Carta identità elettronica: come usarla al posto dello SPID

Passare dallo SPID alla CIE, carta d'identità elettronica, sarà obbligatorio: ecco quando accadrà e come attivare la tessera con chip integrato

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

In tema di identità digitale non sono mancate di certo le novità negli ultimi anni. Dalla pandemia a oggi gli italiani hanno fatto i conti con svariati sistemi, adeguandosi alle necessità del tempo. Per quanto la transizione sia stata brutale (ma necessaria), oggi dà i suoi frutti e offre la chance a tutti di gestire molte pratiche a distanza. Neanche il tempo di abituarsi, però, che tutto cambia nuovamente e ora la carta d’identità elettronica si prepara a prendere il posto dello SPID.

Come attivare la carta d’identità elettronica

Per usare la carta d’identità elettronica (CIE) al posto dello SPID è necessario attivare il proprio documento. Per farlo si deve sfruttare un servizio online messo a disposizione dalla Pubblica amministrazione.

In precedenza si chiedeva agli utenti di sfruttare il chip interno alla tessera in maniera un po’ complessa, almeno per una fetta di popolazione. Per ogni accesso si doveva aprire l’app CieID, avvicinando la carta al proprio smartphone, attivando la funzione NFC, in modo che la riconoscesse. Non tutti i cellulari hanno però tale possibilità e, di certo, non tutti gli utenti sono in grado di usarla.

In certi casi semplificare è sempre la via migliore e un decreto di fine 2022, attivo da marzo 2023, ha consentito alla carta d’identità elettronica d’essere riconosciuta in maniera differente, proprio come lo SPID.

Il primo passo è quello di raggiungere il sito cartaidentita.interno.gov. Occorre avere a portata di mano dei dati, quali il proprio codice fiscale e il numero di serie della CIE, che si trova in alto a destra sulla tessera di riconoscimento.

A ciò si aggiungono i codici ricevuti al momento del rilascio della tessera (in parte in Comune e in parte giunti a casa a mezzo posta). Parliamo di Puk e Pin, ma tutto ciò rappresenta soltanto la procedura per il primo riconoscimento assoluto. Già dal secondo accesso, infatti, si potrà scegliere l’autenticazione via sms o QR Code.

Lo SPID è salvo per ora

Per il momento il governo ha salvato lo SPID, con il sottosegretario alla presidenza al Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, che ha trovato 40 milioni di euro per chiudere l’accordo con i gestori del noto sistema.

La richiesta era di 50 milioni di euro ma i fondi del Pnrr non hanno garantito oltre tale soglia, ma è bastato a garantire due anni di sistema garantito. Per quanto lo SPID funzioni bene e il pubblico si sia abituato al suo utilizzo, i suoi costi di gestione non sono più accettabili e il governo non intende farsene carico.

Il futuro si chiama CIE, ovvero carta d’identità elettronica, con la speranza che si concretizzi un sistema europeo. Per questo motivo si consiglia ai cittadini di abituarsi al nuovo sistema di autenticazione, che di fatto diventerà l’unico a partire dal 2025. L’intera infrastruttura digitale è già attiva e sarebbe quindi il caso di abituarsi all’uso del nuovo dispositivo. Questo è ormai nelle tasche di tutti o quasi da un po’ di anni, ed è giunta l’ora di avviare la procedura di sostituzione per chi avesse ancora il documento in formato cartaceo.