costi a lungo termine direttamente associati alla terapia di carie e malattia parodontale in persone dai 6 ai 65 anni in Brasile, Francia, Italia, Germania, Indonesia e Gran Bretagna. Il dato è ovviamente condizionato dalla numerosità della popolazione e va dai 9 miliardi in Italia, ai 35 miliardi in Brasile. Il più alto costo per le singole persone è stimato in Gran Bretagna con 22 mila euro a cittadino e il più basso in Indonesia con 6.000 euro.
Nel nostro Paese tali costi superano i 18.000 euro a persona, ma con differenze sostanziali fra chi ha un alto o un basso reddito. “Per i primi la spesa è circa la metà rispetto ai secondi, perché una condizione socioeconomica più elevata si associa a migliori possibilità di accesso alle cure, a un’alimentazione di maggior qualità, a strumenti culturali più adeguati per conoscere e aderire alle strategie di prevenzione – specifica Cairo. Questo significa che è necessario oltre che doveroso ridurre le disuguaglianze, per favorire l’accesso a controlli e diagnosi precoci in tutti gli strati della società”.