Giorgia Meloni difende le privatizzazioni, sul tavolo il dossier Ferrovie: ipotesi Europee per la premier

La premier Giorgia Meloni ha parlato di politica interna ed estera nello studio di Nicola Porro: ecco un sunto delle sue dichiarazioni

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Un lungo e interessante confronto, quello avuto dalla premier Giorgia Meloni con Nicola Porro, che l’ha ospitata nello studio di Quarta Repubblica. Sono giunte risposte su numerose tematiche, che di seguito riportiamo. Da quella che è già stata ribattezzata sui social la “norma anti-Ferragni” fino al tema ben più rilevante delle privatizzazioni, passando per i dubbi sulle Europee.

Le privatizzazioni secondo Giorgia Meloni

Il governo di Giorgia Meloni fa una evidente leva sulle privatizzazioni, al punto di prevedere guadagni per 20 miliardi di euro in tre anni, stando al documento economico di bilancio redatto. La premier ha voluto rassicurare il suo elettorato. Ha un piano ben preciso e tutte le intenzioni di metterlo in atto in maniera precisa e proficua.

“Un lavoro che si può fare con serietà, come lo immagino io. Si possono cedere delle quote di società pubbliche, senza che ciò vada a compromettere il controllo pubblico. Quote di minoranza a dei privati in relazione a società interamente dello Stato”.

Un esempio? Ferrovie. Si tratta di uno dei dossier al vaglio dell’esecutivo. Lo Stato non perderebbe di certo il proprio controllo, che resta fondamentale nella visione di Meloni, ma otterrebbe delle entrate notevoli di cui poter usufruire per differenti progetti attuali e futuri.

Europee e crisi del Mar Rosso

Volgendo lo sguardo al di fuori dei confini italiani, invece, Giorgia Meloni ha voluto lasciare la porta aperta all’ipotesi Europee. Non ha ancora preso una decisione in merito ma non ha intenzione di precludersi l’opportunità di un’interessante mossa politica su due piedi.

Si tratterebbe infatti di un confronto con il parere dei cittadini. Una sorta di indagine elettorale: “I cittadini che dovessero votare per una Meloni che si candida in Europa, sanno che non ci andrà. Ciò non toglie che confermare o meno un consenso sia democrazia. Per me potrebbe essere importante capire se esiste ancora”.

Una candidatura al 50%, dice, per poi restare in ambito estero e affrontare pienamente la crisi del Mar Rosso. Quest’ultima ha risvolti politici ed economici di grande rilevanza, in potenza. Al di là di quelle che potrebbero essere le conseguenze su larga scala, la premier si concentra sul rischio aumento dei prezzi spropositato.

Non possiamo accettare la minaccia degli Houthi nel Mar Rosso. L’Italia sostiene la difesa della libertà di navigazione. Per questa missione di difesa europea non dobbiamo passare in Parlamento. Quella di iniziativa statunitense, invece, lo avrebbe richiesto. L’Italia c’è e si assume le responsabilità”. Nessun passo indietro, dunque, specificando come l’obiettivo del nostro Paese sia quello di difendere e non attaccare.

Norma trasparenza, patto di stabilità e Superbonus

Impossibile, o quasi, non parlare del caso Ferragni. Giorgia Meloni aveva già approfittato della vicenda per lanciare più di una frecciata all’imprenditrice e, con lei, all’intero sistema degli influencer. In arrivo una norma trasparenza, che qualcuno ha già ribattezzato “anti Ferragni”, che prevede nuove azioni da compiere per le attività commerciali con scopo benefico. Al fine di una maggiore e totale trasparenza per i consumatori “sulla confezione di ciò che vendi devi specificare a chi vanno le risorse, e per cosa vanno e quanta parte viene destinata effettivamente allo scopo benefico”. Un buco in termini di chiarezza nella normativa sulle attività commerciali. Ecco come lo ha definito la premier, evidenziando così l’effetto di questo gigantesco caso mediatico e soprattutto giuridico.

Il confronto in studio con Porro l’ha vista però affrontare numerosi argomenti. Sul Patto di stabilità si è detta non entusiasta. Non è il suo compromesso ideale, ci ha tenuto a ribadire, ma era il migliore possibile attualmente. Il tutto al fine di evitare i vecchi parametri a ogni costo. Infine, immancabile un cavallo di battaglia della sua campagna elettorale, insieme con la lotta al Reddito di Cittadinanza, di fatto smantellato. Si parla di Superbonus, che per Meloni è “la più grande truffa ai danni dello Stato italiano della storia. Costa a tutti gli italiani, neonati compresi, più di duemila euro a testa. Il 50% di ciò è andato alla fetta più ricca del Paese. Di fatto chi non ha una casa, ha pagato per la seconda del miliardario”.