Italia sempre più anziana: la prevenzione è la chiave per vivere più a lungo e meglio

Dal convegno “Investing for Healthy Ageing” promosso da MSD, l’appello di esperti e istituzioni: investire oggi su vaccinazioni e stili di vita sani per un futuro inclusivo e sostenibile

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

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C’è una vera e proprio bolla demografica in arrivo, con le prime ondate che già sono presenti guardando le statistiche di popolazione. L’Italia si avvia a divenire sempre più anziana, con il 24,7% della popolazione già oggi over 65 e una proiezione al 34% entro il 2043. Per questo la prevenzione diventa l’asset strategico irrinunciabile per la salute del singolo e la sostenibilità del comparto sanitario pubblico. L’obiettivo deve essere infatti garantire non solo più anni di vita, ma anni di vita vissuta in benessere.

La morale emerge dal convegno “Investing for Healthy Ageing”, promosso da MSD, che si è svolto a Roma presso Associazione Civita e che ha coinvolto istituzioni, società scientifiche, clinici, economisti e associazioni dei pazienti e della società civile. La discussione si è concentrata con particolare attenzione sulla fragilità dell’anziano, sulla prevenzione delle patologie evitabili tramite le strategie di immunizzazione e sulla sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale.

Più spazio per le vaccinazioni

Non bisogna leggere acriticamente i numeri, accontentandosi del fatto che i dati Istat evidenziano come l’Italia sia tra i Paesi più anziani al mondo. Per comprendere meglio cosa accade, oltre all’aspettativa di vita elevata che supera gli 83 anni, bisogna pensare all’esistenza in buona salute. E su questo fronte occorre ragionare, visto che parliamo di 60 anni per gli uomini e 57 per le donne con un elevato divario regionale. Questo andamento mette sotto pressione il sistema pensionistico, previdenziale e sanitario richiedendo, tra le altre, l’implementazione urgente di politiche pubbliche centrate sull’invecchiamento attivo, definito dall’OMS come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita con l’avanzare dell’età”.

Importante, in questo senso, diventa l’abitudine alla protezione vaccinale in età adulta/anziana. E c’è molto da fare: pensate solo all’immunizzazione nei confronti dell’influenza stagionale. A fronte di un obiettivo minimo del 75% per la vaccinazione antinfluenzale, per esempio, i dati aggiornati ad agosto 2025 mostrano una copertura ferma al 52,5% (nella popolazione anziana) e del 19,6% nella popolazione generale.
Ancora. Non si conoscono le coperture vaccinali nella popolazione adulta per le vaccinazioni anti-pneumococcica e anti-herpes zoster, ma secondo i dati raccolti da alcune Regioni sono molto basse, nonostante la ricerca scientifica fornisce oggi strumenti di ultima generazione, che garantiscono una protezione più ampia ed efficace per la popolazione adulta e anziana contro patologie che causano complicanze gravi, ospedalizzazioni e mortalità. Numerosi studi dimostrano, infatti, che investire oggi nella salute degli adulti e anziani non è solo un dovere etico, ma una scelta strategica per garantire sostenibilità economica e coesione sociale.

Salute, terza età ed economia

I dati aggiornati confermano una crescita costante della popolazione over 65: al 1° gennaio 2025 il 24,7% della popolazione ha più di 65 anni e, secondo le previsioni Istat, la quota salirà al 34,6% entro il 2050. Questo fenomeno si accompagna a un divario crescente tra aspettativa di vita e anni vissuti in buona salute o in piena autonomia. A ciò si aggiunge un mercato del lavoro con sempre più lavoratori anziani, meno giovani attivi e un carico crescente su welfare e sistemi sanitari.

“Questo scenario ha implicazioni dirette sulla produttività, sull’organizzazione dell’assistenza e sulla sostenibilità intergenerazionale. Diventa quindi prioritario adottare politiche strutturate che trasformino l’invecchiamento in un elemento di forza, valorizzando il contributo degli anziani alla società e promuovendo un approccio integrato tra salute, lavoro e inclusione sociale”

segnala Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato Salute, assistenza e previdenza, ISTAT.

Nella società di oggi sta cambiando profondamente la percezione dell’essere anziani: si vive più e si rimane attivi più a lungo, e si rifiuta l’idea di una vecchiaia passiva. In questo contesto, il valore della salute si conferma centrale, non solo come condizione fisica, ma come chiave sociologica e culturale per una longevità di qualità. Essere e mantenersi in salute è addirittura la condizione essenziale per vivere una terza età non connotata negativamente da un punto di vista della percezione individuale e collettiva.

“La salute diventa il presupposto per l’autonomia, la partecipazione sociale, la progettualità individuale anche nelle età più avanzate. Per questo è fondamentale investire su di essa, in termini di prevenzione, accesso alle cure e promozione di stili di vita sani. Mettere la salute al centro delle politiche per l’invecchiamento significa riconoscere e valorizzare il ruolo attivo degli anziani nella società, costruendo modelli più inclusivi e sostenibili, imprescindibili in una società che invecchia al ritmo della nostra”

aggiunge Ketty Vaccaro, Responsabile Area Ricerca Biomedica e Salute, Censis.

Il parere degli esperti

“L’invecchiamento demografico, unito alla diminuzione della popolazione in età attiva (15-64 anni), rappresenta una sfida profonda per il nostro Paese. Gli effetti si riflettono su lavoro, produttività e, soprattutto, sulla sostenibilità del sistema di welfare. In assenza di interventi, il peso sulle generazioni future rischia di diventare insostenibile. Per questo è necessario mettere in atto politiche lungimiranti che favoriscano l’invecchiamento attivo, valorizzando le competenze e l’esperienza degli over 60. Un approccio di questo tipo non solo migliora la qualità della vita dei singoli, ma genera benefici economici e sociali per l’intera collettività. Agire ora significa costruire una società più equa, resiliente e capace di affrontare i cambiamenti demografici con responsabilità e visione”

indica Giampaolo Galli, Direttore Scientifico Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Passando alla componente scientifica e sanitaria, si conferma come l’Italia sia è tra i Paesi più longevi al mondo. Ma si vede anche come questo primato nasconda una realtà preoccupante: gli ultimi anni di vita sono spesso vissuti in condizioni di cattiva salute.

“È qui che si apre la vera sfida: non basta vivere a lungo, bisogna vivere bene. Per invertire il trend servono azioni concrete e una strategia di longevità sana che parta ben prima della vecchiaia. La prevenzione deve diventare centrale nelle politiche sanitarie, con investimenti mirati, continui e strutturati. In particolare, è urgente dare priorità alla vaccinazione dell’adulto e dell’anziano, ancora troppo trascurata nell’agenda politica. Promuovere la salute durante tutto l’arco della vita significa non solo migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche rendere il nostro sistema sanitario più sostenibile ed efficiente”

segnala Michele Conversano, Presidente Happy Ageing.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.