Si è ufficialmente tornati a parlare di Covid. Non che l’argomento, così come il rischio, fosse sparito, anzi, ma ormai ha ufficialmente fatto ritorno anche nella vita quotidiana dei cittadini. C’è chi rifugge e chi è costantemente aggiornato e in questo una variabile cruciale è data dal fattore di rischio.
Nella situazione attuale, sono i soggetti fragili a rappresentare il maggior motivo d’ansia per la comunità scientifica, il sistema sanitario e, ovviamente, il governo. A tutti gli altri si suggerisce però estrema cautela, soprattutto per evitare situazioni di rischio per altri. Ciò si traduce ad esempio nell’evitare di uscire di casa, possibilmente, in caso di presenza di sintomi, e una forte raccomandazione nell’evitare di recarsi in ospedale e nell’uso della mascherina.
I contagi sono in aumento, come ormai sappiamo, e si teme un autunno e un inverno problematici, qualora la campagna vaccinale non venga ben accolta da un’importante fetta della popolazione. Dati alla mano, è già possibile indicare quali sono le province a maggior rischio. Di seguito tutte le informazioni in merito.
Covid: aumenta il rischio
Il valore medio dei contagi è in netta crescita e in alcune province d’Italia questo dato è costante. In altre invece è lineare e in altre ancora si registra una fase di acceleramento. Ecco in breve l’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo Iac. Il suo studio ha preso in considerazione l’incidenza del Covid nella prima settimana di luglio e nella prima di settembre.
Tutto ciò sottolinea la presenza di alcune province che di già richiedono maggior attenzione. Nel frattempo il bollettino di monitoraggio spiega come i dati tra il 28 agosto e il 3 settembre indichino un tasso di ospedalizzazione in crescita, così come quello di mortalità, legato principalmente alle fasce over 90.
Esiste attualmente un’emergenza Covid? No! È però di cruciale importanza agire in maniera preventiva e non attendere di dover fronteggiarne una. Complice la nuova variante Eris, il tasso di incidenza è in crescita ma non allarmante, non ancora almeno. In media nelle 107 province si evidenziano 35 positivi per 100mila abitanti. Discorso differente, però, per tre gruppi di province.
Province a rischio
Stando all’analisi di Sebastiani, si evidenzia una crescita accelerata per le province del Friuli Venezia Giulia e di Belluno, tranne ad oggi Verbano-Cusio-Ossola. Lo stesso dicasi per Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Alessandria, Asti, Torino, Caserta, Napoli, Salerno, Matera e Isernia.
Si parla invece di andamento costante per Sassari-Nuoro, Brindisi-Lecce, Cosenza-Crotone, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Catania e Ragusa. Un altro gruppo è composto da Piacenza-Reggio Emilia, Modena-Bologna, Ferrara-Forlì-Cesena, Arezzo-Perugia e Grosseto-Viterbo.
L’analisi sottolinea come sei province su sette del Veneto appaiono tra le dodici con valori più elevanti di incidenza. Prendendo unicamente questa regione in analisi, è chiaro come le cifre siano superiori rispetto alle statistiche medie. Si parla infatti di 69 casi per 100mila abitanti, con numeri in aumento. Come detto, la fascia d’età a maggior rischio è quella anziana, precisamente over 90, con 83 casi su 100mila abitanti, e in aumento rispetto alla settimana precedente.