Sgarbi scaricato dal Governo, cachet d’oro diventa un caso

La posizione di Vittorio Sgarbi come sottosegretario ai Beni culturali è in bilico: scoppia il caos, la palla passa ora alla presidente del Consiglio Meloni

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Il sottosegretario ai Beni culturali Vittorio Sgarbi è nella bufera e rischia di essere scaricato dal governo Meloni. Sgarbi, che è uomo dei record nell’esecutivo dati gli oltre 10 incarichi (non solo politici), è infatti accusato di aver intascato dei soldi  da inizio anno per le sue attività extra politica, compensi che per legge sono vietati.

Secondo un dossier dettagliato, infatti, pare che il sindaco di Arpino abbia raggirato l’articolo 2 della legge 215 del 2004 che vieta l’esercizio di attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse alla carica di governo. E pare, stando alle accuse, che i compensi da oltre 300.000 euro, siano arrivati proprio per consulenze fornite dal sottosegretario.

Sgarbi nella bufera

Il vero e proprio caos attorno alla figura di Vittorio Sgarbi, sempre discussa per i suoi modi di fare e porsi, è esploso venerdì scorso, quando da una mail del Ministero della Cultura presieduto dal ministro Gennaro Sangiuliano è arrivato un dossier dettagliato su dei compensi extra politica del sottosegretario. Una lista di entrate che dovrebbero essere proibite, ma che Sgarbi avrebbe intascato tramite società intestata al suo principale collaboratore Antonino Ippolito e alla storica fidanzata Sabina Colle.

Si parla di compensi vicini ai 300.000 euro da inizio anno, emolumenti riscossi per partecipazioni a conferenze, inaugurazioni, lezioni magistrali e non solo. Per esempio, nel dossier che circola da giorni, si fa riferimento a un compenso da 54.000 euro dal principe Domenico Antonio Pallavicino dopo un video del sottosegretario che chiede le dimissioni del sovrintendente di Genova.

Altri 257.000 euro, invece, gli sarebbero stati corrisposti per prestazioni varie, come per esempio quella da giurato di Miss Italia, per conferenze di storia dell’arte e per altri interventi.

Ma la legge parla chiaro. Infatti, si legge nell’articolo 2 della legge 215 del 2004, il “titolare di cariche di governo non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse alla carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore si soggetti pubblici e privati”.

È una la vita che lo faccio, da parlamentare, da sindaco, ora da sottosegretario. Queste accuse fanno ridere i polli, proibirmelo sarebbe un atto fascista” ha detto Sgarbi al Corriere della Sera cercando di difendersi dalle accuse.

L’accusa di Sangiuliano

Ma il ministro Gennaro Sangiuliano ci è andato pesante, puntando il dito contro il suo sottoposto e denunciando tutto all’Antitrust. “Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose” ha detto il ministro.

Sangiuliano, che con Sgarbi non ha mai avuto un rapporto idilliaco, ha presentato tutti i documenti all’Antitrust e spera ora che arrivino le “valutazioni del caso in base alla legge”. E su Sgarbi, ancora una volta, ha ripetuto di voler “averci a che fare il meno possibile”.

Sgarbi in bilico, decide Meloni

Cosa succederà ora? La palla passa a Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha una nuova patata bollente tra le mani dopo l’infuocato caos creatogli della separazione con Andrea Giambruno. Il rischio è che Sgarbi possa perdere il posto, ma ancora nulla è stato deciso.

La posizione del sottosegretario, che è formalmente nominato da Palazzo Chigi, sarebbe direttamente al vaglio dei vertici del governo e la premier avrebbe deciso di prendere in mano la situazione. “Non appena Meloni potrà, si occuperà della vicenda” hanno fatto sapere da Palazzo Chigi, con fonti ben informate che hanno fatto sapere che la presidente sarebbe propensa a revocare l’incarico a Sgarbi in attesa di sviluppi sull’indagine.