Meloni: “Su elezioni europee non ho ancora deciso”. Da cosa dipende la sua scelta? Può farlo?

In conferenza stampa Giorgia Meloni non ha escluso l'ipotesi di candidatura alle elezioni politiche europee, ma ha dichiarato: "Non ho ancora deciso"

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

In conferenza stampa Giorgia Meloni non ha escluso l’ipotesi di candidatura alle elezioni politiche europee, dichiarando però di non aver ancora deciso. Ma da cosa dipende la sua scelta? E può un presidente del Consiglio concorrere in questi casi?

“Su elezioni europee non ho ancora deciso”: le parole di Giorgia Meloni in conferenza stampa

A domanda diretta, sull’eventualità di candidarsi alle elezioni europee, alla conferenza stampa tenutasi il 4 gennaio in diretta dall’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati, Giorgia Meloni ha dichiarato: “Sul tema della candidatura alle europee è una decisione che non ho ancora preso. Sono persona per la quale niente conta di più che sapere di avere il consenso dei cittadini. Per cui tutte le volte che io ho avuto l’occasione di misurarmi col consenso dei cittadini l’ho fatto e anche ora che sono Presidente del Consiglio secondo me misurarsi con il consenso dei cittadini sarebbe a maggior ragione una cosa utile e interessante”.

“Penso anche che una mia eventuale candidatura potrebbe forse portare anche altri leader a fare la stessa scelta – ha poi aggiunto la stessa — Penso nell’opposizione e potrebbe anche diventare un test di altissimo livello, quindi un test democratico molto interessante”.

I nodi da sciogliere prima delle elezioni europee

La ragione per la quale a fronte di queste valutazioni, che farebbero propendere per un sì, la scesa in campo non è ancora arrivata, come è spiegato da lei stessa, dipende dal valutare e capire prima se un’eventuale candidatura personale toglierebbe tempo al suo lavoro da Presidente del Consiglio, “più del tempo che chiaramente sarà comunque necessario per fare la campagna elettorale delle elezioni europee che tutti faremo”, ha spiegato.

Inoltre, ha concluso: “Penso anche che sia una decisione che va presa insieme agli altri leader della maggioranza e abbiamo stabilito che l’avremmo presa insieme”.

A chi si è mostrato scettico, sottolineando che di fatto la vittoria non porterebbe a una partecipazione attiva a Bruxelles, Meloni ha risposto: “Non mi convince la tesi di chi dice che candidarsi alle europee sarebbe, diciamo così, una presa in giro dei cittadini perché poi ci si dimette e non si va in Europa. I cittadini che ti votano lo sanno che poi non andrai in Europa, ma se vogliono confermarti il tuo consenso anche questa è democrazia”.

Perché Meloni non può candidarsi alle elezioni europee

Se Giorgia Meloni decide di concorrere per le elezioni europee, di fatto, è una scelta che rimane del tutto di natura politica. Questo perché, in caso di vittoria, non potrebbe ricoprire la carica al Parlamento europeo, perché le regole UE lo proibiscono.

Nello specifico, come riportato dai regolamenti, la carica di membro del Parlamento europeo è incompatibile con quella di:

  • membro del governo di uno Stato membro;
  • membro della Commissione delle Comunità europee;
  • giudice, avvocato generale o cancelliere della Corte di giustizia delle Comunità europee o del Tribunale di primo grado;
  • membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea;
  • membro della Corte dei conti delle Comunità europee;
  • mediatore delle Comunità europee;
  • membro del Comitato economico e sociale della Comunità economica europea e della Comunità europea dell’energia atomica;
  • membro del Comitato delle regioni;
  • membro dei comitati od organismi creati in virtù o in applicazione dei trattati che istituiscono Comunità economica europea e la Comunità europea dell’energia atomica, per provvedere all’amministrazione di fondi delle Comunità o all’espletamento di un compito permanente e diretto di gestione amministrativa;
  • membro del consiglio d’amministrazione, del comitato direttivo ovvero impiegato della Banca europea per gli investimenti;
  • funzionario o agente, in attività di servizio, delle istituzioni delle Comunità europee o degli organismi specializzati che vi si ricollegano o della Banca centrale europea.

Inoltre, a partire dall’elezione del Parlamento europeo del 2004, la carica di membro del Parlamento europeo è incompatibile con quella di membro del parlamento nazionale e, in aggiunta a quanto già disciplinato da Bruxelles, ogni Stato membro può estendere le incompatibilità applicabili sul piano nazionale.

Difatti, la carica di membro del Parlamento europeo spettante all’Italia è incompatibile anche con quella di:

  • presidente di giunta regionale;
  • assessore regionale;
  • consigliere regionale;
  • presidente di provincia;
  • sindaco di comune con popolazione superiore a 15.000 abitanti.

Cosa succede se Giorgia Meloni vince le europee

In caso di vittoria, quindi, Meloni dovrebbe dimettersi o come presidente del consiglio (cosa molto improbabile, se non da escludere del tutto visto le sue parole in conferenza stampa) o rinunciare alla carica europea.

I regolamenti prevedono che i membri del Parlamento europeo sono sostituiti ma, fatte salve le disposizioni UE, la procedura elettorale è disciplinata in ciascuno Stato membro dalle disposizioni nazionali (quindi il premier può concorrere, perché la legge italiana non prevede diversamente). L’importante è che non si pregiudichi, nel complesso, il carattere proporzionale del voto.

Spetterà poi al Parlamento europeo verificare i poteri dei membri eletti. A tal fine, una volta preso atto dei risultati proclamati ufficialmente dagli Stati membri, è prevista la verifica dei requisiti e delle condizioni che possono essere in contrasto con le disposizioni UE.

Il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta dell’Assemblea e previa consultazione della Commissione, adotta tali misure, dopo avere cercato un accordo con l’Assemblea nell’ambito di una commissione di concertazione che riunisca il Consiglio e i rappresentanti dell’Assemblea. A meno che, appunto, non ci siano delle dimissioni.

Infatti, un seggio si rende vacante quando il mandato di un membro del Parlamento europeo scade in caso di dimissioni o di decesso e di decadenza del mandato. La palla poi passa agli Stati, perché ciascuno Stato membro stabilisce le opportune procedure per coprire i seggi, resisi vacanti per la restante durata del mandato.

Quindi, spetterebbe all’Italia stabilire le norme per coprire il posto vacante lasciato da Meloni, per il resto del mandato. E dovrebbe farlo sostituendo il seggio vacante quanto prima, anche se non è previsto un termine ufficiale. A questo punto il regolamento prevede che lo Stato membro informi il Parlamento in merito alla sostituzione, che viene successivamente annunciata in Aula. Il nuovo deputato al Parlamento europeo può entrare in carica solo dopo aver firmato una dichiarazione di non incompatibilità.

Si potrebbe dire, in estrema sintesi, che Giorgia Meloni può candidarsi, fare campagna elettorale, ipoteticamente vincere per poi dimettersi e mandare a Bruxelles qualcun altro, non scelto direttamente dagli elettori.