Pubblica amministrazione a caccia di esperti, ecco le figure ricercate

Dai manager ai data scientist, dagli architetti ai fisici passando per informatici e ingegneri: la macchina statale ha bisogno di competenze specifiche per affrontare le sfide del PNRR

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Neanche il tempo di insediarsi e il Governo Meloni deve rimboccarsi le maniche per affrontare le tante sfide con scadenza a breve termine. Una di queste riguarda senza dubbio il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il cui percorso è sempre più ostacolato da vari fattori tra cui l’aumento dei costi delle opere. A oltre un anno dall’avvio del maxi piano Ue, l’Italia ha investito molto nell’iniziativa inanellando una serie di riforme (63 complessive) e di investimenti (151 in totale).

La gestione di questa grande macchina ha tuttavia evidenziato una penuria di esperti con competenze più specifiche rispetto a quelle detenute dai dipendenti della Pubblica amministrazione, soprattutto negli Enti locali. Ecco perché la PA è alla ricerca di figure professionali aggiornate in grado di non aiutare lo Stato a non perdere il treno europeo.

Alla caccia di esperti

A scattare la fotografia della situazione sono stati Roberto Trainito e Stefania Lemme di Intellera Consulting, la principale società di consulenza della PA, il cui report è all’attenzione dei tecnici dei ministeri titolari delle misure del programma. Stando alle stime, occorrerebbero circa 14mila esperti sia nel settore pubblico che privato. In particolare affanno appaiono ad esempio i Comuni, chiamati a gestire circa 90 miliardi di euro tra PNRR e Fondo complementare con ritardi che già si stanno accumulando.

Allo stato attuale la macchina pubblica, tra selezioni e rinunce, può invece contare su un migliaio di posizioni. Come riporta Il Sole 24 Ore, la missione che richiede più personale qualificato è la cosiddetta Missione 2, riguardante la Rivoluzione verde e transizione ecologica: all’appello mancano circa 3.500 profili. Non sembra messa bene neanche la Missione 1 – Digitalizzazione, Innovazione, competitività, cultura e turismo, “bisognosa” di oltre 2.900 profili.

Le competenze e le figure ricercate

Le figure più ricercate in ambito pubblico sono soprattutto esperti di project e program management, fondamentali per governare e coordinare interventi multi livello e multi attore. Centrali sono anche le competenze tecnico-amministrative, come ad esempio quelle in ambito di gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo degli investimenti. Richiesta anche la conoscenza dei regolamenti Ue e nazionale in materia di appalti e contratti.

Nell’ambito delle infrastrutture, poi, in cima alla lista troviamo la caccia a contraenti più innovativi e a professionisti di project financing. Fondamentali risultano inoltre le competenze verticali necessarie nelle singole misure: parliamo nel dettaglio di esperti informatici, ingegneri, architetti, geologi, geometri e fisici. Nella Missione 1 si aprono ad esempio opportunità per data scientist, social media expert, enterprice architect, It solution e developer architect. Nella Missione 2 occorrono invece soprattutto ingegneri idraulici, civili, ambientali e gestionali. Nella Missione 5 (focalizzata su inclusione e coesione) c’è bisogno di esperti di valutazione d’impatto ed ecosystem manager.

Dove mancano gli esperti

La carenza di esperti in grado di affrontare le sfide del PNRR è accentuata nelle strutture pubbliche del Sud Italia, al quale andrà il 40% di risorse stanziate. Le competenze richieste sono le stesse, ma con un problema in più rappresentato dalla massiccia fuga di giovani (formati e da formare) e figure professionali dal Mezzogiorno.

A tutto questo si aggiunge una non ottimale allocazione delle risorse. Nel corso della pandemia Covid, i Comuni hanno visto ridurre il personale e le selezioni per rinforzare la macchina pubblica devono fare i conti con la semplificazione delle procedure di concorso voluta dal Governo Draghi, la quale non consente una verifica delle competenze. Completano il quadro le poco appetibili retribuzioni e prospettive di carriera e gli ingressi a termine.