Via l’Iva dalla chirurgia estetica, il perché della proposta

Introdurre l'esenzione Iva per gli interventi di chirurgia estetica in quanto anche essi sono finalizzati a garantire il benessere della persona. La proposta parte da Forza Italia.

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Una legge per togliere l’Iva dalle prestazioni di chirurgia estetica e per dirimere i punti ambigui della materia fiscale relativi a questo tipo di interventi, a beneficio degli operatori del settore e dei pazienti. È quanto chiede una mozione del centrodestra che ha suscitato le critiche dell’opposizione.

Esenzione Iva sulla chirurgia estetica

“Le prestazioni di medicina e chirurgia estetica – spiega la prima firmataria Annarita Patriarca di Forza Italia – devono rientrare nel novero delle prestazioni sanitarie non sottoposte a trattamento Iva” perché il concetto di “salute” è “comprensivo” di ogni “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale” che “non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità”. Fra i firmatari della mozione anche la leghista Simona Loizzo e il deputato di Fratelli d’Italia Luciano Ciocchetti.

Esenzione Iva sugli interventi estetici in Italia

La richiesta nasce da un’ambiguità interpretativa che ha creato incertezza: tutto inizia nel 2005 quando una circolare dell’Agenzia delle Entrate dichiarava esenti da Iva le prestazioni di medicina e chirurgia estetica in quanto “connesse al benessere psicofisico”.
Alcuni uffici locali dell’Agenzia delle Entrare però contestarono il mancato versamento dell’Iva in seguito a una sentenza della Corte di giustizia europea secondo la quale le operazioni estetiche rientrano nelle cure mediche esenti da Iva solo se conseguenza di traumi, handicap e malattie.
Ma anche in Italia la magistratura si orientò in tal senso con la sentenza della Corte di cassazione n. 27947 del 13 ottobre 2021. Tale sentenza attribuiva esclusivamente al chirurgo l’onere di provare che le prestazioni sanitarie estetiche fossero finalizzate ad alleviare le sofferenze psicologiche del paziente affetto da handicap o reduce da traumi e malattie.

La mozione però ricorda che per l’Organizzazione mondiale della sanità il concetto di salute include “ogni stato di benessere, non solo un’assenza di malattia”.

La mozione chiede di fare chiarezza nell’impianto normativo, di chiudere le contestazioni in essere e di eliminare l’Iva dalle spese per gli interventi estetici per il futuro.

“Applicare l’imposta, oggi – prosegue Patriarca – richiedendone addirittura il versamento per il passato, rappresenta una criticità per gli operatori di settore e per gli stessi pazienti, oltre che una condotta contraddittoria da parte dell’Amministrazione finanziaria”.

Al di là della questione Iva va ricordato che in Italia determinati interventi di chirurgia estetica sono mutuabili. Da una recente indagine si evince poi che gli italiani sono sempre più disposti a spendere per il proprio benessere, anche ricorrendo a ritocchini. E anche ricorrendo a viaggi all’estero per prestazioni low cost.

Le critiche dell’opposizione

La critica mossa dalle opposizioni al governo è di essere più attenti ai bisogni dei ricchi che a quelli dei poveri. “Mentre si preparano a togliere il superbollo per chi possiede una Ferrari da 300mila euro – accusa il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – la destra chiede al governo di togliere l’Iva sulla chirurgia estetica. Mi aspetterei un’attenzione maggiore su chi non si può più permettere le cure odontoiatriche, o chi non ce la fa più a pagare i farmaci o che aspetta mesi se non anni per poter essere visitato”.